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(it) morire di amianto migliaia di morti tra 10 anni?

From worker-a-infos-it@ainfos.ca (Flow System)
Date Tue, 23 Sep 2003 15:01:41 +0200 (CEST)


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Da: ponte <ponte@ecn.org>

Giovedì 25 settembre alle 21:30
Spettaccolo teatrale della Compagnia degli Stracci
"FRANKENSTEIN"
Morire avvelenati da amianto alla Breda di Sesto S.Giovanni.
Lavoratori usa e getta sfruttati e uccisi in nome del profitto.
Inoltre
Installazione:
"UOMINI DI LATTA"
mostra sulle rovine del complesso della breda.
CIRCOLO ANARCHICO PONTE DELLA GHISOLFA
VIALE MONZA, 255 MILANO
www.pontedellaghisolfa.org
www.ecn.org/ponte

Quello che segue è il documento approvato nella assemblea di Sesto San
Giovanni Sabato 25 gennaio 2003. Documento che sarà sottoscritto dagli
operai esposti all'amianto e che sarà inviato all'XI commissione del
Senato.


Al Presidente e ai membri dell'11ª Commissione del Senato.

L'amianto è una sostanza micidiale, noi l'abbiamo respirato per anni. I
padroni ci hanno fatto i soldi, noi ci siamo presi le malattie. Non lo
sapevamo, e forse eravamo gli unici a non saperlo. Voi che avete cultura
e il tempo per affinarla sicuramente lo sapevate. Gli scienziati
l'avevano denunciato fin dal 1960. I padroni come al solito hanno fatto i
furbi e hanno nascosto la realtà dei fatti. Per accorgerci della
fregatura abbiamo dovuto aspettare i morti, i nostri compagni che si
ammalavano di asbestosi e di mesotelioma, a decine. Ce ne siamo accorti
quando abbiamo cominciato a dubitare degli "specialisti" che ci volevano
convincere che le nostre malattie erano il frutto della modernità, del
progresso, ed erano comuni a tutta la società. Ce ne siamo accorti quando
abbiamo cominciato a fare la conta dei morti e tra i nostri e quelli
delle altre classi non c'era pareggio.Dopo che l'abbiamo capito, i nostri
problemi non sono finiti, sono passati altri anni per eliminare
definitivamente l'amianto dalle lavorazioni e questo è avvenuto non
perché era diventata improvvisamente importante la nostra salute per la
"società civile", ma perché l'amianto non era più una materia a basso
costo e le fabbriche che la utilizzavano andavano in crisi. Con la 257 è
iniziata la via crucis dei riconoscimenti per usufruire della miseria dei
benefici pensionistici. Ci siamo trovati tutti contro: INPS, INAIL,
sindacalisti, politici, industriali. Prima ci hanno avvelenato e poi ci
hanno scaricato. Si saranno lamentati sicuramente del fatto che il
mesotelioma abbia un'incubazione così lunga, avrebbero sperato in un
esito più veloce.

La vostra commissione in questo compito ingrato è stata particolarmente
zelante. Quando ci avvelenavano è stata muta come una tomba. Quando poi
le richieste di riconoscimento del nostro avvelenamento sono cresciute
troppo, si è attivata. Avete cercato la scappatoia per evitare anche gli
indennizzi minimi nei nostri confronti. Con la scusa della spesa statale
da contenere, avete discusso con noncuranza dei soldi da risparmiare
sulla nostra pelle. Non ve lo nascondiamo, ma avremmo preferito ruoli
invertiti: voi avvelenati e noi a discutere dei risparmi sulla vostra
salute malandata. Così,
sfortunatamente per noi non è stato. Oggi siamo costretti ancora una
volta a fare i conti con una proposta di legge da voi partorita. Un altro
pessimo testo contro di noi. Il relatore è un altro tizio che di amianto
ne ha sentito parlare solo a riguardo di guai passati da altri. Anche lui
sostiene i risparmi di spesa da attuare sulla nostra pelle e ne parla con
la determinazione e la prosopopea di uno che sta facendo una grande
campagna morale. Fabbri è il suo nome.

La scienza medica dice che il limite di dieci anni di esposizione è
un'idiozia, perché bastano esposizioni per un tempo minore e per quantità
minime per contrarre gravi malattie e lui, invece, riconferma i dieci
anni e stabilisce che l'esposizione debba essere avvenuta per quantità
"non inferiori a 100 fibre/litro come valore medio su otto ore al
giorno".

Chi ha lavorato in reparti dove si utilizzava l'amianto è stato
avvelenato: l'operaio direttamente in produzione come l'operaio che
puliva i locali, entrambi. Ebbene Fabbri prevede invece che l'esposizione
sia "diretta ed abituale", escludendo in questo modo tutti coloro che pur
lavorando in ambienti inquinati non erano direttamente addetti alla
produzione.

La scienza medica stabilisce che chi ha l'organismo minato dall'amianto
può contrarre più facilmente gravi malattie se rimane a contatto di
"cause scatenanti": polveri, fumi, esalazioni. Fabbri per farci rimanere
di più in fabbrica e farci morire prima, stabilisce che i periodi da
prendere in considerazione per il calcolo dei benefici pensionistici
debbano riguardare periodi in cui le attività con l'amianto siano state
"effettivamente svolte", quindi tutti i periodi non lavorativi e quelli
in cui l'amianto è stato dismesso, ma era ancora presente in fabbrica,
vengono esclusi.

Gli operai rappresentano la parte lesa e i soggetti deboli rispetto alle
aziende e perciò il nostro Fabbri si schiera con le aziende. Devono
essere gli operai a dimostrare di essere stati avvelenati presentando un
"curriculum lavorativo rilasciato dal datore di lavoro", ben sapendo che
i padroni questa "documentazione" l'hanno sempre e sistematicamente
nascosta, adducendo mille scuse.

La suddetta esposizione deve essere poi accertata dall'INAIL, che, come
tutti gli operai sanno, è organo di parte che, come ha dimostrato in
passato, tende a restringere strumentalmente il più possibile la platea
degli esposti.

Il nostro Fabbri mostra attenzione particolare anche per i nostri
compagni già in pensione e, come c'era da aspettarsi, anche per costoro
ha un occhio malevolo escludendo dai benefici pensionistici quelli già in
pensione nel 1992 e quelli che hanno già accumulato quaranta anni di
contributi. In questo modo, un grande numero di operai oltre al danno
subito con l'avvelenamento e a quello per aver lavorato senza usufruire
di nessuno sconto pensionistico, subirà anche al beffa di vedersi negato
qualsiasi indennizzo.

Per gli operai danneggiati in molti modi, Fabbri stabilisce che avranno
diritto ad un solo tipo di beneficio come "risarcimento", cioè non
potranno essere cumulati benefici pensionistici diversi.

Ma la vera ossessione del nostro senatore della Repubblica è che le porte
ai benefici pensionistici debbano essere chiuse definitivamente e non
debbano più riaprirsi. Per raggiungere questo scopo stabilisce che, dopo
l'entrata in vigore della legge, si avranno solo 180 giorni di tempo per
poter presentare le domande di riconoscimento.

In questo modo migliaia di nostri compagni che ancora non sanno di essere
stati avvelenati, trascorsi questi 180 giorni, non avranno più la
possibilità di chiedere di usufruire dei benefici pensionistici.

Fabbri non dimentica nemmeno quelli tra noi gia riconosciuti avvelenati e
stabilisce che, per essere confermati, dovranno conformarsi alle nuove
regole.

Ma dove supera se stesso è quando passa alle proposte che riguardano gli
ammalati e i morti.

Per i morti per amianto riconosciuti, stabilisce un indennizzo di circa
40.000 euro. Mentre per i vivi, malati di tumore, un terzo di questa
somma all'anno come assegno vitalizio. Inoltre "l'erogazione delle
provvidenze economiche (su citate) esonera il datore di lavoro dalla
responsabilità civile per le neoplasie professionali causate
dall'amianto" e limita quella penale solo alle situazioni, impossibili da
provare dopo tanti anni, di "violazione di norme di prevenzione", che
erano inadeguate ed insufficienti.

In pratica lo Stato si fa carico delle spese dei padroni, riducendole
drasticamente, e li libera sia della responsabilità civile che penale per
l'avvelenamento degli operai. Così, il nostro Fabbri, partendo dal grande
scopo morale di eliminare la 257 per gli aggravi di spesa che causa alle
casse dello Stato, giunge alla fine ad un aumento di detta spesa a favore
dei padroni!

Al nostro Fabbri cosa dobbiamo dire? Quello che abbaimo detto nella
sostanza a quelli che l'hanno preceduto: che la sua legge è per noi una
vera schifezza e non può essere emendata perché è tutto l'impianto che
per noi non va. Per aiutarlo a cestinarla ci impegneremo a fondo affinché
la mobilitazione degli operai esposti sia il più possibile fastidiosa,
tanto da arrivare fino alle stanze austere della XI commissione del
senato.




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