|
A - I n f o s
|
|
a multi-lingual news service by, for, and about anarchists
**
News in all languages
Last 30 posts (Homepage)
Last two
weeks' posts
Our
archives of old posts
The last 100 posts, according
to language
Greek_
中文 Chinese_
Castellano_
Catalan_
Deutsch_
Nederlands_
English_
Francais_
Italiano_
Polski_
Português_
Russkyi_
Suomi_
Svenska_
Türkurkish_
The.Supplement
The First Few Lines of The Last 10 posts in:
Castellano_
Deutsch_
Nederlands_
English_
Français_
Italiano_
Polski_
Português_
Russkyi_
Suomi_
Svenska_
Türkçe_
First few lines of all posts of last 24 hours
Links to indexes of first few lines of all posts
of past 30 days |
of 2002 |
of 2003 |
of 2004 |
of 2005 |
of 2006 |
of 2007 |
of 2008 |
of 2009 |
of 2010 |
of 2011 |
of 2012 |
of 2013 |
of 2014 |
of 2015 |
of 2016 |
of 2017 |
of 2018 |
of 2019 |
of 2020 |
of 2021 |
of 2022 |
of 2023 |
of 2024
Syndication Of A-Infos - including
RDF - How to Syndicate A-Infos
Subscribe to the a-infos newsgroups
(it) Italy, FDCA, Cantier #27: Il caso Stellantis paradigma di come la guerra commerciale e competitiva del sistema economico capitalistico è logica di guerra - Cristiano Valente (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Sun, 21 Jul 2024 07:17:31 +0300
Il caos del sistema economico capitalistico, unicamente mirante a quote
maggiori di profitto, continua la sua inesorabile traiettoria.
Centralizzazione e concentrazione di capitali, riduzione dei salari,
finanziamenti delle compagini governative nazionali e sovranazionali a
sostegno degli oligopoli industriali, dazi doganali in un risiko non più
figurato, ma che ogni giorno si sta trasformando in una atroce realtà;
dall'Ucraina al Medio Oriente, alle martoriate terre africane.
Nel nostro numero del gennaio 2021 a proposito della fusione tra FCA
e PSA scrivevamo:"La fusione tra Fca e Psa,... rappresenta una
importante ed esemplare caratteristica del modo di produzione economico
capitalista, particolarmente significativo nell'attuale fase economica:
la centralizzazione di capitali. La centralizzazione è infatti
l'ingrandimento del capitale investito mediante acquisizione o fusione
di capitali ...
La centralizzazione consente di adeguarsi alla dimensione e alle
economie di scala rese necessarie dalla fase della concorrenza
capitalistica.
Lo scontro concorrenziale, endemico del modo di produzione
capitalistico, vieppiù accelerato dalla crisi economica, cerca
attraverso la riduzione dei costi di produzione, che a loro volta
richiedono economie di scala sempre più ampie, parte di recupero dei
profitti calanti e una posizione dominante monopolistica nel mercato.
Da questo la necessità di capitali di dimensioni sempre maggiori...
La fusione tra Fca e Psa crea un gruppo da più di 8 milioni di
autovetture, raggiungendo la massa critica per realizzare quelle
economie di scala che permettano di contrastare la concorrenza,
abbattendo i costi di produzione e quindi aumentando massa e saggio di
profitto. Il nuovo gruppo, Stellantis, si situa infatti al quarto posto
al mondo per capacità produttive, dopo Wolksvagen Group con 10,97
milioni di veicoli, seguita da Toyota con 10,74 milioni, Renault, e
la Nissan con 10,06 milioni e prima di General Motors con 7,72milioni
di veicoli, della Hyundai con 7,20 milioni, Ford con 5,39 milioni e
Honda con 5,17 milioni di auto prodotte. Inoltre quello che conta
nella industria automobilistica odierna è la capacità di abbattere il
costo degli investimenti per la transizione tecnologica e energetica. ...
In pratica la fusione permette, nello stesso tempo, a Fca di superare la
sua arretratezza tecnologica "verde", dovuta agli scarsi investimenti, e
a Psa di internazionalizzarsi, rendendo il nuovo gruppo veramente mondiale.
Per queste ragioni la fusione ha rappresentato una necessità per
entrambi i gruppi, in un momento così difficile di transizione per
l'industria di massa e in particolare per il settore auto. Il nuovo
gruppo Stellantis, che manterrà tutti i precedenti marchi delle
rispettive case automobilistiche, si presenta quindi come un gruppo
multinazionale di 400mila lavoratori di cui 86mila in Italia con realtà
produttive in tutto il mondo: in Francia, Italia, Germania, Polonia,
Serbia, Usa, Canada, Messico, Brasile, Argentina, Turchia, India e Cina.
Alla testa del gruppo ci sarà Carlo Tavares, già amministratore delegato
di Psa mentre John Elkann di Fca sarà presidente in un consiglio di
amministrazione di 11 componenti. Ancora una volta le sorti dei
lavoratori sono legate all'ennesimo piano industriale che Stellantis
dovrebbe presentare entro l'estate." (1)
Inutile dire che questo fantomatico piano industriale si è perso, come
tutti i piani industriali precedenti, nelle stanze delle ripetute ed
inconcludenti trattative ministeriali e con i diversi e susseguenti
incontri con le dirigenze nazionali sindacali. Nella realtà degli
accadimenti Stellantis dal 2021 ad oggi ha incentivato
prepensionamenti e ridotto la produzione in quasi tutti gli impianti
industriali nazionali, e negli ultimi incontri con il Ministro Urso a
capo del Mimit (ex Ministero dello Sviluppo Economico, oggi denominato
Ministero delle Imprese e del Made in Italy) e le stesse dirigenze
sindacali a Torino il 28 maggio scorso, non ha ancora chiarito con
precisione i suoi piani. Ciò che appare sicuro, infatti, è che
Stellantis intende assemblare a Torino Mirafiori Fiat 500 ibride, non
solo elettriche, mentre per la fabbrica di Melfi è prevista una Jeep
anch'essa ibrida; "ma queste indicazioni non basteranno affatto a
saturare gli impianti" è l'amara constatazione dei dirigenti sindacali a
seguito dell'incontro.
Infatti mentre nello stabilimento campano a Pomigliano, non è previsto
alcun modello elettrico ma esclusivamente la continuazione della
produzione della Panda fino al 2029, a Cassino dove pare sia previsto un
nuovo modello elettrico, anche se non ancora meglio specificato,
verrebbero assegnati modelli di lusso, la cui domanda potrebbe non
essere così elevata da giustificare la tenuta occupazionale. Non
casualmente, a seguito delle previste risorse governative definite per
gli incentivi auto, che partiranno proprio nei primi giorni di giugno e
che ammontano a un miliardo di euro, Stellantis aggiungerà offerte
specifiche, con l'iniziativa "Diamo valore al Made in Italy", proprio
per i brand Fiat e Jeep. Ma ancor più concretamente il Ceo Tavares ha
altresì comunicato che da settembre Stellantis opererà da
distributore in nove paesi europei, inclusa l'Italia, del brand
Leapmotor, (la formula è quella di una joint venture 51-49) casa
automobilistica cinese, fondata nel dicembre 2015 con sede a Hangzhou,
specializzata nella costruzione di auto elettriche a basso costo.
L'azienda franco italiana metterà a disposizione di Leapmotor la sua
rete di centri di assistenza e di concessionari, che entro il 2027
dovrebbero esporre sei modelli con il marchio cinese. Lo scorso ottobre
Stellantis è diventata azionista di Leapmotor, rilevandone il 20% con un
investimento di 1,5 miliardi di euro. Come si evince la competizione, in
particolare nel nuovo mercato dell'auto elettrica, sarà agguerrita e
determinerà ulteriori sconvolgimenti nelle filiere produttive nazionali
ed internazionali. A fronte di questa guerra, per ora commerciale, sia
gli USA che la stessa UE, pensano di rispondere con la vecchia e nota
strategia dei dazi doganali. Gli Stati Uniti hanno già definito e
presentato il 14 maggio nuovi pesantissimi dazi su una serie di beni di
importazione cinesi tra cui i veicoli elettrici. La Commissione europea
ha avviato lo scorso ottobre un'indagine sugli aiuti di Stato che
rendono più competitive le auto prodotte in Cina, il che in teoria
dovrebbe portare a un rialzo dei dazi europei, fermi per ora al 10%.
Chiaramente la Cina ha prontamente risposto con altrettanta moneta
rivedendo ed alzando anch'essa i dazi sui prodotti importati dall'Europa
e dagli stessi USA, portandoli al 15% e prevedendo di arrivare fino al
25% in linea con le regole della Wto, l'Organizzazione mondiale del
commercio. Di questa vera e propria guerra commerciale a risentirne di
più nel mercato cinese, per ora, sono soprattutto i marchi di lusso
europei come Porche, BMV e Mercedes Benz Group, sulle vetture alimentate
a benzina che hanno subito per ora aumenti fino al 25%. Infatti nelle
ultime settimane si sono moltiplicate le prese di posizione
dell'industria dell'auto soprattutto tedesca e di esponenti politici, a
cominciare dal cancelliere Olaf Scholz, che indicano la necessità di
non perseguire una risposta commerciale colpo su colpo verso Pechino.
L'industria tedesca dell'auto basa un terzo circa del suo business sul
mercato cinese. Diversamente la Francia che in questo momento non ha
grossi numeri nel mercato cinese è dichiaratamente a favore di una
stretta. Invece altri paesi interessati agli investimenti cinesi nel
proprio territorio temono ritorsioni commerciali da parte di Pechino.
Esemplare il caso ungherese. Qui il leader mondiali delle batterie per
auto, la cinese Contemporary Amperex Technology Co. Limited, nota con
l'acronimo CATL, prima produttrice al mondo di batterie per veicoli
elettrici (EV) fornitrice di Tesla, oltre che di Volkswagen e BMW e la
casa automobilistica, sempre cinese, BYD (Build Your Dreams) leader
nella produzione di veicoli elettrici ed ibridi, la prima azienda al
mondo a produrre su grande scala un veicolo ibrido plug-in, già nel
2008, stanno realizzando importanti impianti di produzione. Per CATL si
tratta di un investimento da oltre 7 miliardi di euro, per la più grande
gigafactory europea (100 GWh). Ci sono anche EVE Power - sempre
batterie, principalmente per Bmw, e investimenti per un miliardo - e la
casa automobilistica Nio, attiva dal 2014 con sede a Shanghai,
specializzata nella progettazione e sviluppo di veicoli elettrici, che
in Ungheria produce in particolare stazioni di scambio batterie. Come si
vede gli interessi di alcune nazioni europee collimano con l'interesse e
la necessità delle industrie automobilistiche cinesi di produrre
direttamente in Europa, proprio per aggirare gli eventuali dazi,
nonostante la narrazione fintamente sovranista dei partiti governativi,
e buona per i comizi elettorali e per le chiacchiere nei talk show, ma
totalmente contraddittori dei processi economici reali, i quali vedono,
sollecitare l'ingresso di multinazionali straniere nei loro territori, a
partire dalla stessa Ungheria di Victor Orban o come lo stesso Ministero
delle Imprese e del Made in Italy, che sponsorizza l'ingresso della
multinazionale Ucraina del settore minerario e siderurgico Metinvest per
una eventuale soluzione dell'acciaieria di Piombino e della stessa ex
Ilva di Taranto oggi Acciaierie d'Italia, mandando inoltre solo pochi
giorni fa, una delegazione ufficiale in Cina per verificare la
possibilità di lanciare una filiera di produzione in Italia da parte di
una tra le decine e decine di case cinesi come un secondo produttore,
oltre a Stellantis. Le trattative si sono aperte con Dongfeng Motor
Corporation, azienda cinese produttrice di automobili con sede a Wuhan,
una tra le prime 4 produttrici di automobili, nell'ipotesi di far si
che la produzione di auto e veicoli commerciali in Italia arrivi al
massimo della capacità installata di circa 1,5 milioni di mezzi
all'anno. Dongfeng, fra l'altro, la cui strada si era già intrecciata
con quella di Stellantis, avendo il gruppo statale cinese nel 2014
acquistato il 14% del pacchetto azionario di PSA, ceduto dalla famiglia
Peugeot, e che oggi mantiene una partecipazione dell'1,5% nella
multinazionale nata dalla fusione tra la casa francese e Fiat Chrysler,
ha richiesto al governo italiano "di avere ampia disponibilità dei porti
di Brindisi e Taranto (quest'ultimo è uno storico obiettivo cinese),
anche per importare batterie made in China per gli impianti italiani",
(2) porti dove, con ogni probabilità, arriveranno le vetture a marchio
Leapmotor, commercializzate da Stellantis. La competizione economica a
livello mondiale, su un solo seppur importante e significativo segmento
come quello dell'automotive, è aspra e dura e smuove interessi ed
appetiti di intere nazioni. Si pensi solo gli interessi che possano
smuovere e che intrecciano le strategie economiche energetiche
che sono state fra le principali motivazioni delle guerre guerreggiate
nel Medio Oriente ed oggi in Ucraina, coincisa non casualmente con il
sabotaggio e l'esplosione del gasdotto Nord Stream, principale via di
approvvigionamento di gas naturale dalla Russia verso la Germania ed il
resto d'Europa, Italia compresa. Poiché ad ogni fase economica
corrisponde una sua fase politica e culturale , anche questa lotta fra
nazioni, lo scontro imperialistico, la guerra guerreggiata, come
intrinseca conseguenza di lotte economiche e commerciali, ha generato ed
ha avuto necessità di giustificazione ideologica attraverso la teoria
del "darwinismo sociale", come una sorta di legittimazione naturale dei
fenomeni sociali e politici con quelli vitali ed animali. Il Darwinismo
sociale, teoria nata alla fine del secolo decimo nono in un'Europa ormai
alla vigilia della catastrofe della prima grande guerra, mutuata dalla
teoria dell'evoluzione "survival of the fittest" (la sopravvivenza del
più forte) di Darwin, ma trasportata nella società umana, vede nelle
ineguaglianze sociali e nelle guerre di conquista nient'altro che
l'applicazione alla specie umana del principio della selezione naturale
e sul piano politico servì a giustificare il colonialismo, l'eugenetica,
il fascismo e soprattutto il nazismo, non casualmente tutt'oggi,
rappresenta il substrato ideologico del capitalismo. Infatti senza
alcuna ritrosia, non dovendo accattivarsi alcuna platea elettorale lo
stesso Tavares, nello spiegare le ragioni intrinseche di queste manovre
economiche e finanziarie, della multinazionale di cui é a capo, afferma:
"Non stiamo discutendo di un periodo darwiniano, lo stiamo vivendo. La
battaglia sui prezzi con le rivali asiatiche sarà molto dura",
aggiungendo che "quando si lotta per assorbire un 30% di vantaggio
competitivo sui costi a favore dei cinesi, ci possono essere conseguenze
sociali. Ma i governi europei, non vogliono affrontare questa
realtà".(3) A fronte di queste lapidarie argomentazioni di uno fra i
massimi rappresentanti dell'agglomerato produttivo e finanziario
mondiale e della immensa ragnatela di interessi economici e finanziari
che caratterizzano l'economia capitalistica ci pare che niente possa
giustificare il convincimento di trovarsi in una nuova e variata fase
del modo di produzione capitalistico. Né quella che viene indicata come
una nuova "supplychain" cioè una nuova catena di approvvigionamento,
effettivamente parzialmente modificata successivamente alla pandemia, né
quella che viene indicata come "reshoring" ovvero il fenomeno di
rientro a casa delle diverse fasi della produzione, fenomeni questi
certamente presenti ed attivi nello scenario economico mondiale, ma che
non indicano affatto particolari nuove strategie economiche o nuovi
paradigmi del sistema economico, ma unicamente strategie transitorie,
parziali e contingenti, al fine di una maggiore accumulazione del
capitale. Ciò che necessariamente rimane fondamentale per il capitalismo
sono sempre ed unicamente i costi della manodopera, i salari della
classe lavoratrice, la produzione massima di plusvalore dal lavoro
umano, come ci ricorda con estrema franchezza e sfrontatezza il Ceo di
Stellantis, Tavares. Per i militanti della lotta di classe non vi è
altro che riannodare cocciutamente le fila di una battaglia economica,
nazionale ed internazionale per migliori ed egualitarie condizioni
salariali, attraverso una nuova e reale unità dei lavoratori. Lotta
economica per migliori condizioni di lavoro e di vita per le donne e
le nuove generazioni; quindi lotta politica per il superamento del
sistema economico capitalista, per una società basata sulla radicale
riorganizzazione sociale basata sulla comunione dei beni, sul godimento
in comune dei frutti del comune lavoro da parte dei produttori, senza
che alcuno possa appropriarsi del capitale sociale per suo esclusivo
interesse. Una società in cui il macchinismo e la tecnologia non abbiano
lo scopo di ridurre il numero dei lavoratori necessari per fabbricare
lo stesso numero di merci, oppure per produrre più merci con lo stesso
numero di ore di lavoro e di lavoratori, ma al servizio della società
umana tutta e non strumento per una maggiore produttività del capitale
investito. Una società, quindi con orari di lavoro ridotti e funzionali
esclusivamente al soddisfacimento delle comunità e per la liberazione ed
il superamento dei lavori più gravosi e pesanti e non per maggiore
sfruttamento del lavoro umano; in sostanza per il raggiungimento del
progetto comunista libertario attraverso l'autogoverno e l'autogestione
dei produttori.
Note
(1)https://www.comunismolibertario.it il CANTIERE gennaio 2021 - Gruppo
Stellantis
(2)https://www.corriere.it Economia imprese Corriere della Sera - 14
maggio 2024
(3)https://www.ilsole24ore.com/art/auto-e-dazi-cina-avvisa-borsa-pa
ilcantiere@autistici.org
https://alternativalibertaria.fdca.it
________________________________________
A - I n f o s Notiziario Fatto Dagli Anarchici
Per, gli, sugli anarchici
Send news reports to A-infos-it mailing list
A-infos-it@ainfos.ca
Subscribe/Unsubscribe https://ainfos.ca/mailman/listinfo/a-infos-it
Archive http://ainfos.ca/it
- Prev by Date:
(it) France, UCL AL #350 - Antipatriarcato, islamofobia e sessismo di Stato: una legge discriminatoria che continua a far discutere (ca, de, en, fr, pt, tr)[traduzione automatica]
- Next by Date:
(it) Bulgaria, FAB: Sul fronte del Medio Oriente - S (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
A-Infos Information Center