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(it) CUB: lettera aperta al movimento

From worker-a-infos-it@ainfos.ca (Flow System)
Date Thu, 9 Oct 2003 09:50:56 +0200 (CEST)


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A - I N F O S N E W S S E R V I C E
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PERCHÉ SCIOPERIAMO IL 7 NOVEMBRE E NON CON CGIL, CISL E UIL

lettera aperta ai lavoratori, al sindacalismo di base, al
movimento

Il 24 ottobre CGIL CISL e UIL chiamano allo sciopero contro
Berlusconi e i suoi progetti senza aver presentato alcuna
piattaforma realmente rivendicativa e di lotta, riducendo lo
sciopero del 24 ottobre ad una generica chiamata alla
mobilitazione contro le nefandezze del governo. Non potrebbe
essere altrimenti, viste le divisioni profonde che la rottura
sulla sottoscrizione del Patto per l'Italia ha prodotto nei mesi
scorsi, ma che sembrano già essere dimenticate.

SCIOPERARE PER DIFENDERE L'ESISTENTE O PER INVERTIRE LA TENDENZA
E PROGETTARE UN FUTURO IN CUI IL LAVORO TORNI AL CENTRO DELLO
SVILUPPO? La CUB pone al centro dello sciopero generale del 7
novembre la piattaforma di lotta e le proposte su cui il
movimento indipendente dei lavoratori ha costruito negli anni
scorsi consensi e mobilitazioni unitarie.

L'OBIETTIVO DELLA CACCIATA DI BERLUSCONI NON PUÒ FARCI
RINUNCIARE ALLA NOSTRA IDENTITÀ E ALLA NOSTRA PIATTAFORMA DI
LOTTA.

Dietro l'angolo c'è il rischio consistente che, cacciato
Berlusconi, - cosa che riteniamo indispensabile avvenga prima
possibile - ci si trovi di nuovo nella palude che abbiamo
vissuto negli anni precedenti, in cui i governi tecnici prima e
di centro sinistra dopo, hanno, con la complice acquiescenza di
Cgil Cisl e Uil, devastato le tutele e i diritti del mondo del
lavoro, sposando in pieno le politiche liberiste attraverso la
pratica della concertazione.

L'enorme manifestazione del '94 contro il tentativo dell'allora
1º governo Berlusconi, di mettere mano alla previdenza ha
rappresentato, di fatto, il viatico alla riforma Dini. Non ci
siamo cascati allora, non intendiamo farlo oggi.

Il Governo Berlusconi sta mettendo in atto una strategia tesa a
fare cassa con i soldi dei lavoratori per coprire un deficit
pubblico che ha contribuito a rendere enorme, e a presentarsi in
Europa, sulle orme di Chirac e Schroeder, con le carte in regola
di chi ha sconfitto le rappresentanze sociali del mondo del
lavoro, inaugurando una ulteriore stagione di spostamento di
risorse dal lavoro al profitto.

Il nuovo attacco al sistema previdenziale pubblico infatti non
punta tanto a ridurre la spesa sul fronte pensionistico, ma a
spostare i risparmi dei lavoratori sui fondi pensione gestiti da
banche e assicurazioni per avere denaro fresco da gettare nel
mercato azionario.

La riduzione effettiva del valore delle pensioni è stata infatti
già ottenuta dalla riforma Dini del '95, sostenuta allora, ed
oggi difesa, da Cgil, Cisl e Uil, che ha messo in campo la più
micidiale delle spaccature dell'unità del mondo del lavoro
attraverso l'individuazione del crinale dei 18 anni di
contributi per introdurre il sistema contributivo per i più
giovani. Già con quell'attacco le pensioni previste per chi ci
andrà con il contributivo avranno una riduzione fortissima
arrivando a circa il 50% dell'ultima retribuzione.

Centinaia di migliaia di giovani e meno giovani sono oggi
assoggettati a processi di totale precarizzazione del loro
lavoro grazie al Pacchetto Treu e lo saranno sempre di più
grazie alla più recente Legge 30 sul mercato del lavoro. Per
loro, anche a situazione immutata, non c'è alcuna prospettiva
pensionistica.

I salari e le pensioni hanno perso capacità d'acquisto. Il caro
vita torna ad essere argomento principe come lo era negli anni
60 e 70. La politica dei redditi e la concertazione, inaugurate
nel luglio '93, hanno regalato ai padroni la possibilità di
incrementare i propri profitti attingendo direttamente dal
reddito del lavoro dipendente senza che ci fosse né sviluppo né
alcuno strumento di difesa delle condizioni di vita dei
lavoratori dipendenti e delle loro famiglie dall'inflazione.

La scuola, la sanità, la pubblica amministrazione e tutti i
servizi sociali sono da tempo oggetto di un devastante processo
di privatizzazione e smantellamento che trova radici profonde e
lontane già nel decennio scorso. Fu il centro sinistra ad
introdurre il criterio di sussidiarietà tra pubblico e privato
trovando il sostegno convinto di Cgil, Cisl e Uil.

Nei luoghi di lavoro la democrazia è bandita. Anche quelle
categorie, come la Fiom, che stanno lottando contro gli accordi
separati, ora si rendono conto della necessità di meccanismi di
verifica della rappresentanza effettiva sui luoghi di lavoro,
sempre osteggiati in particolare dalla CISL. Intanto i padroni
continuano a scegliersi i propri interlocutori e a chi non è
rappresentativo viene addirittura impedito di tenere assemblee
per preparare le elezioni RSU.

Per questi motivi saremo in sciopero generale il 7 novembre e
rinnoviamo a tutti l'invito già avanzato ai primi di settembre
dalla CUB ad essere in piazza con noi senza problemi di
primogeniture ne di egemonismo, ritrovando quello spirito
unitario che ha dato valore aggiunto alle nostre mobilitazioni
passate.

CONFEDERAZIONE UNITARIA DI BASE
Milano - V.le Lombardia 20 tel 02 2666289
Roma - Via dell'Aeroporto 129 tel 06 762821
http://www.cub.it - cub.nazionale@tiscali.it CUB




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