|
A - I n f o s
|
|
a multi-lingual news service by, for, and about anarchists
**
News in all languages
Last 30 posts (Homepage)
Last two
weeks' posts
Our
archives of old posts
The last 100 posts, according
to language
Greek_
中文 Chinese_
Castellano_
Catalan_
Deutsch_
Nederlands_
English_
Francais_
Italiano_
Polski_
Português_
Russkyi_
Suomi_
Svenska_
Türkurkish_
The.Supplement
The First Few Lines of The Last 10 posts in:
Castellano_
Deutsch_
Nederlands_
English_
Français_
Italiano_
Polski_
Português_
Russkyi_
Suomi_
Svenska_
Türkçe_
First few lines of all posts of last 24 hours
Links to indexes of first few lines of all posts
of past 30 days |
of 2002 |
of 2003 |
of 2004 |
of 2005 |
of 2006 |
of 2007 |
of 2008 |
of 2009 |
of 2010 |
of 2011 |
of 2012 |
of 2013 |
of 2014 |
of 2015 |
of 2016 |
of 2017 |
of 2018 |
of 2019 |
of 2020 |
of 2021 |
of 2022 |
of 2023
Syndication Of A-Infos - including
RDF - How to Syndicate A-Infos
Subscribe to the a-infos newsgroups
(it) Sicilia Libertaria: Cinema, Hill of Vision (2022) di Roberto Faenza (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Wed, 22 Mar 2023 07:36:32 +0200
Il cinema italiano soffre d'imbecillità cronica... un disturbo della personalità
che si manifesta nella maggior parte dei film che si producono per
l'assoggettamento alla fatalità, alla banalità e alla rassegnazione di un
pubblico sempre più assuefatto alla civiltà dello spettacolo nella quale si sente
protagonista... più o meno consapevolmente... è il risultato di
un'analfabetizzazione filmica senza autori né poeti che ormai ha cancellato la
grande storia del cinema italiano come memoria e si è rifugiato nello snobismo di
sinistra - si fa per dire, poiché la sinistra è da tempo ancorata a tutti gli
sfruttamenti, oppressioni e corruzioni del neoliberismo - o nella marcescenza di
prodotti più stupidi dei suoi consumatori.A riscattare i giorni della Tenebra
infiniti... Qohélet, diceva... sono poeti del cinema che portano lo sguardo dove
va il cuore, come Roberto Faenza, uno dei pochi notevoli cineasti (come Giorgio
Diritti, Pietro Marcello o Alice Rohrwacher) che ha continuato la sua politica
d'autore fin dai suoi esordi (Escalation, 1968; H2S, 1969; Forza Italia, 1977; Si
salvi chi vuole, 1980), e attraverso opere come Jona che visse nella balena,
1993; Prendimi l'anima, 2002, I viceré, 2007; Un giorno questo dolore ti sarà
utile, 2011; Anita B., 2014; La verità sta in cielo, 2016 o Hill of Vision), ha
mostrato il male senza fine fatto sotto il sole d'ogni potere... dove la menzogna
è diritto e il tempo delle pietre scagliate contro gli ultimi della Terra, un
serraglio di abomini che la cultura dominante tende a cancellare, se non ha
riprodurre in grande formato. Faenza ha incrinato ogni eccesso di sofferenza e di
crimine e lo ha svergognato di fronte a se stesso. Hill of Vision racconta la
storia formidabile di un ragazzo analfabeta che ha affrontato l'arroganza del
fascismo, le crudeltà della seconda guerra mondiale e l'emarginazione della
migrazione, al quale è stato riconosciuto il Premio Nobel per la medicina nel
2007 (insieme ai colleghi Martin Evans e Oliver Smithies), si chiama Mario
Capecchi. Nasce in Italia nel 1937 da una breve relazione tra un militare,
fanatico fascista, Luciano Capecchi, e l'americana Lucy Ramberg, poetessa e
militante nella resistenza in Alto Adige. Il padre di Mario viene inviato a
combattere in Libia e nel 1941, la madre, poco prima di essere arrestata e
rinchiusa in un campo di concentramento nazista, affida il bambino a una famiglia
di contadini, una volta finiti i soldi e il timore che Mario venisse scoperto dai
fascisti perché ebreo, lo lasciano andare per le strade infestate dalla guerra...
qui incontra altri ragazzini sbandati e vive di piccoli furti... quando ruba un
pezzo di carne da una macelleria bombardata, viene preso e affidato a un
orfanotrofio di preti. A guerra finita si ricongiunge alla madre ed emigrano
negli Stati Uniti, in una comunità di quaccheri, Hill of Vision. Il ragazzo si
trova ad affrontare i problemi d'inserimento nella scuola, in quanto "italiano".
L'internamento del campo nazista ha minato la salute della madre, ma grazie
all'amore della famiglia dello zio fisico che trasmette a Mario la passione per
la scienza, oggi è Distinguished Professor presso la School of Medicine
dell'Università dello Utah.
Per Roberto Faenza, il messaggio del film è chiaro: "Se ce l'ha fatta Mario,
partendo da una condizione così estrema, allora possiamo farcela anche tutti noi.
Basta saper essere resilienti', ovvero non darsi per vinti, mai". La
condivisione, la fraternità l'accoglienza non si possono vendere né comprare...
poiché raggiungere il fondo per molti può essere anche l'inizio... la fioritura
di un uomo si accompagna all'amore che incontra nella vita e all'eternità del
giusto che l'annoda al destino oltraggiato di molti rifugiati che cercano riparo,
accoglienza, ascolto nella nuova comunità.
La sceneggiatura di Hill of Vision, scritta da Faenza con David Gleeson, poggia
su una partitura filmica solida, asciutta e le inquadrature del regista
descrivono i momenti storici senza orpelli né infiltrazioni spettacolari...
un'essenzialità estetica che segue il linguaggio del bambino prima e del ragazzo
poi... il regista lavora sul respiro dell'infanzia turbata e ne esce un ritratto
di vita che s'interroga sulla cattività della guerra. I giorni passati nelle
strade del bambino sono attraversati dalla solitudine, dalla tenerezza,
dall'abbandono, ma visti fuori da ogni sorta di vittimismo... l'amore del bambino
per la madre è al fondo della sua rinascita e del risveglio del ragazzo che si
farà uomo in America e diventerà uno scienziato. La fotografia di Giuseppe
Pignone è di pregevole fattura... lavora sui marroni, sui verdi, sui gialli-rossi
e depone il film una visione liberata da ogni eccesso descrittivo... avvolge gli
attori nel guscio della storia che interpretano e li accompagna nel profumo di
realtà di un'esistenza sognata che non è degli angeli ma della vita quotidiana
dei semplici di spirito... uno sguardo amorevole che trasluce sul pozzo
d'infanzie difficili, lasciando aperta, ma non vinta, la ferita del dolore.
Il montaggio armonico di Walter Fasano dà al film un'andatura emozionale,
incrocia forme e contenuti in uno stile sempre addosso alla materia trattata...
con la musica di Andrea Guerra coniuga l'immagine al suono, il gesto alla parola,
la tragedia alla speranza e, più ancora, insieme vanno a comporre un'espressione
poetica che irrobustisce la magnifica narrazione filmica di Faenza.
L'attorialità si dispiega nella regalità contenuta di Laura Haddock (Lucy
Ramberg, madre di Mario), Edward Holcroft (Edward Ramberg, lo zio), Elisa
Lasowski (Sara Sargent Ramberg, la zia), Francesco Montanari (Luciano Capecchi,
il padre di Mario), Jake Donald - Crookes, (Mario da ragazzo), Lorenzo Ciamei
(Mario da bambino), Rosa Diletta Rossi (Anna, l'amica e l'amore di Mario
bambino). Il volto, il corpo, l'atteggiamento di Mario bambino ricorda non poco e
bene, Jackie Coogan ne Il monello (The Kid, 1921) di Charlie Chaplin, ma senza la
maliziosa inclinazione alle lacrime abituale a Charlot... quasi a dire che
l'amore non è là dove si staglia, ma dove si libera dal peso delle costrizioni,
delle sottomissioni, delle brutture inflitte all'innocenza.
Ci appare piuttosto strano che certi critici-cinefili abbiano riscontrato nel
film di Faenza la dolcificazione cartolinesca o l'interpretazione marionettisica
dei personaggi o una scarsa consistenza di carattere di tutto il film... In
quanto a noi, Hill of Vision è parso una lezione limpida di pedagogia della
libertà dove il sentimento si mescola alla grazia e denuncia l'imbecillità a
tutti i livelli... c'è un criminale in ogni santo del fanatismo e un martire in
ogni cretino incapace di comprendere che la secolarizzazione delle lacrime non è
un'eredità ma un'imposizione del pensiero dominante... i retroscena delle guerre
non interessano a nessuno, meno che mai ai fautori dell'ordine ossessionati da
ideologie e fedi che portano al macello degli indifesi.
Non capiranno mai la storiella di quel filosofo (o era un ubriaco di porto, non
ricordo bene?) che diceva: - Ebbe l'orgoglio la forza e la dignità di non
comandare mai, di non disporre di niente e di nessuno, di non possedere nulla di
ciò che era dell'altro e di mettere anche ciò che aveva in comune... chiedeva di
vivere senza padroni né servi, non diede né ricevette ordini... diceva che in una
società altamente organizzata non ci sono classi, né sfruttati né sfruttatori, né
oppressori né criminali... tutto è messo a servizio della comunità e i bambini,
prima di ogni cosa imparano a non obbedire sul sangue versato dai grandi -.
Pino Bertelli
https://www.sicilialibertaria.it/
________________________________________
A - I n f o s Notiziario Fatto Dagli Anarchici
Per, gli, sugli anarchici
Send news reports to A-infos-it mailing list
A-infos-it@ainfos.ca
Subscribe/Unsubscribe https://ainfos.ca/mailman/listinfo/a-infos-it
Archive http://ainfos.ca/it
- Prev by Date:
(it) Italy, Galatea Anarchists: Volantini - 8 Marzo (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
- Next by Date:
(it) Italy, Anarres: ROTTA ALPINA. TORMENTA ALLA FRONTIERA (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
A-Infos Information Center