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(it) Greece, protaanka ac: Non è lutto nazionale - Non è il momento infausto (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Fri, 17 Mar 2023 13:23:01 +0200


Nelle statistiche statali sulla morte migliaia sono le persone che perdono la vita e sono classificate come numeri senza menzioni e tamburi. La notizia della loro morte non è che un breve accenno nei notiziari e nelle colonne dei servizi che viene presto dimenticato. "Infortuni" sul lavoro, morti ai confini e in mare, suicidi per motivi di classe, omicidi di immigrati nell'A.T. sono solo alcuni degli esempi di persone che muoiono non come "eroi" e "leggende nazionali" ma come "numeri" e "brevi notizie" che solo pochi e soprattutto chi gli è vicino ricordano. A volte ci sono quei morti che non possono essere annegati nell'indolore numerico delle statistiche statali, non perché lo Stato diventi improvvisamente "sensibile" ma perché le sue responsabilità non possono essere insabbiate. E poi la dichiarazione di "lutto nazionale", le menzioni e il rullo dei tamburi sorgono come lo sporco mezzo per lavare via le sue responsabilità.

Ci sono innegabilmente morti per disastri naturali con o senza responsabilità dello Stato. Ci sono morti per "errori umani", per "momenti sfortunati" e per "coincidenze fatali". Ma ci sono anche morti che possono ben essere definite crimini di Stato e di classe. L'indicibile tragedia che si è consumata a Tempe è uno di questi casi, un crimine premeditato che i lavoratori attraverso i loro organismi sindacali hanno avvertito che era solo questione di tempo prima che accadesse. Hanno infatti salvato non solo l'incidente ma anche le "lacrime di coccodrillo" dei politici. Nessuno può fingere ignoranza, e nessuno è moralmente e socialmente giustificato ad addossare ad un solo funzionario l'onere della colpa quando si tratta di un reato con responsabilità strutturali dello Stato, calpestando una strategia di lunga data di svalutazione delle risorse e che miracolosamente non ha avuto ha finora provocato altre morti di lavoratori e passeggeri nei numerosi esempi di "incidenti" che l'avevano preceduto. Non bastano certo nemmeno le dimissioni pretenziose e comunicative per placare la giusta rabbia sociale e la sostituzione delle persone in cariche ministeriali con la stessa politica borghese e i capitalisti che restano sul fuoco.

Se qualcosa è certo e largamente radicato nella coscienza della maggioranza sociale, anche in un modo generale di accettare la situazione, è che lo Stato, i capitalisti ei governi sono responsabili delle morti a Tempe. Dalla privatizzazione della birra OSE nel contesto degli impegni del memorandum "first time left" e dei trionfalismi di Tsipras all'epoca, alle dichiarazioni dei funzionari di Nuova Democrazia come ad es. di Hatzidakis, intrecciate con disegni di legge anti-operai per la "sanificazione" dell'OSE grazie alla cessione del "business più problematico d'Europa", le responsabilità del governo e dello Stato sono un dato di fatto e sono state pubblicamente assunte. I colpevoli sono in parlamento, nei posti di governo e nelle aziende capitaliste. Hanno nomi e indirizzi. Sono tutti coloro che, per amor di lucro, hanno svalutato ogni misura di sicurezza, lasciato posti a corto di personale, abbandonato le ferrovie in condizioni di esercizio medioevali mentre il progresso tecnologico ha raggiunto livelli inimmaginabili in un brevissimo tempo storico.

In quei vagoni in cui tante persone della nostra classe hanno perso la vita e tante altre sono ancora ignorate o gongolanti, potrebbe essere chiunque di noi. Queste righe dei sapiotrains del "consolidamento neoliberista" non sono usate da chi ha ricchezza, potere e posizioni, motivo per cui il lutto non è "nazionale" ma lutto di classe, popolare, sociale, per i nostri simili. Se questi bastardi li usassero non si urterebbero, non si coordinerebbero in quel modo antiquato, e l'istinto popolare lo sa fin troppo bene. Gli occupanti si sarebbero goduti la sicurezza del viaggio tra l'odore del caviale piuttosto che l'odore delle lamiere bruciate tra urla, dolore e orrore della morte. Il mondo dello Stato e della borghesia e il nostro mondo, il mondo del lavoro, della fatica, dell'incertezza dentro questo mondo ma sempre pieno di speranza i giovani sono separati dal sangue. Sono mondi inconciliabili, mondi in costante conflitto, mondi in guerra fino al predominio finale del nostro mondo, quello della libertà, dell'uguaglianza, della giustizia sociale, del mutuo soccorso, dell'anarchia.

Nonostante i tempi siano difficili e la nostra etica sociale, di classe e rivoluzionaria imponga immediate risposte di sdegno, dobbiamo dire che di fronte al dilemma sistematicamente circoscritto tra il "piccolo Stato" neoliberista e lo Stato "grande" socialdemocratico che sta riemergendo, il nostro la risposta è chiara: niente stato! La necessità di elaborare un piano di socializzazione diretta delle risorse, dei servizi e dei mezzi di produzione, non per erigere "isole di libertà" ma all'interno di un programma rivoluzionario di ribaltamento, è più urgente che mai. Tutti per tutti, da noi per noi, solo noi stessi possiamo costruire il mondo sulla boa dei nostri bisogni e desideri, per il bene collettivo e non per il guadagno individuale di pochi.

Lo dobbiamo ai morti della nostra classe, a ogni essere umano perduto, lottare per un mondo migliore. Entrambi rivendicano direttamente tutto ciò che migliorerà le nostre condizioni di vita e guardano al completo rovesciamento del mondo sfruttatore, oppressivo e ingiusto esistente. Perché, l'onore per i nostri simili esseri umani morti è la lotta contro il costante crimine di classe e le ingiustizie sociali che derivano da questo sistema marcio e obsoleto del capitalismo e dello stato e non in alcun modo il suo mantenimento e perpetuazione.

Sosteniamo tutti i movimenti

Violenza alla violenza del potere

Per prendere la ricchezza nelle nostre mani

Iniziativa dei Santi Anarchici Anargyro - Kamaterou

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