A - I n f o s
a multi-lingual news service by, for, and about anarchists **

News in all languages
Last 40 posts (Homepage) Last two weeks' posts

The last 100 posts, according to language
Castellano_ Català_ Deutsch_ Nederlands_ English_ Français_ Italiano_ Polski_ Português_ Russkyi_ Suomi_ Svenska_ Türkçe_ The.Supplement
First few lines of all posts of last 24 hours || of past 30 days | of 2002 | of 2003

Syndication Of A-Infos - including RDF | How to Syndicate A-Infos
Subscribe to the a-infos newsgroups
{Info on A-Infos}

(it) Umanità Nova n.41: Tranvieri milanesi

From worker-a-infos-it@ainfos.ca (Flow System)
Date Wed, 17 Dec 2003 14:43:29 +0100 (CET)


________________________________________________
A - I N F O S N E W S S E R V I C E
http://www.ainfos.ca/
http://ainfos.ca/index24.html
________________________________________________

Una lotta fuori dai binari

"…una volta c'era una parola di cui sono orgogliosa e che fa parte della
mia infanzia: proletariato. Oggi purtroppo non la usa più
nessuno….È il proletariato che ha sempre alimentato la nazione. Ci
dovrebbe essere più rispetto. Se questa classe sociale si ferma la
nazione cade. Oggi, invece, tutti se la sono presa con i tranvieri, ma si
sono accorti di loro solo quando si sono fermati."
Carla Fracci, intervista a "La Repubblica" del 5 dicembre 2003

A distanza di una settimana dallo sciopero degli autoferrotranvieri
milanesi e in previsione di uno sciopero il 15 dicembre è opportuna una
riflessione sui caratteri e sulle prospettive di questa lotta.
I lavoratori del settore sono quasi 120.000, le imprese circa 200 e fra
il 2002 ed il 2003 vi sono state 212 ore di sciopero per un contratto che
vede i sindacati istituzionali richiedere 106 euro lordi d'aumento che
dovrebbero recuperare il differenziale fra inflazione programmata ed
inflazione reale per il biennio 2000 - 2001 e l'inflazione
programmata per il 2002 – 2003.

Siamo, insomma, di fronte ad una piattaforma tutt'altro che esaltante e
radicale. Il sindacalismo di base, che pure nel settore è presente, ha,
ovviamente, una piattaforma diversa ma lo stesso sciopero del 1
dicembre non si è sviluppato su questa piattaforma.

Eppure l'Asstra, l'associazione che rappresenta le aziende del settore
non ha potuto chiudere il contratto per il banale motivo che il governo
nazionale non ha garantito le risorse necessarie a farlo e che, ad oggi,
non ha modificato il suo atteggiamento di fondo e la recente concessione
di 33 milioni di euro al settore (20 milioni per
innovazione e 13 per gli aumenti) è assolutamente inadeguata visto che la
chiusura del contratto comporta una spesa di circa 500 milioni di euro.

Da un punto di vista tecnico, ed è evidente che non si tratta
essenzialmente di un problema tecnico, siamo di fronte ad una
sovrapposizione di ruoli: le imprese e la loro associazione, le regioni
ed i comuni, il governo centrale. Le imprese contrattano ma non hanno
risorse, il governo non contratta ma decide delle risorse, gli enti
locali, in particolare in Lombardia, cercano di giocare un ruolo
maggiore rispetto al passato ma devono fare i conti con i limiti delle
risorse a loro disposizione e del loro potere.

In realtà vi sono diverse contrattazioni: quella fra Asstra e governo,
quella fra enti locali e governo, quella fra sindacati ed Asstra e, dopo
lo sciopero del 1 dicembre, quella fra lavoratori e sindacati. La
politica governativa sembra di facile comprensione: taglio delle risorse
agli enti locali e alle aziende che sono lasciati gestire le tensioni e,
nello stesso tempo, preparazione, di fatto, del passaggio alla gestione
aziendale regionale ed aziendale della materia.
Il fatto è che siamo in una situazione di guado, non funziona il
vecchio modello di contrattazione centralizzata e non funziona nemmeno un
eventuale nuovo modello di contrattazione regionale ed aziendale ed il
prezzo della situazione lo pagano, e non è una novità, i lavoratori che
non si vedono riconosciuto nemmeno quanto è previsto dalla
concertazione.

Nei giorni che hanno immediatamente seguito lo sciopero è circolata una
lettura dei fatti suggestiva anche se, a mio avviso, parziale. Sembra che
sia stata la stessa Asstra a prospettare ai sindacati istituzionali e, in
particolare, a CISL e UIL l'opportunità di "scaldare" la
situazione al fine di ottenere risorse aggiuntive dal governo (i tre
centesimi di accisa sulla benzina) per finanziare il contratto. Ammesso
che sia vero è altrettanto vero che non è credibile che i quadri CISL e
UIL siano stati in grado di manovrare i lavoratori e di "indurli" ad uno
sciopero selvaggio, al massimo si può pensare che un'attitudine diversa
rispetto a quella usuale di settori dell'apparato sindacale abbia
lasciato spazio all'iniziativa autonoma degli autoferrotranvieri
milanesi. Non è una novità che il movimento di classe possa trarre
vantaggio dalle contraddizioni interne al fronte avverso.

D'altro canto, la stessa Regione Lombardia ha proposto di chiudere il
contratto su base regionale e di garantire risorse aggiuntive e, per la
verità, CISL e UIL si sono dimostrate disponibili ad un'operazione del
genere.

Nel corso dei giorni passati, è ripartito, su un fronte solo
parzialmente diverso, il dibattito sui meccanismi di repressione degli
scioperi selvaggi. È stato, infatti, evidente a tutti un fatto che, sul
piano razionale, era noto da anni: la legge 146/90, mi si consenta la
citazione maoista, è una tigre di carta. È certamente efficace come
blocco rispetto a scioperi di minoranza, taglia le gambe ai sindacati non
istituzionali che sono sottoposti a severe sanzioni se indicono scioperi
irregolari e cioè gli unici efficaci ma non funziona bene o non funziona
affatto se la situazione si radicalizza e si danno
scioperi di massa non indetti formalmente da nessun sindacato.

Certo, la Procura di Milano sta indagando e si minacciano sanzioni severe
che arrivano sino al carcere ma sappiamo tutti che non è facile fare
operazioni del genere. Basta pensare, a questo proposito, allo sciopero
degli autoferrotranvieri di Trieste di un paio di anni
addietro che sono stati assolti in tribunale ed alla malattia di massa di
un anno addietro dei lavoratori dell'Alitalia che hanno lasciato
disarmato l'avversario dal punto di vista legale. Detto ciò, non va
sottovalutato, anzi, il rischio che la legislazione sul diritto di
sciopero subisca, a breve, un secco peggioramento.

È anche vero che lo sciopero del 1 dicembre segna un salto importante.
Trieste, infatti, è certo una graziosa città di frontiera ma lo
sciopero selvaggio che l'ha coinvolta non ha colpito l'opinione
pubblica nazionale come quello milanese e la malattia di massa degli
aeroportuali romani, e non vi alcuna presa di distanza moralistica in
questa valutazione, ha una qualità politica straordinariamente
inferiore rispetto allo sciopero.

Ancora una volta, il movimento reale della lotta di classe, con tutti i
suoi limiti e contraddizioni, pone alle organizzazioni formali del
movimento dei lavoratori problemi importanti e mette in crisi le
strategie costruite negli anni.

In particolare, il sindacalismo alternativo dimostra una correttezza di
fondo nelle posizioni di dura critica alla legislazione antisciopero ma
una capacità di iniziativa, a mio avviso, insufficiente.

Va, infatti, rilevato che lo schema sul quale si è strutturato e cioè la
presa di distanza dalle piattaforme di CGIL-CISL-UIL è necessario ma non
sufficiente, non basta individuare obiettivi corretti sotto il profilo
sindacale per battere il sindacato istituzionale e,
soprattutto, per battere il padrone.

È necessario che le proposte del sindacalismo di base siano
immediatamente connesse a forme di lotta e di iniziativa adeguate alle
piattaforme stesse e che vi sia un intreccio efficace fra indipendenza
progettuale, capacità di colpire l'avversario, pratica assembleare e che
questo intreccio sia tale da determinare un'identità forte e
chiara.

Per quanto ci riguarda, si tratta di sviluppare tre livelli di
iniziativa:

- un'informazione la più diffusa possibile sulle ragioni e la necessità
di scioperi come quello del 1 dicembre;

- lo sviluppo di strumenti utili alla solidarietà ai lavoratori colpiti
dalla repressione in occasione di scioperi che spezzano la normativa
antisciopero;

- una campagna politica su alcuni obiettivi oggi centrali come la lotta
per forti aumenti retributivi e contro la precarizzazione dei
lavoratori.

Non sappiamo, in questo momento, se i sindacati istituzionali
manterranno lo sciopero del 15 dicembre o se troveranno una mediazione e
quale mediazione. L'assieme dei sindacati di base ha indetto uno sciopero
per lo stesso giorno e, a meno di uno sbracamento
imprevedibile da parte del governo, lo manterrà. È anche compito nostro
sostenere lo sciopero e operare perché tocchi questioni importanti come
quella della precarizzazione dei lavoratori dei trasporti e delle
esternalizzazioni. Non dimentichiamo che il successo dello sciopero
milanese deriva anche dal fatto che un elevato numero di lavoratori non è
assunto con contratti normali ma vive una situazione di attesa di
un'improbabile assunzione, di salari minimi, di mancanza di diritti.

Si tratta, quindi, di legare l'azione per forti aumenti retributivi a
quella per l'unità dei lavoratori.

Un compito non facile ma da assolvere al meglio.

Cosimo Scarinzi


Da "Umanità Nova" n. 41 del 14 dicembre 2003

http://www.ecn.org/uenne/




*******
*******
****** A-Infos News Service *****
Notizie su e per gli anarchici

Per iscriversi -> mandare un messaggio a LISTS@AINFOS.CA e
nel corpo del msg scrivere SUBSCRIBE A-INFOS-IT
Per informazioni -> http://www.ainfos.ca/it
Per inoltrare altrove -> includere questa sezione
Per rispondere a questo messaggio -> a-infos-d-it@ainfos.ca



A-Infos Information Center