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(it) Italy, UCADI #186 - EGEMONIA IN CORSO DI AGGIORNAMENTO, SI PREGA DI ATTENDERE LA FINE (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Wed, 31 Jul 2024 06:43:59 +0300


Se in Toscana l'affluenza al voto non è crollata come nel resto del paese, lo si deve sicuramente alle numerose elezioni amministrative che, per moltissime ragioni, e non necessariamente tutte nobili, hanno "costretto" molti cittadini a recarsi alle urne. ---- Già le elezioni amministrative. Cosa ci dicono? Innanzitutto che il PD riprende una non indifferente fetta di voti. ---- Cosa sicuramente dovuta alla nuova segreteria. Curioso, perché nell'area fiorentina un'ampia parte del Partito era pro-Bonaccini.[1]
Sicuramente la nuova dirigenza Piddina ha segnato una svolta, soprattutto linguistica, nella conduzione del partito. Da non sottovalutare anche il fatto che il PD all'opposizione pare trasformarsi come Dr. Jekill/Mr. Hyde (oppure Milton Friedmann/ Karl Marx) per cui tende a riportare in "saccoccia" i voti di chi, deluso da quel partito, viene di nuovo affascinato dalle parole (che paiono più declinate come nella omonima canzone di Mina che con un qualche appiglio alla realtà materiale).
Le amministrative in Toscana hanno evidenziato qualche novità, ma nulla di eclatante. Il ballottaggio a Firenze era ampiamente previsto, inedito quello ad Empoli dove si sfideranno il PD e una lista di sinistra, per quanto con un distacco amplissimo a favore del candidato piddino.
Anche a questo giro si è verificato lo iato fra il voto alle europee e quello alle amministrative, dove ormai la cittadinanza vota il nome del sindaco, al di là della propria fede politica (ammesso che esista sempre).
Del resto, questo è uno degli effetti della trentennale legge sull'elezione diretta del Sindaco e la chiusura di ogni spazio di dibattito democratico. I Consigli comunali si sono ormai svuotati, di pubblico (che viene a fare in un consesso blindato? Soprattutto nei comuni sotto i 15.000 abitanti, dove il premio di maggioranza consegnati 2/3 dei seggi a chi
prende un voto in più degli altri) e di competenze (che sono ormai residuali, oppure passano sopra alla testa dei consiglieri che, spesso, non hanno neppur il tempo di leggere la documentazione). Si è accentuata in maniera preminente la figura podestarile del Sindaco e la funzionalizzazione degli enti, dove ormai, la politica vera la fanno i funzionari e i dirigenti. Siamo di fronte ad una vera e propria deriva post-democratica.
Per quanto riguarda il consenso, parlo soprattutto del PD (ma potremmo parlare di tutto il resto) quella che era l'egemonia intesa in senso Gramsciano è divenuta soprattutto garanzia per le classi dominanti e capacità di fornire posti di lavoro con le strutture collegate (cooperative, associazioni, ecc.) che spiegano meglio quello iato di cui si diceva prima.
Una grande macchia non più politica ma fornitrice di prebende, lavori, integrazione socio-economica.
In questo scenario è difficile eccitarsi politicamente per la vittoria di quello o di quell'altro, se non per residue appartenenze ormai svuotate di ogni concretezza.
Per dire, la levata di scudi contro il progetto di autonomia differenziata appare giusto ,ma non può fare dimenticare che uno degli ideatori e sostenitori di questa sciagurata riforma è stato Bonaccini e che senza l'orrida modifica del titolo V della Costituzione, da addebitare interamente al centro-sinistra, questa strada non avrebbe potuto essere percorsa.
Oppure, fa certo piacere vedere la Schlein che firma i referendum per il ripristino delle tutele sul lavoro, ma come non evidenziare che quelle tutele furono tolte dal PD renziano, il quale, a meno che nel frattempo l'intera comunità piddina non sia stata rapita e sostituita dagli alieni, è sempre composto dalle medesime persone. Per carità, la coerenza non è una dote sempre onorevole in politica, ma qui mi pare che si stia esagerando.
Non è certo intenzione qui di riproporre l'ennesima lagna benaltrista. Siamo di fronte ad una destra al potere che mantiene intatte tutte le sue pulsioni liberiste/autoritarie. Ma non è benaltrismo far notare che la strada sia stata aperta da decenni di appiattimento, a "sinistra" sulle peggiori ricette neoliberali. Dove è scomparso persino uno straccio di critica all'esistente. Che esce fuori, malamente, solo quando ci si trova all'opposizione.
L'astensionismo, come scrivevo sopra, temperato dalle amministrative, è stato questa volta altissimo. Una tendenza che non accenna a fermarsi. Segno evidente che la maggioranza, ormai, degli aventi diritto, ritiene inutile e superato andare ad inserire la scheda nell'urna. Da qualche parte, si pensa, dovrebbero alzarsi, alte grida di allarme e di preoccupazione.
Continuano a girare sui social post dove si precisa che il voto della destra non solo non aumenta in numeri assoluti ma diminuisce e, con l'astensionismo che ha superato il 50%, il consenso reale di questa sarebbe quindi molto minore di quanto viene rappresentato.
Analisi giusta, se non fosse mancante dell'altra parte della medaglia. Ovvero che chi non è andato a votare, è pur vero che non ha dato preferenze alla destra, ma neppure a qualunque altra parte che alla destra diceva di opporsi. L'astensionismo elettorale in realtà non è per nulla un problema per le classi dirigenti, di "governo" o di "opposizione" poco conta, (le dominanti stanno lì, voto o non voto, eccetto che per le rivoluzioni) le quali infatti non hanno detto una parola in merito.
Semplicemente perché la riduzione della partecipazione al voto è l'ultimo dei vari scalini di allontanamento dalla partecipazione in generale alla vita politica. Meno votanti, meno rotture di zebedei.
Evidentemente anche l'ultimo paravento di quella postdemocrazia di cui scriveva Colin Crouch una decina di anni fa, sia ormai caduto.
La democrazia partecipativa, della quale era rimasto poco più che dell'urna elettorale, è roba del '900.
Lo scollamento fra i rappresentanti e i rappresentati è totale. In questo contesto la destra non è che vola, perché è vero che rappresenta una minima parte degli italiani, ma si impone, conquista l'egemonia (questa sì politica) del discorso, che vira un po' come gli pare. La Meloni fa i compiti come glieli chiede la UE nella sua più devastante ottica neoliberista, della quale la Von der Leyen è la punta di diamante. Attacca senza pietà ogni possibilità di uscire dalla gabbia della finanziarizzazione. Esempi tipici sono stati la demolizione con una violenza mai vista del reddito di cittadinanza e le vere e proprie bufale di stato sul 110%. Fatti i compiti, all'interno si atteggia a sovranista, gioca con l'eredità del fascismo, ma nei fatti non può fare più di questo. Se mai è esistita una destra sociale, quella della Meloni ne è la vera e propria antitesi.
Ma dall'altra parte cosa rimane? Gridare al fascismo, smontandolo di tutta la parte (direi non proprio secondaria) della reazione di classe (perché "lotta di classe" è una parolaccia) e riducendolo ad una pantomima sulla "libertà" intesa nel più idiota spirito liberale. Quanto di questa materia possa interessare il precario, il giovane disoccupato rimane un mistero.
Se il PD ha cambiato verso lo vedremo, ma il problema non è questa o quella singola personalità, il problema è la struttura che è stata realizzata.
La scheda nell'urna può essere un gesto rilevante, ma se rimane il solo e unico momento di partecipazione politica, oserei dire che la maggioranza che non è andata a votare ci ha avvisato che il sistema così non tiene.

[1]https://www.lanazione.it/empoli/cronaca/primarie-pd-schlein-al-fotofinish-nel-territorio-dem-spaccati-in-due-1e21ae51

Andrea Bellucci

https://www.ucadi.org/2024/06/30/egemonia-in-corso-di-aggiornamento-si-prega-di-attendere-la-fine/
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