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(it) Bulgaria, FAB: Teoria: il fascismo non è l'opposto della democrazia ma la sua evoluzione in tempi di crisi (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Mon, 22 Jul 2024 08:03:52 +0300
Quando tutte le forme desiderate di realtà crollano, il mondo si rivela
nella sua forma più orribile, ma anche in quella più insolente: le vere
strutture che ci governano oggi diventano sempre più visibili e chiare.
Quando cadono le maschere, vediamo la pelle sfilacciata delle labbra,
dove nascono le parole, la saliva che si forma al loro passaggio, e il
significato ridotto a catarro gettatoci addosso. ---- Cosa c'è tra il
passato e il presente? Tra il passato e il presente c'è tutto ciò che ha
fallito. Da qui l'illusione che basti guardare ciò che era per capire
ciò che è adesso. Naturalmente, in questi tempi bui, per vedere meglio a
che punto siamo, siamo tentati di reindirizzare i barlumi del presente
verso il passato e chiedergli di risponderci. Ma siamo condannati
all'oggi, e questo basta per dirci che la cosa più importante è uscirne.
Il passato non ha mai impedito che il presente accadesse e accade
indipendentemente dalle lezioni che ci sono state insegnate. NO!
Guardare al passato non ci aiuta a capire il presente, anzi: solo il
presente ci permette di capire il passato. I fascisti di oggi non sono
più quelli del passato: dalla loro parte c'è il blocco borghese che
giura sull'ordine "democratico". Hanno capito che il ricorso alla guerra
è inutile, che l'unica guerra da fare è contro il proprio popolo, non
tra un popolo e l'altro. Stanno conducendo una guerra contro la memoria,
e questo gli basta: tutti coloro che non fanno parte di quella memoria
saranno sospettati di essere imprigionati, deportati e dimenticati. Per
il resto non resta che continuare la grande opera liberale che apre la
strada al fascismo.
La borghesia sceglie sempre il fascismo quando sente che sta perdendo
terreno sotto i suoi piedi. Il fascismo non è l'opposto della
democrazia, ma la sua evoluzione in tempi di crisi. Naturalmente esiste
un odio ostinato tra forze conservatrici e reazionarie, ma anche una
simbiosi naturale e parassitaria, come i batteri nell'intestino degli
animali. Nessuno dei due sopravviverebbe alla morte dell'altro e
ciascuno vive a spese dell'altro. Al potere, i conservatori praticano il
"a ciascuno secondo i bisogni" per un piccolo numero di dominatori e
l'austerità per tutti gli altri - rafforzando così i reazionari che
demagogano con le loro promesse ai disamorati. Questa danza a due è
brutalmente accelerata dalla forza delle circostanze: presto i fascisti
verranno presentati come il "male minore" e tutto si compirà.
Dobbiamo imparare da ciò che la lotta contro il fascismo non potrà
prescindere dalla lotta contro la stessa democrazia che non solo ha
permesso che ciò accadesse, ma lo ha nutrito e persino giustificato come
mezzo di protezione. Ci viene assicurato che i voti vengono espressi al
solo scopo di opporsi al fascismo. Ma il fatto che questa idea sia
diventata uno dei principali motori di ogni voto, in tutto lo spettro
politico, dovrebbe essere sufficiente a convincerci che se stiamo
perdendo (in) tutte le elezioni, è perché il gioco è impostato proprio
per questo. E che alla fine non è uno scherzo del destino quello che
porta i fascisti a prendere il potere attraverso le urne, ma un
meccanismo fatale.
Cosa possiamo fare fino ad allora? La questione è irta di insidie, come
se potessimo permetterci il lusso di aspettare; poi, quando il "fare" si
riduce a scelta, si presuppone che non ci sia più niente da fare, o che
non ci sia più niente da fare. Ma poiché la situazione lo richiede,
dobbiamo riempire questo "fare" con qualcosa, per quanto possiamo. Tra
due avversari, uno dei quali sta per massacrarci e l'altro ci sta
lentamente avvelenando, dovremo vedere prima il conto di colui che
impugna il pugnale. Poi ci occuperemo di coloro che ci promettono che i
giorni felici dipendono dall'istituzione che ha reso possibile il
fascismo, lo ha alimentato e lo rende inevitabile, che è questa
istituzione che permette di prevenirlo, mentre è proprio questa
istituzione che lo favorisce.
I brutti giorni non finiranno se non poniamo fine a questa flebo di
veleno, all'infusione di democrazia rappresentativa che non immunizza ma
anestetizza. Ciò che bisogna eliminare non sono solo gli attori deboli,
il drammaturgo mediocre, le scene e i costumi con le cravatte, è lo
spettacolo stesso, l'idea dello spettacolo. Non rimanga nulla delle
tribune e del palco. E far nascere qualcos'altro che ancora non esiste.
Si dice che le tragedie di Atene si rappresentassero al calar della
notte, perché il teatro di Dionisio era rivolto verso il sole al
tramonto e gli spettatori non vedevano nulla del miracolo che avveniva
davanti ai loro occhi, e che il miracolo era lo spettacolo:
apparentemente invisibile, ma il cui invisibilità faceva un effetto, uno
spettacolo che li faceva piangere di orrore, di pietà, di quello stesso
abbaglio che faceva loro scambiare la preda per l'ombra. Quando tutto
finì, era notte. Tornarono a casa, felici di essere tristi, senza sapere
cosa avevano visto veramente e se avevano visto qualcosa. Si vive ancora
con l'idea, con la fantasia, che Atene abbia inventato il teatro e la
democrazia in un colpo solo, come per magia. Si dice meno spesso che la
tragedia si è consumata con la luce del sole e che questa democrazia è
stata fondata sulla schiavitù e sulla guerra. Il punto è capovolgere il
teatro o invertire la direzione del sole.
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