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(it) Italy, FDCA, Cantiere #28: ELEMENTI DI CONTINUITÀ DELL'AZIONE EDUCATIVA DALL'INFANZIA ALL'ETÀ ADULTA - Paola Perullo (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Thu, 3 Oct 2024 09:22:08 +0300
Nel libro"Emergenza Educativa", "La scuola in una società globalizzata",
Franco Frabboni, recentemente scomparso, poneva il problema della
globalizzazione, non solo sul versante dei mercati, ma sulle conseguenze
di un analogo fenomeno di globalizzazione delle conoscenze, attraverso
la propaganda di modelli di consumo culturali in tutto il mondo. La
deriva di questo è la formazione di un pensiero unico, che annienta la
pluralità e il pensiero critico. Per Frabboni, la scuola dovrebbe avere
degli antidoti, per contrastare "il virus" di un'umanità massa, capace
di azionare un monopensiero, una mente unica, e la pedagogia, la
didattica e la scuola, potrebbero diventare i tre farmaci a disposizione
del mondo intero, per annichilire gli effetti negativi del pensiero
unico, facendo prevalere il pensiero critico e plurale. Frabboni aveva
contribuito all'identità storico-sociale e pedagogico-didattica
dell'infanzia e della sua scuola, elaborando testi tuttora centrali per
la facoltà di Scienze dell'Educazione. L'attenzione centrata sul bambino
e sulla bambina, sulle loro caratteristiche e sul loro modo di essere
nei differenti momenti della crescita: da un lato, i differenti periodi
o fasi, vengono intesi come concetti psicologici entro cui si riconosce
al soggetto una gamma di bisogni e di modi di realizzazione specifici,
dall'altro, quando ci si riferisce alla personalità come struttura
d'insieme, che permette all'individuo di assolvere di volta in volta
nuovi compiti evolutivi, anziché un concetto di maturità intesa come una
successione di cambiamenti verso uno stato limite superiore, risulta più
conveniente adottare una definizione di maturità che possa applicarsi a
qualunque momento della vita. " La persona matura è quella che, comunque
essa definisca le condizioni adulta e infantile,
A) sa di essere un adulto e di non essere più un bambino. B) sa e
accetta di essere anche un bambino.
C) comunica con il bambino che è con la fiducia di non ridiventare e/o
rimanere bambino.
Se si sostituisce "adulto" con "bambino più grande" e "bambino" con
"bambino più piccolo", questa definizione di maturità è applicabile a
tutti. E in corrispondenza con la suddetta definizione di maturità, lo
sviluppo personale può essere allora concepito come una serie di
maturità diverse, conseguite con il superamento delle successive diverse
crisi dell'esistenza, lungo l'arco della vita.
Quali comuni denominatori dell'azione educativa garantiscono la
conservazione e il potenziamento delle capacità di pensare, immaginare,
intuire, inventare? Penso ci siano elementi che riguardano la relazione
tra insegnanti e alunni, che valgono a tutte le età. E questo si
capisce. Quello che è più difficile capire, è che si dovrebbe, in
qualsiasi ordine di scuola ci si trovi ad operare, oltre a conoscere
seriamente la psicologia dello sviluppo, considerare la scuola
un'opportunità separata dall' "utilità". In altre parole, penso ci sia
un grande fraintendimento sul collegamento tra scuola e mondo "reale",
che è stato fatto passare come un'innovazione e ha finito invece, per
essere un collegamento con il mercato del lavoro, con regole dettate dal
neoliberismo, che sono entrate anche nella scuola. Allora bisogna
lavorare per recuperare una mentalità che si separa dall'utile e crea le
condizioni per vivere il tempo della scuola, a tutte le età, con la
convinzione che l'inutile ( attualmente rischiano di essere considerati
inutili perfino gli studi umanistici...) sia la cosa più importante. I
ragazzi devono scoprire, attraverso la conoscenza e la relazione con gli
insegnanti, di cosa siano veramente capaci, cosa li appassiona
rendendoli consci del loro pensiero, indipendentemente dal lavoro che
andranno a fare. Se si assume questa visione, ciò che definisce un
apprendimento significativo per un bambino da tre a sei anni, può essere
esteso fino all'università. Negli Orientamenti del 1991 della Scuola
d'Infanzia, si definisce che un apprendimento scolastico deve essere
costruttivo-strategico-interattivo. Riferendosi alle teorie cognitive di
Piaget, Vygotskij, Bruner, Olson e Gardner, si definisce:
1) che l'apprendimento ha in primo luogo un carattere costruttivo,
perchè apprendere qualcosa, non significa registrare o recepire
un'informazione, ma collegarla all'informazione già esistente nella
memoria a lungo termine.
2) L'apprendimento scolastico non è solo attivo, ma ha anche un
carattere strategico: una strategia è essenzialmente un metodo per
affrontare un compito o più in generale per raggiungere un obiettivo.
Una strategia controlla i processi o funzioni cognitive implicate nella
codificazione, trasformazione e immagazzinamento dell'informazione.
3) In terzo luogo, l'apprendimento scolastico ha un carattere
interattivo: il bambino o il ragazzo, in situazione di apprendimento
interagisce con un contesto di istruzione, ossia con un assetto
organizzativo che comprende numerose variabili, spazi, tempi,
metodologie, materiali e strumenti, atteggiamenti, stili e aspettative
degli insegnanti. Se a tutto questo uniamo la dimensione
affettivo-emotiva, come esigenza umana primaria, ma anche come risultato
di una relazione soddisfacente con l'insegnante, penso si possano
trovare facilmente dei fili conduttori che accomunano il lavoro degli
insegnanti di ogni ordine e grado. Trovare questi collegamenti significa
anche , secondo me, fare opposizione all'attuale disegno neoliberista
che vuole trasformare il ruolo degli insegnanti in funzione delle
ideologie funzionali al mercato, demolendo nei fatti il ruolo storico
della scuola pubblica.
Note bibliografiche:
"Emergenza educazione, la scuola in una società globalizzata" F. Frabboni.
"Scienze dell'educazione e scuola dell'Infanzia" F. Frabboni
"Psicologia dello sviluppo, conoscere e divenire." Marco Battacchi e
Giuliana Giovannelli
http://alternativalibertaria.fdca.it
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