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(it) France, OCL: Leggi Prime scosse delle rivolte terrestri (ca, de, en, fr, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Fri, 2 Aug 2024 09:20:27 +0300
Riproduciamo qui una presentazione di Premières shakes des Rivolte della
terra, pubblicata su La Grand Goule (GG), giornale comunista anarchico
del Poitou, che invita i lettori a discutere le proposte e le analisi
proposte in questo libro. ---- Un invito gradito perché, come dice il
GG, è raro che negli ambienti rivoluzionari le questioni di strategia
vengano affrontate concretamente. Da quando è apparso questo libro, Le
Rivolte sembra propendere per una linea in cui l'antifascismo
giustificherebbe nuove alleanze. Con le frazioni antifasciste della
borghesia? Tra frazioni del proletariato? Entrambi allo stesso tempo,
cosa spiegherebbe l'importanza "cruciale" che attribuiscono a queste
elezioni? Vedremo. I fronti non ci dicono nulla di utile quando sono
concretizzati da "alleanze" tra partiti che impediranno solo, una volta
al potere, di fagocitare l'unico fronte che abbia valore ai nostri
occhi, quello degli sfruttati sul campo contro le lotte borghesia.
L'unico fronte che permetterebbe di gettare il fascismo o il
postfascismo nella pattumiera della storia.
Non è facile fornire una recensione collettiva su un libro appena uscito
e che affronta temi che ci toccano molto da vicino. Tanto più che è raro
che i movimenti rivoluzionari affrontino questioni di strategia legate
all'analisi del periodo che stiamo attraversando, se non attraverso
rielaborazioni ideologiche senza tempo che hanno mostrato i loro limiti.
In attesa di punti di vista più collettivi derivanti dalle discussioni
future (generarli è già un primo merito del libro), La Grand Goule sarà
felice di pubblicare i punti di vista che i lettori vorranno condividere
con noi.
Dal mio punto di vista il libro è allo stesso tempo stimolante e
inquietante.
Stimolante perché se Les Uspirings si definisce "concentrato sulla
difesa della terra e dell'acqua", non fa della sua lotta l'elemento
centrale della critica sociale, come tendono a fare molti attivisti
della lotta specifica. Le rivolte si posizionano come uno degli elementi
che hanno scosso la Francia negli ultimi tempi, dai gilet gialli al
movimento contro la riforma delle pensioni, dalle rivolte seguite
all'assassinio di Nahel al recente movimento contadino con tutte le sue
ambiguità.
Stimolanti perché propugnano la riconnessione con l'azione diretta che è
in qualche modo "scritta nel DNA" degli anarchici, nel senso dell'agire
per e da sé senza mediazioni o guida suprema.
Stimolante perché per loro, proclamano fin dall'inizio, si tratta di
"riportare l'ecologia sulla terra", cioè di "rinunciare a salvare il
pianeta" (un modo a dir poco idealistico di umanizzare la terra). Ci
sopravvivrà e non ha bisogno di noi, affermano le Rivolte. È meglio
ancorarci alle lotte per la terra e al territorio piuttosto che cercare
istituzioni nazionali o internazionali per cambiare rotta e prendere
buone decisioni.
Inquietante
Ricercare e promuovere l'orizzontalità è un approccio che sta
guadagnando slancio da più di 25 anni in tutta la società e in
particolare nel mondo dei conflitti sociali. Un risultato ben
comprensibile in un Paese che ha fatto della verticalità un modello sia
per lo Stato "repubblicano" che per il movimento "socialista":
centralismo e burocrazia non hanno mancato di suscitare resistenze in
seguito al crollo del "socialismo reale" e alla constatazione che i
parlamentari la democrazia e il liberalismo generano solo una
successione di guerre, una più mortale della precedente.
Le rivolte, come storicamente il movimento libertario nel suo insieme,
fanno parte di questa ricerca di orizzontalità. Ritengono però che non
si debba buttare il bambino con l'acqua sporca: l'orizzontalità va
certamente coltivata, ma ha i suoi punti deboli in termini di capacità
decisionale e di comprensione politica complessiva. Ad esempio, il
movimento che sta prendendo forma attualmente è vario e dobbiamo quindi
accettare la sua eterogeneità, questa è e sarà la sua forza. Ma dobbiamo
ancora essere in grado di decidere, se necessario, in determinati
momenti, di segnare il confine con il nemico. Da qui la necessità di
accettare un minimo di verticalità.
Naturalmente Les Soulèves ritiene che ciò presenti alcuni pericoli che
non dovrebbero essere ignorati, ma che è articolando i due in modo
"intelligente" che si potrà andare avanti. Come? Qui mancano gli indizi
se non qualche accenno ad un "sentimento" più di tipo psico-sociologico
e dinamico di gruppo che di controllo politico diretto.
Il libro si presenta come collettivo, scritto e discusso da diverse
decine di persone, il che porta subito alla domanda: ma chi sono Le
Rivolte? Ci raccontano 200 persone in partenza dalla ZAD dell'NDDL nel
gennaio 2021 Prime scosse. O adesso le centinaia (migliaia) che si
riconoscono e lavorano nei 150 comitati appena creati? O solo quelle
poche decine che si sono incontrate in una fattoria, fuori dalla vista,
per elaborare una risposta al tentativo di scioglimento richiesto da
Darmanin?
C'è qui una vaghezza che può restare produttiva nella misura in cui non
è auspicabile delimitare rigidamente una dinamica (in ogni caso è
impossibile), ma va circoscritta e costantemente osservata con occhio
critico per evitare decisioni che la riguardino il tutto essendo preso
solo da un piccolo gruppo ritenuto più idoneo. Poiché c'è bisogno di
"formare i nuovi arrivati" ci dicono le Rivolte, quale sarà il contenuto
di questo insegnamento?
Gli autori del libro sono ben consapevoli del possibile spostamento
verso forme tradizionali di dominio a cui certe accettazioni possono
portare e cercano di trovare soluzioni per evitarle, cosa che certamente
riguarda tutti noi. In effetti, aggirare questi ostacoli non dipende da
una buona leadership politica che troverebbe rimedi e tecniche
miracolose, ma dalla capacità collettiva di un movimento, dentro,
accanto e al di fuori delle rivolte, di alimentare questa orizzontalità
e di rimanere autonomo pur tenendo conto tenere conto della necessità
politica di articolare la lotta locale con quella globale contro un
sistema che vogliamo distruggere.
Martino
http://oclibertaire.lautre.net/spip.php?article4221
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