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(it) Sicilia Libertaria: UN IMPROBABILE "SALVATAGGIO"- PER L'ISAB DI PRIOLO (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Fri, 10 Mar 2023 08:52:28 +0200


La presunta "svolta" nella vicenda dell'ISAB e del comprensorio industriale di Priolo si è consumata lo scorso 9 gennaio con l'annuncio sui media della cessione del petrolchimico dalla russa LUKOIL alla ARGUS New Energy, un fondo d'investimento israelo-cipriota che controlla la GOI Energy, società petrolifera anch'essa con sede a Cipro. Attraverso un gioco di "scatole cinesi", lo stabilimento siciliano dovrebbe ricevere il petrolio da raffinare da TRAFIGURA, una multinazionale del settore che, come scrive Gregorio Malagutti in un servizio apparso su "L'Espresso" del 22 gennaio, ha un assetto societario piuttosto opaco, tanto da far sospettare che continui a intrattenere lucrosi affari con la Russia di Putin. Tutta l'operazione è avvenuta con l'assistenza della BonelliEredi, una società d'intermediazione che conta, tra i suoi consulenti, anche l'ex ministro Angelino Alfano, "chiacchierato" in passato per rapporti con ambienti vicini a Cosa Nostra.

Fatto sta che il presidente della Regione Siciliana, Schifani, si è subito affrettato a legittimare il passaggio di proprietà ricevendo a Palazzo d'Orléans i vertici della GOI. O perché sta alla perenne ricerca di un facile consenso o perché non ha ancora compreso che l'affare ISAB è al di fuori della sua portata, avendolo avocato a sé il governo nazionale, Schifani rischia una seconda figura barbina dopo la promessa farlocca fatta pochi giorni addietro ai sindacati di un "decreto-ponte" regionale per mantenere aperti gli impianti fregandosene di magistratura, sequestri, ambiente e salute collettiva.

Va chiarito innanzitutto che la "svolta" proprietaria non sblocca affatto l'attuale situazione di crisi degli impianti siracusani ma serve soprattutto a dilatare i tempi per una sua effettiva soluzione. E di dilazione in dilazione il pericolo di fare la fine di Gela e di Termini Imerese - territori devastati, desertificati e senza futuro occupazionale - si fa sempre più concreto.

L'acquisto e il rilancio produttivo dell'ISAB, se dopo le verifiche ministeriali di rito verranno confermati, necessitano di tempi burocratici piuttosto lunghi e sono peraltro vincolati alla soluzione della questione ambientale, da cui non possono prescindere. Riguardo all'aspetto produttivo, non si comprende quale ruolo e quali poteri potrà ora esercitare il commissario governativo, fulcro del decreto "golden power" del 2 dicembre scorso, convertito in legge dalla maggioranza parlamentare il 31 gennaio di quest'anno. Né quali consulenze per una riconversione "green" o a gas naturale degli impianti, com'era nell'intento originario del governo, l'ENI potrebbe essere chiamata a fornire. Riguardo al depuratore, gli uffici della Regione Siciliana hanno concesso la proroga per un mese dell'autorizzazione integrata ambientale, con una procedura discutibile, dato che la stessa autorizzazione era stata precauzionalmente sospesa il 9 dicembre in attesa, dopo ben sei mesi dal sequestro del depuratore - con 32 persone e 7 società indagate, e in ballo 20 milioni di euro stanziati dalla Regione (e non delle aziende inquinatrici!) -, che si procedesse finalmente alle perizie propedeutiche alla "revoca" definitiva. Queste ultime sono partite ulteriormente in ritardo, il 17 gennaio, e non se ne conosce ancora l'esito.

Che succederà se si dovesse accertare la "compromissione" e quindi l'inutilizzabilità della struttura? Il fermo di tutti gli impianti che dovrebbero versare i reflui pericolosi al depuratore o la perpetuazione delle attività inquinanti, come prevede il secondo decreto legge da convertire, quello del 28 dicembre - vero obbrobrio giuridico -, col rischio anche per la nuova società proprietaria dell'ISAB di trovarsi incriminata per disastro ambientale?

Tutti questi rebus solo perché non si è voluta imboccare la strada retta, l'unica umanamente percorribile, quella della chiusura definitiva degli impianti di morte, del loro smantellamento e della rinaturalizzazione dei luoghi, impiegando le maestranze in un lavoro utile e non più dannoso per la collettività. Ma è un'illusione credere che i poteri forti che a livello nazionale, e mondiale, condizionano la vita politica ed economica del nostro Paese possano rinunciare agli ingenti introiti del petrolio, né che i sindacati e i lavoratori dell'ISAB si facciano portatori degli interessi generali, sebbene sia risaputo che i carburanti fossili, il petrolio in primis, sono destinati a scomparire entro il decennio, secondo gli accordi internazionali, al fine di preservare la salute pubblica e l'ambiente dall'inquinamento da metalli pesanti e salvare il pianeta dalle crisi climatiche ricorrenti.

La possibilità di ricercare fin da subito delle alternative radicali e praticabili per l'area industriale di Priolo potrebbe nuovamente svanire sotto il fumo degli altoforni se non ci si mobilita in massa affinché la ragione e la volontà popolare abbiano il sopravvento.

Natale Musarra

https://www.sicilialibertaria.it/
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