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{Info on A-Infos}
(it) 15 giugno - Un SI per battere le destre
From
worker-a-infos-it@ainfos.ca (Flow System)
Date
Wed, 11 Jun 2003 11:42:38 +0200 (CEST)
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A - I N F O S N E W S S E R V I C E
http://www.ainfos.ca/
http://ainfos.ca/index24.html
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Da: "comunismo libertario" <comunismolibertario@firenze.net>
Il 15 giugno il quesito è molto semplice: stare con i lavoratori
o contro di loro.
Seppure brutalizzato è questa l’essenza della contesa.
Noi non abbiamo dubbi.
Affermare ed estendere un diritto che incide direttamente sulla
vita di milioni di lavoratori è una battaglia che non può e non
deve essere "glissata" con elucubrazioni politiciste, o con
purismi ideologici.
Le posizioni assunte dall’Ulivo e dallo stesso partito dei D.S.
non hanno alcuna rispondenza con il quesito referendario, queste
si misurano non con la dignità e la libertà dei lavoratori,
quanto piuttosto con i precari equilibri interni ai partiti,
ovvero con la necessità di pagare un gravoso dazio a quei
settori di piccola e meno piccola imprenditoria di cui sono
espressione politica settori consistenti dello stesso ulivo e
dei D.S..
Né crediamo vi siano valide argomentazioni ideologiche che ci
possono consentire di sfilarci da questo appuntamento.
Affermare, infatti, che il referendum è un pericoloso terreno
istituzionale e che è solo la lotta di classe a garantire i
diritti e le libertà dei lavoratori significa, in questa
particolare situazione, fare un’affermazione di per sé valida,
ma priva di qualsiasi capacità d’incidenza sullo stato dei
rapporti di forza tra le classi. Nessuna estraniazione è
consentita perché il terreno del confronto politico e dello
scontro sociale non è determinato e non è determinabile secondo
le nostre aspettative, né secondo le aspettative di singole
forze politiche e\o sindacali per quanto grandi e forti possono
essere.
Il terreno sul quale si sviluppa il conflitto è sempre la
risultante delle forze sociali che agiscono, ognuna con la
propria strategia; è in questo contesto che si inserisce la
nostra iniziativa politica. In questo agire vi deve essere la
consapevolezza che l’affermazione dei No o l’invalidazione del
referendum per la mancanza del quorum non passerà come acqua
sotto ai ponti senza lasciare traccia. Questa evenienza negativa
può segnare da un lato la chiusura di un ciclo di lotte che ha
riaperto aspettative e soprattutto ha portato alla ribalta una
nuova leva di giovani lavoratori disposti ad essere protagonisti
del proprio avvenire; dall’altro dare nuovo slancio alle già
vigorose politiche di smantellamento di ogni tutela del lavoro.
L’affermazione del SI costringerà, di converso a prendere atto
che la dignità dei lavoratori non è merce a disposizione né per
grandi, né per piccoli padroni; consentirà lo sviluppo della
lotta per estendere i diritti a tutte le forme di lavoro e,
soprattutto, potrà aiutare a sviluppare un’azione concreta tesa
a contrastare la frantumazione del lavoro in mille rivoli di
iperflessibilità, vera ed unica lotta per l’estensione stabile
dei diritti.
Noi non abbiamo condiviso la scelta del referendum perché avalla
l’idea che la dignità di un lavoratore diventi un diritto che si
può sottoporre al volere di una maggioranza, quando siamo
convinti dell’esatto contrario, ovvero che non vi possa essere
legge o maggioranza che norma e legittimi comportamenti
discriminatori a danno di fasce di lavoratori individuati sulla
base della grandezza dell’azienda. Un diritto è tale se ha
valore universale per cui non riconosciamo a nessuna maggioranza
il potere di limitarlo e condizionarlo.
Nella proposta del referendum il calcolo politico ha prevalso
sugli interessi dei lavoratori.
Chi ha proposto questo referendum non tenendo conto di questo
aspetto espone tutti i lavoratori a subire una pesante
controffensiva governativa e padronale. Se il No esce vincente
dalle urne, avendo avuto la piena legittimazione di un verdetto
"democratico", difficilmente potrà essere messo in discussione.
Peraltro sia Rifondazione Comunista e sia settori della CGIL
hanno chiaramente fallito rispetto alla prospettiva di un
compattamento dei D.S. intorno al SI. Errore che trae origine da
una analisi tutta politica delle dinamiche in campo, dove è
prevalsa l’idea che l’anti Berlusconismo avesse fatto da
collante, sottovalutando la composizione di classe di questo
partito che invece è espressione di interessi di soggetti
sociali che hanno rotto con le prospettive del mondo del lavoro.
Sulla base di questo ragionamento crediamo che in positivo
questa scadenza rappresenti l’occasione per comprendere, al di
là degli schieramenti parlamentari, la vera incidenza della
cultura liberale nel nostro paese. Aiuterà a mostrare
l’esistenza di due destre, quella di Confindustria, Fini, Maroni
e Berlusconi e quella di Confindustria, Fassino, Dalema e
Rutelli. Aiuta a comprendere l’irrisorio peso specifico che ha
il mondo del lavoro nella definizione delle strategie e
programmi politici degli stessi partiti dei sinistra. Aiuta a
comprendere la fragilità in cui versa oggi la classe operaia e
il mondo del lavoro che non solo non riesce ad avere una forza
politica e sindacale capace di interpretare i propri interessi,
ma che vede larghi settori di questo mondo affidare le proprie
sorti a soggetti politici e sociali espressione di interessi
padronali.
L’affermazione del SI sarà quindi non solo un chiaro messaggio a
Berlusconi & co, ma rappresenterà anche un segnale
inequivocabile al centro sinistra, che aveva ed ha nei propri
progetti un ridimensionamento delle tutele dell’art. 18.
IL 15 e 16 giugno sarà solo un momento del conflitto di classe,
il SI darà fiducia alla lotta, in caso contrario nel tunnel
delle sconfitte la luce si allontanerà.
Circolo Comunista Libertario-Livorno
http://comunismolibertario.firenze.net/
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