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(it) anarres info: 2 GIUGNO. UNA PIAZZA ANTIMILITARISTA | Torino e dintorni
Date
Fri, 11 Jun 2021 08:26:53 +0300
Torino. Per il secondo anno consecutivo i militari hanno deciso di disertare
piazza castello, rifugiandosi tra le mura della Caserma Montegrappa per le
celebrazioni militariste del 2 giugno. ---- Gli antimilitaristi, come ogni anno,
non sono mancati all'appuntamento, cui hanno partecipato centinaia di persone. La
performance "Sabbia di sangue" ha efficacemente smontato la retorica militarista
sulla guerra. ---- Il canzoniere di "Note di Rivolta" ha accompagnato e concluso
la giornata in cui abbiamo "fatto la festa alla Repubblica". ---- Numerosi gli
interventi su spesa bellica, uso dei militari per le strade, nei CPR e nel
cantiere/fortino di Chiomonte.
Un focus particolare sull'industria bellica piemontese, che ha il suo "fiore
all'occhiello" nell'aerospaziale, tra droni killer, cacciabombardieri, satelliti.
Alla fine di novembre all'Oval Lingotto ci terrà l'ottava edizione
dell'"aerospace and defence meeting", mostra mercato dell'industria aerospaziale
riservata a governi, agenzie di contractor e mercanti d'armi. Non mancheranno gli
antimilitaristi.
Compagnu della rete free(k) pride, nel narrare la violenza omofoba che si è
scagliata contro una frocia libera e non normata a Palermo, hanno detto: "il
militarismo è cultura machista e non ce ne frega niente degli stati: la
protezione dei confini è l'istituzionalizzazione della paura del diverso. non
saranno le leggi punitive a far smettere le aggressioni, aggressioni che non
cesseranno fino a che non distruggeremo machismo e patriarcato insieme."
I militari sono anche nei CPR, le prigioni per migranti, dove il 23 maggio è
morto un ragazzo di 23 anni, che due settimane prima era stato massacrato di
botte a Ventimiglia. La guerra a migranti è stato uno dei principali compiti
delle forze armate italiane in mare, sui confini, nei CPR, nelle missioni in
Libia e in Niger.
I militari nascondono le loro pratiche di morte con la retorica della patria,
della bandiera, della nazione.
Ma mettersi in mezzo è sempre possibile.
Le fabbriche d'armi sono a due passi dalle nostre case, le pattuglie scorrazzano
per i quartieri poveri, le navi cariche d'armi passano dai porti italiani:
fermarli dipende da ciascuno di noi.
Di seguito il volantino distribuito ai passanti e qualche foto della giornata.
Senzapatria. Liber*
L'Italia è in guerra. A pochi passi dalle nostre case si producono e si testano
le armi impiegate nelle guerre di ogni dove. Le usano le truppe italiane nelle
missioni di "pace" all'estero, le vendono le industrie italiane ai paesi in
guerra. Queste armi hanno ucciso milioni di persone, distrutto città e villaggi,
avvelenato irrimediabilmente interi territori.
Ogni 2 giugno la Repubblica celebra se stessa con esibizioni militari, parate e
commemorazioni.
Lo Stato ha il monopolio legale della violenza. Guerre, stupri, occupazioni di
terre, bombardamenti, torture, l'intero campionario degli orrori umani, se
compito da uomini e donne in divisa, diventa legittimo, necessario, opportuno,
eroico.
Le divise da parata, le bandiere, le medaglie non sono il mero retaggio di un
passato più retorico e magniloquente del nostro presente da supermercato, ma la
rappresentazione sempre attuale che lo Stato da di se stesso.
La democrazia reale, strumento duttile di ricambio delle élite, non può fare a
meno della forza militare e poliziesca, modulandone l'impiego in base ai rapporti
di forza che attraversano la società.
La funzione di polizia e quella militare si intrecciano sempre più. Gli
interventi bellici oltre confine e sui confini sono considerati operazioni di
polizia, mentre è diventato "normale" l'impiego dei militari con funzioni di
ordine pubblico: la distanza tra guerra interna e guerra esterna sta scomparendo.
Con la pandemia ai militari sono state attribuite funzioni sin allora appannaggio
delle forze dell'ordine: l'osmosi è completa.
Il coprifuoco serale, tipico dispositivo bellico, non serve a nulla contro il
virus ma è uno dei tanti dispositivi disciplinari sperimentati grazie allo stato
d'emergenza pandemico.
Gli svariati provvedimenti repressivi messi in campo nell'ultimo decennio per
dare scacco agli indesiderabili, ai corpi in eccesso, ai sovversivi non sono
sufficienti per un governo che ha deciso di mettere sotto controllo militare
l'intera popolazione.
I militari sono per le strade dei quartieri dove arrivare a fine mese è sempre
più difficile, dove si allungano le file dei senza casa, senza reddito, precari.
Servono a prevenire e reprimere ogni insorgenza sociale, a mettere a tacere
chiunque si ribelli ad un ordine sociale sempre più feroce.
La chiamano guerra al virus, ma è guerra ai poveri.
Le nostre già esigue libertà politiche sono state ulteriormente compresse. Il
governo vieta i cortei, mentre chi lavora o studia è obbligato a prendere autobus
sovraffollati, stare compresso in fabbriche e magazzini insalubri, chiudersi in
classi pollaio.
Nel 2020 ci sono stati 26,3 miliardi di spese militari, un miliardo e mezzo in
più rispetto al 2019. Quest'anno saranno molti di più. Calcolate quanti posti
letto, quanti ospedali, quanti tamponi, quanta ricerca si potrebbe finanziare con
questi soldi. Avrete la misura della criminalità di questo e di tutti i governi
di questi anni.
In un anno di pandemia sono morte di covid oltre 125.000 persone, cui vanno
aggiunte le decine di migliaia che hanno perso la vita, perché private di esami,
visite, operazioni indispensabili per tenere sotto controllo le gravi patologie
di cui erano affette.
Siamo di fronte ad una strage di Stato: la sanità è al collasso, ma aumentano la
spesa militare, il sostegno alle grandi imprese, alla lobby del cemento e del
tondino, all'industria bellica.
Il governo costruirà una nuova base militare in Niger, un avamposto per gli
interessi dell'ENI in Africa. Ogni sei mesi vengono rifinanziate le missioni
militari. Sono oltre 40, tra cui spiccano quelle in Libia, Iraq, Niger,
Afganistan, Libano, Balcani e Lettonia, per una cifra complessiva che supera
ampiamente il miliardo di euro.
Negli ultimi mesi si sono aperti altri fronti dalla Libia al Sahel sino al Golfo
di Guinea ed è cresciuto il numero di militari impiegati, che ha toccato gli 8.613.
Provate ad immaginare quanto migliori sarebbero le nostre vite se i miliardi
impiegati per ricacciare uomini, donne e bambini nei lager libici, per garantire
gli interessi dell'ENI in Africa, per investire in armamenti, militari nelle
strade fossero usati per scuola, sanità, trasporti.
Provate ad immaginare di farla finita, sin da ora, con stato, padroni, militari,
polizia.
Ci raccontano la favola che una società complessa è ingovernabile dal basso
mentre ci annegano nel caos della gestione centralizzata e burocratica delle
scuole, degli ospedali, dei trasporti.
Costruiamo assemblee territoriali, spazi, scuole, trasporti, ambulatori autogestiti.
Cacciamo i militari dalle strade, blocchiamo la produzione ed il trasporto di
armi, facciamola finita con tutti gli eserciti!
Federazione Anarchica Torinese - Assemblea Antimilitarista
Corso Palermo 46 - riunioni - aperte agli interessati - ogni mercoledì alle 17,30
contatti: fai_torino@autistici.org - www.anarresinfo.org - fb: @senzafrontiere.to
https://www.anarresinfo.org/2-giugno-una-piazza-antimilitarista/
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(en) Canada, Collectif Emma Goldman - United States: Oakland Port Workers Union Refuses to Unload Cargo from Israeli Ship (ca, de, it, fr, pt)[machine translation]
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(pt) Canada, Collectif Emma Goldman - Estados Unidos: Oakland Port Workers Union recusa-se a descarregar carga de navio israelense (ca, de, en, fr, it)[traduccion automatica]
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