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(it) Italy, Sicilie Libertaria #452: LA CRISI IDRICA NELL'AGRIGENTINO (ca, de, en, pt, tr)[traduzione automatica]
Date
Thu, 14 Nov 2024 08:48:09 +0200
Il 29 settembre del 2019 l'ATI (organo di governo) rappresentata dai 43
sindaci della provincia di Agrigento, riunitasi in assemblea deliberava
all'unanimità la gestione pubblica del servizio idrico integrato. ---- I
presenti in aula esultammo e la gioia per aver vinto la battaglia fu
immensa. Oggi, dopo 2 anni di gestione, tirando le somme possiamo dire
che AICA (organo di gestione) ha fallito. ---- Le motivazioni che hanno
determinato il fallimento sono diverse. Da premettere, che, nonostante
ciò, siamo sempre a sostegno dell'acqua pubblica. Il capitale iniziale
con cui AICA era partita fu di 20.000 EUR, cifra irrisoria per
l'azienda, definita la più grande e la più importante della provincia di
Agrigento. Una pianta organica formata da 300 dipendenti la cui voce
spesa superava tutte le altre. Appena insediatasi aumentò la tariffa del
6% motivandolo col caro energia. In aiuto ad AICA era intervenuta la
regione Sicilia con Musumeci proponendo un prestito di 10 milioni di EUR
pagabile in 5 anni. Sic! Poteva erogarli a fondo perduto. Invece no!
Quel Musumeci che a Roma si vide bocciati 31 progetti tra i quali
rientravano anche progetti per le reti idriche: persi 350 milioni di
EUR, nessun progetto a breve, medio e lungo termine realizzato. Però è
andato avanti lo stesso e con la siccità peggio di prima. La sua
attività si è limitata a piccoli interventi manutentivi quali la
riparazione dei guasti della rete colabrodo.
Persi 50 milioni di EUR per aver presentato in ritardo (scadenza
31.12.2023) il progetto che prevedeva finalmente la realizzazione della
rete idrica nuova. Nella maggior parte dei comuni il pagamento è
forfettario, ritenuto dalla legislazione italiana illegale.
All'orizzonte l'impianto dei 22.000 apparecchi idrometrici, o contatori,
tarda ad arrivare. Nessuna progettazione per lo svaso, sghiaiamento e
sfangamento delle dighe. Se fossero state collaudate e pulite in tempo
come stabilisce il D.L. 3 aprile 2006 n.152 comma 2 art. 114 oggi
avremmo avuto la riserva idrica sufficiente per fronteggiare la siccità.
I dati drammatici al 20.09.24 sono i seguenti: gli invasi siciliani
contengono l'8%, equivalente a 60 milioni di metri cubi d'acqua su 750
milioni di metri cubi che normalmente dovrebbero contenere. Così
continuando, se non piove, nonostante i razionamenti e i turni
prolungati, secondo le stime arriveremo sino a novembre. La colpa è
della pioggia che non arriva? Sicuramente il cambiamento climatico ha
influito. Ma i veri responsabili di questa grave crisi idrica sono i
politici, in primis sindaci e parlamentari regionali, che hanno da
sempre malgovernato la martoriata Sicilia.
Da parte di AICA e di ATI nessuna iniziativa per delegittimare gli otto
comuni della montagna i quali, pur non avendo i requisiti, hanno avuto
riconosciuta dalla regione Sicilia la gestione diretta del servizio
idrico art.147 D.L. 152/06. Questi comuni sono ubicati lungo la fascia
dei monti Sicani nella cui area è concentrata la maggiore acqua
sorgentizia dell'agrigentino. Hanno l'acqua tutti i giorni e la pagano
molto di meno rispetto agli altri che fanno parte di AICA.
Disuguaglianza e disparità la fanno da padrone. La nota più dolente
riguarda Siciliacque SpA la quale vende l'acqua a 69,60 centesimi a
metro cubo ad AICA. Società voluta dall'allora governo Cuffaro. Prima
del 2004 era l'EAS (ente acquedotto siciliano) a fornire i vari consorzi
di bonifica e le tariffe non erano alte come lo sono oggi. Nel comune
dove risiedo si pagava 110 EUR l'anno. Dal 2013 aumento su aumento oggi
con AICA siamo arrivati a 448 EUR non garantendo il minimo degli 80
metri cubi annui per utenza.
Secondo alcuni calcoli il debito maturato da AICA nei confronti di
Siciliacque ammonta a 19.096.160 EUR. Per il 75% il maggiore azionista
di Siciliacque sino a qualche anno fa era la multinazionale francese
Veolia la cui quota è stata rilevata per 115 milioni di EUR da
Italgas. Questa enorme somma di denaro ci deve far riflettere molto sui
grossi affari che girano intorno all'acqua a spese dei cittadini
siciliani, e sarebbe ora di ribellarsi! Abbiamo lottato per avere
l'acqua pubblica ed oggi dobbiamo lottare per avere l'acqua e pagarla di
meno. Dal mese di aprile in cui era stato proclamato lo stato di
emergenza la regione Sicilia col suo staff della protezione civile ha
fatto poco e niente. Si sono limitati a dire che hanno individuato 13
pozzi dismessi da riattivare i quali avrebbero fornito 265 l/s. Siamo
all'oscuro e niente sappiamo se realmente quanto detto è avvenuto. Poi
nel mese di agosto il Prefetto, alla presenza di tutti i sindaci e del
capo della protezione civile, dirama l'ordine di reperire subito nuove
fonti di approvvigionamento e requisire i pozzi. Oggi la cruda realtà è
solo una: le dighe sono vuote e la popolazione è senza acqua. Agli occhi
del mondo la Sicilia sta facendo una magra figura! Con le autobotti e i
bidoni. A questo punto siamo diventati un'appendice del nord Africa
con gli stessi identici problemi.
Il G7 agricoltura fasullo in teoria vorrebbe risolver il problema della
fame e della siccità nel mondo ma nei fatti continua a salvaguardare gli
interessi delle multinazionali quale la Bayer-Monsanto e della grande
distribuzione alimentare. Ignorando le piccole aziende agricole, le vere
produttrici di cibo. Ritornando alla crisi idrica. All'interno di AICA
sin dall'inizio è stata costituita la Consulta formata da esponenti
delle associazioni e dei comitati che a suo tempo avevano lottato per
l'acqua pubblica. La Consulta dalla parte dei cittadini, puntualmente ha
sempre denunciato ai sovra organi competenti le inadempienze di AICA e
di ATI. Ma nulla è cambiato. Anzi, in una assemblea, con tutta la sua
tracontanza, AICA ha impedito l'intervento di un componente della Consulta.
In questa grave crisi la popolazione agrigentina ha espresso il proprio
dissenso con due manifestazioni di piazza al il grido: "VOGLIAMO
L'ACQUA", una nel mese di aprile e l'altra nel mese di agosto, a cui
hanno partecipato migliaia di persone.
La protesta è continuata con un sit-in permanente davanti al municipio
di Agrigento organizzato dall'ass.ne Codacons e sostenuto da diverse
associazioni locali, iniziato il 4 di settembre.
Proposte. - Dicono che per il futuro dobbiamo adattarci e convivere col
cambiamento climatico. Però non dicono che chi detiene il potere
politico ed economico deve iniziare a cambiare la politica di gestione
del territorio a partire dalla spesa pubblica, secondo i veri bisogni
che hanno i cittadini. C'è molto spreco di denaro pubblico per opere che
ai cittadini siciliani non servono. Il ponte sullo stretto sul quale
vorrebbero spendere 14 miliardi di EUR è una grande spesa inutile.
L'obbiettivo principe è impedirne la costruzione e almeno il miliardo di
EUR della compartecipata regione Sicilia devolverlo alla risoluzione
della grave crisi idrica che ha colpito l'intero territorio siciliano.
- L'ambito unico del servizio idrico per provincia consentirebbe di
potere accedere ai finanziamenti del PNRR. Ad Agrigento, considerando
gli otto comuni che hanno la gestione diretta, gli ambiti sarebbero
nove, per cui zero finanziamenti.
- Rescissione del contratto quarantennale con Siciliacque e ritorno
alla gestione dell'EAS.
Impianto dei contatori, così che l'acqua venga pagata a consumo, più
consumi e più paghi. Indurre al risparmio e non allo spreco.
La realizzazione dei laghetti collinari, i comuni di Sciara e Cerda
insegnano .
Buon funzionamento dei depuratori per il recupero delle acque reflue per
uso agricolo.
- Realizzazione delle condotte nuove con zero spreco.
Pulizia e sfangamento delle dighe: ora che sono vuote l'operazione è
fattibile.
Più democrazia all'interno di AICA . La Consulta deve essere ascoltata e
presa in considerazione.
La realizzazione delle suddette proposte (dato che i politici sono sordi
e duri a voler cambiare) presuppone un lavoro non indifferente da parte
del movimento, mirato alla sensibilizzazione dei cittadini. Sicuramente
i tempi sono cambiati e non è più come una volta quando occupavamo i
municipi. Forse perché siamo sempre di meno per il continuo spopolamento
dovuto alla mancanza di lavoro?
Siamo stati denunciati perché abbiamo difeso il territorio e l'ambiente
e finanche la Digos veniva a controllarci nel posto di lavoro.
Nonostante le intimidazioni perpetrate dal potere che voleva zittirci
non ci siamo mai fermati, non abbiamo avuto paura e in risposta abbiamo
sempre intrapreso la nostra battaglia di giustizia e di libertà. Per cui
la nostra sfida al potere continua. Ora e più di prima.
Per il comitato cittadino storico
Enrico Caldara
http://sicilialibertaria.it
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