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(it) Italy, Sicilie Libertaria #451: GOSSIP ANARCHICO? (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Mon, 30 Sep 2024 08:48:17 +0300


"Gossip": una parola inglese dal suono sgradevole (in italiano la si traduce con "pettegolezzo" ma sarebbe più corretto farlo con "chiacchiericcio impertinente", sottolineando la dimensione comunicativa tanto esaltata dai post-situazionisti) che ben si addice all'ottimo lavoro dedicato da Valerio Lisi, uno studioso tarantino non accademico, allo "svanimento d'amore e d'ideale" di Carlo Cafiero per la bellissima, dotta e conturbante Anna Kuliscioff all'epoca in cui era ancora legata a un altro avvenente ma fedifrago internazionalista, Andrea Costa (Svanire d'amore e d'ideale, Les Flâneurs, Reggio Calabria 2024).

Il fascino e la vivacità intellettuale della Kuliscioff - colei che, divenuta la compagna di Turati, verrà causticamente definita da Labriola come "l'unico uomo del socialismo italiano" - avevano già stregato e continueranno a stregare innumerevoli anarchici (tra i quali anche Kropotkin) e socialisti (perfino Collodi che da lei trarrà le fattezze della "fata turchina" di Pinocchio) senz'altre conseguenze che la rottura di qualche traballante o interessata amicizia. Ma la passione travolgente di Cafiero, secondo Lisi celata per un decennio e sfociata, nei giorni di Capodanno del 1881, in qualche timida avance, un bacio o forse qualcosa di più, sicuramente in una goffa proposta di matrimonio, e il successivo rifiuto della Kuliscioff - tornata a riappacificarsi col "suo" Andrea -, portò invece allo sconvolgimento mentale dell'anarchico barlettano, al suo progressivo abbandono della militanza anarchica e alla sua morte precoce in manicomio, con incalcolabili ricadute per la storia dell'anarchismo e del socialismo italiani.

Chi scrive si è occupato in passato, sulle pagine di "Sicilia Libertaria", di un altro presunto triangolo amoroso, quello tra Luigi Galleani, Maria Rallo e Giuseppe Prestandrea, rilevando come da esso s'innescò, tra i coatti anarchici nelle isole di Sicilia, un dibattito intenso, seppur venato di maschilismo, su questioni d'ordine morale. Ma molte altre vicende sollevate da un "chiacchiericcio impertinente" meritano maggior fortuna storiografica, non per raccontare particolari scabrosi e reazioni emotive come oggi va di moda, ma per coglierne gli effetti, talvolta dirompenti, sul pensiero e sull'ideologia, sui comportamenti e sulla cultura di singoli individui o di intere comunità militanti. Si può partire da Carlo Pisacane e dalla scoperta del tradimento della "sua" Enrichetta con Enrico Cosenz; per passare ai "padri fondatori" dell'anarchismo: Proudhon, misogino e familista all'eccesso, e Bakunin, tutto all'opposto, padre putativo di tre se non di tutti e quattro i suoi figli; soffermandosi sulle triangolazioni malatestiane, pacifica quella coi Defendi più travagliata con i coniugi Pezza, o sull'anarchismo "uterino" di Nella Giacomelli, bersagliato da Paolo Schicchi; finendo con le mille analoghe storie di umili compagni e compagne, in bilico tra le ragioni del cuore e quelle della morale.

Un campo di studi vasto e in gran parte inesplorato, al quale ben si collega tra l'altro con la predicazione del "libero amore", caratteristica dell'internazionalismo anarchico, sperimentato peraltro senza grande successo da Giovanni Rossi nella colonia Cecilia (come anni addietro attestò Isabelle Felici in un suo studio rimasto tuttavia senza seguito). Emerge nelle vicende gossipare dell'anarchismo, come nella sperimentazione del "libero amore" di Giovanni Rossi, un evidente cortocircuito tra le idealità professate dagli anarchici e le difficoltà di vario genere che insorgono nel trasporle nella pratica quotidiana.

Per restare al caso-scuola di Carlo Cafiero, investigato a suo tempo anche da Pier Carlo Masini, accanto a motivi psicologici che è meglio lasciare agli esperti in materia, è l'incrociarsi della questione capitale della coerenza tra il mezzo e il fine dell'anarchia con le contraddizioni tipiche della vita affettiva (l'innamoramento per la donna altrui, il tradimento del compagno più caro) a provocare quello scontro tra l'originale fissità ideologica di Cafiero e la realtà del sentimento che tutto sommuove, probabile preludio all'emersione di personalità schizofreniche. Il superamento di questa dicotomia, che oggi diremmo tra il pubblico e il privato, rimane tra le grandi scommesse dei movimenti rivoluzionari del presente. Da qui anche l'urgenza d'intraprendere iniziative che reclamino una dignità e uno statuto storiografico al "gossip" anarchico e rivoluzionario.

Né d'altra parte può ignorarsi ch'esso rappresenta solo una frazione di quegli eventi, sconvolgenti e imprevedibili, che intersecano la vita di ogni essere umano - incluso il militante politico e sociale - fino a modificarne l'itinerario esistenziale, la capacità di giudizio, la linearità di condotta, e, ad un livello più ampio, la stessa realtà che lo avvolge, anch'essa soggetta alle perturbazioni dell'animo umano, alle variabili climatiche e climateriche, al gioco delle avversità da scansare e delle opportunità da cogliere. Sono questi eventi che "umanizzano" il Cafiero di turno, caricandolo di paure, insicurezze, fragilità, e lo costringono a confrontarsi col vissuto quotidiano proprio e della società in cui è immerso.

Fa dunque bene Valerio Lisi a ripercorrere con minuzia di particolari le vicende e soprattutto i luoghi (viali, parchi, laghi, ruscelli...) attraversati da Cafiero, dalla Kuliscioff e dalla piccola comunità d'internazionalisti e di populisti russi che li circondava, ricreando insieme al contesto ambientale anche l'atmosfera spirituale e solidale, e i patimenti (e di nuovo le suggestioni gossipare) in cui vissero. Quanto di più lontano da un recente biografismo, veicolato da storici accademici dell'anarchismo, che ripropone supereroi inossidabili ad esempio e metro di paragone per le future generazioni, non riuscendo a sottrarsi al richiamo perverso del determinismo. Ma con una prospettiva differente rispetto anche a quella della cosiddetta "storiografia delle emozioni" che, dopo aver scoperto l'acqua calda (ad esempio lo scarto esistente tra le generazioni), finisce col porre l'idealità anarchica sullo stesso piano di quella mazziniana, socialista, comunista e finanche fascista. Mentre a Lisi, e a noi, interessa piuttosto scandagliare il rapporto conflittuale esistente tra l'ideale politico del milite/militonto anarchico e la sua realtà più intima, affettiva, amicale, di gruppo, e rilevarne i contraccolpi anche di natura politica e sociale.

Il "gossip anarchico" potrebbe così fungere da tassello embrionale per la costruzione di una nuova storiografia che privilegi le rotture anziché le permanenze (ad esempio tra internazionalisti e mazziniani), le distinzioni anziché le compatibilità (tra anarchici e socialisti), la non sottomissione anziché il servilismo (nei riguardi dello Stato e del capitale), il pensiero critico anziché quello convenzionale e i progetti di cambiamento radicale anziché quelli di mera riforma o conservazione dello statu quo. In sostanza, ciò che costituisce l'essenza stessa dell'anarchismo e del suo essere alternativo al mondo del dominio.

Natale Musarra

http://sicilialibertaria.it
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