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(it) Italy, Sicilia Libertaria: Israele. Intervista ad un compagno di Ter Aviv - Torna l'incubo Netanyau (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]

Date Thu, 2 Feb 2023 08:59:36 +0200


In Israele è tornata al potere la destra più radicale e xenofoba. Questo vuol dire che le politiche già fortemente antipalestinesi e illibertarie del governo uscente subiranno una sferzata in senso militarista e del consolidamento dell'occupazione delle terre palestinesi e dell'espulsione dei legittimi abitanti. Assieme al Likud di Benjamin Netanyahu sono entrati nel governo il partito Otsma Yehudi (Potere Ebraico), il Partito Sionista Religioso e il partito Noam, costituendo una coalizione di fanatici integralisti e fascisti. ---- Su questa situazione abbiamo intervistato un compagno di Tel Aviv. ---- 1) Dopo le recenti elezioni politiche, Netanyahu è tornato al potere sostenuto dall'estrema destra; cosa possiamo aspettarci da questo nuovo governo in merito alla questione dei diritti civili, delle relazioni israelo-palestinesi e dei territori occupati?

Mentre sto scrivendo queste righe il nuovo governo, non è ancora entrato ufficialmente al potere - accadrà solo nei prossimi giorni. Un mio amico ha scritto qualcosa che cattura i sentimenti di molti israeliani in questo momento:

"Qual è la differenza tra il nuovo governo e un incubo? Non c'è bisogno di aspettare che inizi un incubo...". Poiché il nuovo governo è considerato, almeno sulla carta, come il più religioso, fascista e corrotto che abbiamo mai avuto, possiamo aspettarci che accadano cose molto brutte su tutte le questioni menzionate: cercheranno di cambiare la legge e controllare l'alta corte suprema israeliana, chiudere le organizzazioni per i diritti umani e di sinistra, reprimere il dissenso, eliminare gli studi "progressisti" dal sistema di istruzione pubblica, in particolare tutto ciò che è connesso alle questioni di genere, sostenere una politica ultra capitalista, dare mano libera a polizia, soldati e coloni per essere ancora più violenti e mortali con i palestinesi e, cosa più importante per Netanyahu, liberarlo dal processo che sta affrontando per abuso di fiducia, tangenti e frode. Tutta ciò che ho citato faceva parte del programma elettorale dei politici del nuovo governo. Se lo faranno davvero è ancora da vedere.

2) Esiste un'opposizione non parlamentare (radicale e libertaria) che cerca di opporsi alle politiche razziste e militariste del governo?

C'è una piccolissima minoranza di attivisti che va alle proteste in Cisgiordania, partecipa ad azioni di solidarietà, rifiuta il servizio militare e così via. E ci sono anche le ONG che documentano le violazioni dei diritti umani nei territori occupati e la discriminazione della popolazione palestinese all'interno di Israele. Tutti quelli sopra menzionati sono bersagli del nuovo governo ma rappresentano solo un piccolo segmento della società israeliana. D'altra parte c'è un antagonismo di massa nei confronti del nuovo governo da parte di elementi più tradizionali della società (ad esempio dai liberali, dalla sinistra sionista e dalle organizzazioni dei lavoratori) ed è lecito prevedere che il momento in cui il nuovo governo tenterà di apportare cambiamenti "radicali", per esempio cancellando il potere dell'alta corte israeliana e sottomettendo i giudici ai politici, ci saranno proteste e scontri nelle strade. Questo aprirebbe un dilemma per i radicali: dovrebbero unire le loro forze con le persone e i partiti che vogliono opporsi all'estrema destra solo per riportare Israele alla "normalità"? Una normalità che include, tra le altre cose, l'occupazione dei territori di milioni di palestinesi, i tribunali militari, la detenzione amministrativa e le uccisioni quasi quotidiane da parte dell'esercito. Personalmente, penso che i radicali dovrebbero unirsi al futuro movimento di protesta e plasmarlo dall'interno. Sai come inizia una lotta ma non sai come finirà... I cambiamenti per i quali il nuovo governo sta spingendo renderebbero la nostra società ancora più oppressiva, autoritaria e potrebbero aprire la porta a una dittatura all'interno di Israele.

3) Esistono movimenti che collaborano attivamente con la resistenza palestinese, o comunque con gruppi palestinesi non legati ad Hamas?

Non c'è alcun collegamento (per quanto ne so) con gruppi armati palestinesi. Ci sono legami con comunità in lotta, con comitati popolari, con contadini, attivisti e accademici. In una giornata molto favorevole la sinistra radicale israeliana può mobilitare alcune centinaia di persone per una manifestazione in Cisgiordania. Ma la maggior parte delle volte solo una manciata di attivisti è lì per aiutare contro gli attacchi dei coloni. Ultimamente questi stessi attivisti sono stati così delegittimati che i coloni e i soldati si sentono abbastanza al sicuro da attaccare anche loro. Ci sono molte ONG che lavorano su questioni relative ai diritti umani riguardanti i palestinesi e ci sono anche partiti politici congiunti di cittadini palestinesi di Israele con cittadini ebrei, organizzazioni di base e così via. Eppure è ovvio che le organizzazioni esistenti non sono riuscite a fermare il deterioramento della situazione ed è disperatamente necessaria una nuova visione.

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