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(it) Umanità Nova n.38: La Maddalena - una colonia USA nel Mediterraneo

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Date Tue, 25 Nov 2003 15:12:27 +0100 (CET)


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Incidente ad un sommergibile militare americano
Segreti, servitù e bugie

La notizia del 12 novembre circa il licenziamento in tronco
del commodoro Greg Parker e del capitano Christopher R. Van
Metre, in forza alla marina militare americana, sarebbe
senz'altro passata inosservata. Invece qualcuno si è
ricordato che i due erano a capo del sommergibile
statunitense Hartford, ben noto agli abitanti dell'isola
della Maddalena, e da lì a breve si è venuti a conoscenza di
un incidente, avvenuto presumibilmente il 25 ottobre scorso,
in cui il sommergibile in questione si sarebbe incagliato in
alcuni scogli a largo dell'isola di Santo Stefano,
nell'arcipelago della Maddalena.

La notizia dell'incidente, data con enorme ritardo dalle
autorità americane che inizialmente non avevano informato
neppure il ministero, ha destato enorme preoccupazione, anche
perché pochi giorni prima della data indicata per
l'incidente, il 20 ottobre, nell'arcipelago fu udito un
fortissimo boato che dapprima si disse essere causato da un
bang supersonico e successivamente da un sisma avvenuto in
mare. Ora non si può che pensare ad un ulteriore incidente.

LA BASE AMERICANA

L'isola di Santo Stefano ospita dal 1972 due strutture: una
della NATO ed una dichiaratamente Statunitense, un
distaccamento del Navy Support Activity costituito da 18 mila
metri cubi di edifici sulla superficie dell'isola e da una
nave appoggio per l'assistenza ai sottomarini nucleari, nella
cui stiva sono stoccate una notevole quantità di barre
radioattive per i propulsori dei sottomarini stessi. Si
rammenta che già nel 1974 il settimanale corso Kirn denunciò
il ritrovamento di rifiuti radioattivi sotterrati a Santo
Stefano. Il giorno successivo i comandi militari Usa
confermarono la notizia e assicurarono che le scorie
radioattive presenti a S. Stefano non erano pericolose (!).

La base è stata concessa in applicazione di accordi datati
1954-'72-'78-'79, tuttora segreti e mai ratificati dal
Parlamento. È la sola base Usa in Italia che agisce fuori
dalla copertura Nato, in regime di indiscussa
extraterritorialità ed extragiurisdizionalità. Per evitare di
chiamarla "BASE", nel 1972 Andreotti-Medici-Tanassi
convenirono di chiamarla "PUNTO D'APPRODO PER NAVE
APPOGGIO/OFFICINA''.

I sottomarini di Santo Stefano, armati con missili da
crociera Tomahawk con gittata di oltre 1.100 km e con armi
nucleari, sono stati utilizzati più volte in azioni di
guerra: avvenne nel 1991 e recentemente lo stesso
sommergibile Hartford è stato utilizzato durante la guerra in
Afganistan.

L'incidente capita in un periodo critico per almeno due
motivi.

LE SCORIE NUCLEARI

Il primo è che in Sardegna vi è stata una fortissima
mobilitazione contro il progetto di trasporto nell'isola
delle scorie nucleari delle ex centrali ENEL dismesse.

L'attenzione verso la tematica delle scorie si estende
naturalmente al problema dei sottomarini nucleari., infatti,
anche se con il referendum del 1987 il popolo italiano ha
bandito il nucleare, la Marina Militare ha stabilito che 13
porti italiani, tra cui la Maddalena, possono "ospitare" navi
e sommergibili atomici, all'insaputa della popolazione, da
data sconosciuta e con la connivenza dei vari Governi.

Nell'autunno '99, sono stati approntati nuovi e riservati
"Piani di emergenza per le navi militari a propulsione
nucleare in sosta", mentre le Prefetture hanno predisposto
segreti "Piani di protezione civile". Le autorità competenti
hanno motivato l'occultamento del piano di emergenza per la
popolazione con l'opportunità di non creare "inutili"
allarmismi per un rischio remoto e improbabile.

La catastrofe del Kursk e la più recente ma meno nota fuga
radioattiva dal sottomarino francese Saphir, sommati alla
lunga lista di incidenti a navi e sottomarini nucleari, sono
la tragica, ennesima smentita della favola del nucleare
militare "sicuro".

IL PROGETTO DI AMPLIAMENTO

Il secondo motivo è che tra due mesi si deciderà il destino
del progetto di ampliamento della sede della Navy Support
Activity, più volte negato in sede parlamentare dai
rappresentanti del governo, e confermato e approvato da una
nota del Ministero della difesa datata 30 settembre 2003,
inviata alla Giunta Regionale, al Commissario di Governo per
la Regione Autonoma Sardegna, all'ufficio territoriale del
Governo e al Comando Militare Marittimo Autonomo in Sardegna.
Nella sostanza il piano prevede un'operazione che porterebbe
alla trasformazione dell'attuale sito d'attracco per
sommergibili in una vera e propria base, con tanto di servizi
logistici e residenze.

Nel progetto della NSA è previsto anche un "Magazzino di
Stoccaggio per Materiali/Rifiuti Speciali e/o Soggetti a
Discarica Controllata". La descrizione di quest'opera è
significativamente reticente proprio a proposito dei
materiali speciali. Una domanda specifica su questo
argomento, espressa dal Comitato Misto Paritetico per le
Servitù Militari, ha ricevuto come risposta del
rappresentante dello Stato Maggiore e dell'Ammiraglio
Comandante di MARISARDEGNA che "materiali speciali sono da
intendersi, genericamente, batterie, vernici, oli usati,
macchine da scrivere, computer, ecc.". Entrambi hanno
dimenticato di indicare anche il più noto e pericoloso dei
materiali speciali ed a discarica controllata: le scorie
nucleari, se non altro per negare che in quella base se ne
tratti o se ne voglia trattare.

Il progetto viola ogni norma in campo urbanistico della zona
parco della Maddalena: le due immagini di rendering
presentate a colori al Comitato Misto Paritetico per le
Servitù Militari mostrano in riva al mare edifici-scatoloni,
in perfetto stile parallelepipedo/squadrato, che nessun
canone estetico proporrebbe come accettabile in nessun
contesto, tanto meno in un tratto delle coste più belle del
mondo.

Il Ministero della Difesa a seguito dei disaccordi espressi
degli amministratori locali e dell'opinione pubblica sarda ha
fatto sapere che nell'area di supporto logistico della base
navale americana di Santo Stefano non è previsto nessun
ampliamento ma "solo opere di bonifica ambientale dei
manufatti e delle strutture esistenti", negando ancora una
volta l'evidenza, scritta nero su bianco, nel progetto della
Naval Support Activity dove alla pag. 1 punto 3 - Descrizione
delle opere - è testualmente scritto "Questo progetto
provvederà a demolire le strutture esistenti presso l'area
portuale di Santo Stefano, in quanto obsolete e inadeguate,
costruendo al loro posto le seguenti strutture di supporto
navale" e di seguito vengono riportate singolarmente tutte le
nuove edificazioni per un totale di 52 mila metri cubi contro
i 18 mila preesistenti.

La sicurezza della base e delle zone civili dovrebbe essere
la motivazione che giustificherebbe l'intervento. In realtà
si tratta di una problematica che è stata appositamente
esasperata per avere l'alibi di poter praticare
surrettiziamente, e in stato di oggettiva necessità,
l'installazione della nuova Base in questione.

Da 30 anni i maddalenini aspettano un qualsiasi decreto o
atto del Governo italiano che avvii un credibile sistema di
sicurezza, di monitoraggio in continuo e di allarme, specie
per quanto riguarda i livelli di radioattività delle acque
dell'arcipelago. Attendono, altresì, un piano efficace di
emergenza e di evacuazione, che dia anche a loro la sicurezza
necessaria nella situazione in cui sono costretti a vivere,
avendo in casa il nucleare più rischioso e meno remunerativo:
il nucleare militare. Il fatto che nei cassetti di qualche
Prefettura ci sarebbero dei piani di emergenza non cambia la
questione, dato che, essendo sconosciuti a chi potrebbe
averne bisogno, devono essere dichiarati inesistenti.

CONCLUSIONI

È in generale inaccettabile che il territorio sardo sia
sottratto in maniera così plateale a qualsiasi forma di
controllo da parte delle popolazioni, consegnato alla più
pericolosa potenza militare del pianeta e utilizzato da
questa per aggressioni a popoli verso i quali non possiamo
che nutrire sentimenti di amicizia e fratellanza.

Una delle difficoltà maggiori che si riscontrano
nell'affrontare queste questioni sono gli ambigui legami che
la presenza di servitù militari creano con le popolazioni
locali. È chiaro a tutti che attualmente la Maddalena vive di
turismo solo in estate, e che in inverno buona parte
dell'economia isolana è affidata alla presenza militare. Deve
però essere altrettanto chiaro che sulla presenza militare
non si può pensare che debbano decidere i maddalenini, perché
il problema non è solo loro, ma sicuramente di tutti i sardi,
i corsi, ed in generale gli italiani.

Questo tematica è perciò centrale in tutte le manifestazioni
che in Sardegna sono state fatte contro la guerra e sarà un
tema caldissimo soprattutto nelle prossime scadenze.

Guido Coraddu

fonti: Comitato "Gettiamo le Basi" Sardegna;
Comitato Paritetico Misto contro le Servitù Militari;
Interrogazione Parlamentare dell'on. Elettra Deiana del
16/10/2003



Da "Umanità Nova" n. 38 del 23 novembre 200
http://www.ecn.org/uenne/




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