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(it) cronache 9/10 settembre Londra contro il DSEI

From worker-a-infos-it@ainfos.ca (Flow System)
Date Fri, 12 Sep 2003 12:08:19 +0200 (CEST)


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Da: "autonomen@libero.it" <autonomen@libero.it>

martedi 9 settembre

Dopo la veglia notturna fatta dalle comunità religiose locali, oggi hanno
inizio le azioni organizzate dal coordinamento Disarm Dsei. La fiera si
svolge all'ExCel Center presso Docklands e Canning Town, una zona
industriale di fabbriche, porti, grandi magazzini e case popolari. Qui
riesede ancora una forte e maggioritaria comunità bianca della "tipica" e
sempre povera working class inglese, oltre a comunque un numero
considerevole di abitanti di altre etnie.


Fin dal primo mattino gruppi di attivisti si incatenano all'entrata est
della fiera, mentre altri all'entrata ovest montano un treppiedi e vi si
legano. Vengono arrestati tutti. Una manciata di cattolici e cristiani
manifestano in un sit-in ininterrotto sotto alla Costum House Station (la
metro di fronte alla fiera) mostrando foto dei raccapriccianti effetti
delle cluster bomb (le bombe a grappolo - fra le tante che vengono
vendute dentro la fiera). Un gruppo di buddisti inscena delle preghiere
contro le armi nei vagoni della metropolitana che conduce alla fiera.
Altri manifestanti tirano secchiate di vernice rossa sul ponte della
metro che conduce al palazzo espositivo. Anche loro vengono arrestati.


Alle 10 del mattino alcune centinaia (circa 500) di persone si riuniscono
in corteo e partono da Prince Regent (altra metropolitana nei paraggi) e
raggiungono Custom House dove decine di poliziotti della Metropolitan
Police sbarrano il passo. Gli spezzono più nutriti sono di Globalise
Resistance e dei Pink. Aprono il corteo i tamburi del gruppo Samba e un
carro armato rosa con tutti i simboli delle multinazionali sbarrati. Si
manifesta per la chiusura della DSEI, assurda fiera d'armi dove vengono
invitati a comprare materiali e equipaggiamenti bellici, fra i tanti,
circa 25 ministri della difesa e degli interni di tutto il mondo tra cui,
per esempio, stati tra loro nemici come siria, israele e pakistan. La
follia di un mercato dove delegati di paesi in guerra l'uno contro
l'altro banchettano, comprano, fanno soldi tutti insieme e poi tornano a
casa ad ammazzarsi i civili a vicenda. Un'acquirente di lusso di questa
fiera, e in particolare delle fabbriche d'armi inglesi, è stato Saddam
Hussein.


Ma è anche una manifestazione contro l'incontro del WTO in corso a Cancun
e contro il neoliberismo in genere. Molti flyer e molti slogan ricordano
quanto il business della guerra, e quindi il mercato delle armi, sia per
le multinazionali un affare come un altro. E come nel business della
guerra le multinazionali non tengono il conto delle vittime che causano,
allo stesso modo si disinteressano dei disastrosi effetti che ogni loro
scelta comporta, dal biotech all'industria farmaceutica, dalla
privatizzazione dell'acqua all'estrazione e la vendita del petrolio. Le
multinazionali esistono e si sviluppono con l'unico fine del proprio
profitto e il WTO e' nato solo per permettergli di raggiungere i loro
obbiettivi in tutto il mondo. Il WTO quindi non ha alcuna ragione di
esistere e di decidere sopra tutte le popolazioni del mondo!
L'irriformabilità del WTO è un dato comune a tutto il corteo, dai gruppi
piu' radicali alle Ong presenti, o alle cooperative di "Vegan Catering"
(che distribuiscono cibo a offerta libera lungo il corteo); poi
ovviamente ognuno lascia intravedere i propri diversi percorsi di
liberazione e azione.


Il corteo prosegue rumoroso a ritmo di samba e la polizia, 2000 guardie
in tutta la zona, controlla a distanza ravvicinata. Dopo che la
manifestazione viene bloccata, il corteo torna indietro a Prince Regent.
Di nuovo la polizia blocca il passo e invita i manifestanti a proseguire
sciolti e in piccoli gruppi. La richiesta pare assurda erche'
l'appuntamento per il prossimo presidio e' dietro l'angolo e cosi'
facendo invece la polizia costringe tutti a un inutile giro largo. Si
alza un po' la voce e un manifestante si getta contro il muro di guardie
tentando di forzarlo; lo sbattono per terra e lo arrestano. Seguono
momenti di tensione con spinte e strattonamenti fra manifestanti e
polizia, il primo muro contro muro di una lunga serie.


Poco dopo, alle 13 sotto Convaught Bridge, un ponte autostradale che
porta alla fiera, ci si riunisce in alcune centinaia per realizzare dei
blocchi. Ai partecipanti al corteo della mattina si aggiungono alcune
decine di anarchic* di vari gruppi. La situazione si sviluppa in totale
disordine e il blocco si divide in piccoli gruppi che vanno ognuno a
prendere e a bloccare un pezzo di strada diverso. Decidiamo si seguire un
blocco di un centinaio di pink e alcuni anarchici e andiamo giu' per i
sentieri che conducono alla fiera. Sempre a ritmo di samba, col sorriso
di chi sta nel giusto :) , raggiungiamo un ponte pedonale che delimita la
zona di accesso. Una manciata di MetPolice lo sorveglia, ma la giocosa e
rumorosa voglia di andare a insultare i delegati della fiera li travolge
e quasi tutto lo spezzone riesce a passare la linea degli sbirri che ci
guardano attoniti. Dall'altro lato del ponte c'e' un altra linea di
guardie gia' allertate. Ci si cordona e si sfonda, ci riusciamo e
corriamo verso la fiera. Quattro o cinque attivisti vengono comunque
presi, sbattuti a terra e ammanettati. Di solito il muro contro muro, che
sembra una tattica usuale degli attivisti qui in Inghilterra, termina con
il primo cordone che cede che, strano ma vero, e' solitamente quello dei
poliziotti che ad un certo punto si accaniscono su due o tre persone e
per arrestarle e sciolgono la loro linea, permettendo cosi' la fuga del
resto dei manifestanti. Si corre verso la fiera fino a quando decine di
poliziotti formano l'ultimo cordone. Tentiamo uguale il passaggio ma
giunge anche la Riot Police e l'aria si fa pesante con gli sbirri che
cominciano a tirare calci e cazzotti (con i guanti rinforzati di
metallo!). Il piccolo blocco (quello che e' rimasto da un filtro e
l'altro della polizia) rimane li' ad insultare e sputare a tutti i
delegati che passano per una ventina di minuti. Quando arrivano le
guardie a cavallo da davanti e nuovi furgoni di polizia da dietro,
capiamo che stiamo per essere chiusi e quindi riscappiamo indietro
correndo e giocando a calcio con i cappelli e i caschi sottratti ai
bobbies ;)


Tentano piu' volte di chiuderci e ci riescono pero' solo dopo che abbiamo
riattraversato il ponte e ci siamo ricongiunti agli altri compagni. Anche
nella fuga al ritorno alcuni attivisti sono stati arrestati, nei nuovi
muro contro muro che abbiamo dovuto riaffrontare. A guidare le nostre
fughe ci sono una ventina di teenagers del quartiere, cresciuti con
l'odio per la polizia e la voglia di far casino, due buoni motivi che li
conducono a solidalizzare estosamente con noi.


Ci chiudono in un quadrato con un numero di poliziotti triplo del nostro
e ci tengono li per quasi due ore, permettendo ai fotografi della polizia
di riprenderci in faccia ad uno ad uno. Una nota interessante in quei
lunghi minuti di attesa: quando il capo della polizia e' intervenuto per
aprire una trattativa sul proseguimento della manifestazione e la nostra
liberazione, non ha trovato NESSUN@ disposto a fare da portavoce.
Veniamo a sapere che alla metro Royal Victoria un altro gruppo di alcune
decine di compagni e' allo stesso modo circondato e bloccato dalla
polizia. Alla fine ci lasceranno tutti andare senza condizioni.


La giornata, anche se priva di una coordinazione decente e di un numero
consistente di manifestanti, e' riuscita a creare piu' caos (attorno alla
fiera) di quanto se ne poteva prevedere. La metro e tutte le strade che
conducevano all'Excel Center sono rimaste, seppure a singhiozzo, chiuse.
La volonta' di tutt* gli/le attivist* presenti di mettersi in gioco in
prima persona, indifferentemente dalla repressione della polizia ha
sortito gli stessi effetti di una magari ben piu' grossa ma "statica"
manifestazione.

Il bilancio degli arresti e' di circa 50 persone, quasi tutte in base
alla legge antiterrorismo (sul sospetto).



mercoledi 10 settembre


E' il giorno delle azioni di blocco coordinate dai gruppi più radicali
che compongono il Destroy Dsei. La mattina presto la metro DLR che porta
all'esposizione viene sabotata e bloccata. Inoltre ci sono due
appuntamenti alle 11 del mattino, uno ad ovest dell'Excel dei pink alla
rotonda di Canning Town e l'altro ad est dei gruppi piu' "militanti"
presso Royal Albert.


Ma in realtà tutto diventa molto caotico. Il blocco ad est, dei Wombles e
di altri collettivi anarchici, viene caricato e respinto subito dalla
polizia. I manifestanti sono dispersi nei prati circostanti. Decine di
attivisti (di tanti gruppi come Revolution o GR, dai troskysti a Earth
First!) girano in piccoli gruppi vagando senza meta e improvvisando
blocchi appena possono.


Si forma di nuovo sotto Convaught Bridge al valico autostradale un blocco
di circa 200 dimostranti, quasi tutti giovanissimi. Si scandiscono slogan
e, come al solito si tenta di passare premendo contro il cordone di
poliziotti. Lo sfondamento non riesce perche' la forza dei poliziotti e'
soverchiante e tentano piu' volte di fare quadrato attorno al blocco.
Ogni volta che la polizia avanza dai fianchi per chiuderci si corre
indietro per poi riavanzare appena riarretrano. Il tira e molla dura
un'ora e mezza quando con un gruppo di una quarantina di studenti e
anarchici ci si stacca e ci si svincola dalla morsa del controllo
passando in mezzo ai cespugli del bosco affianco. Anche se piccolo il
gruppo avanza cordonato e sfonda una prima linea di una mezza dozzina di
poliziotti schieratisi sul sentiero e subito dopo supera un secondo
filtro di sbirri perchè questi si precipitano tutti ad arrestare un
giovane caduto fra i rovi.


In un modo o nell'altro, in un continuo nascondino fra i boschi e le
autostrade ad eludere gli sbirri, si arriva a bloccare un cavalcavia
lasciato incautamente (quasi) non sorvegliato dalla polizia. Gli studenti
si siedono a terra e bloccano per alcuni minuti la strada, nonostante
l'arrivo indiscreto e la pressione di una volante e due moto.


Quando raggiungiamo Prince Regent troviamo un gruppo di circa 200
attivisti con tamburi e samba e proprio mentre ci ricongiungiamo a loro
arriva inaspettata la violenta carica della polizia, con manganelli e
guanti rinforzati, da ambo i lati. La via e' abbastanza stretta e senza
traverse e si devono rovesciare le transenne di ferro a terra per
rallentare gli sbirri che pero' chiudono il corteo addosso alle
inferriate del parco adiacente. Chi puo' scavalca, chi non fa in tempo si
prende un po di botte e qualcun'altr@ viene, come al solito, trascinato a
terra e arrestato. Una volta sgombrata Victoria DocK Road, strada di
scorrimento abbastanza importante, ci lasciano perdere. Ci raduniamo nel
parco e andiamo lungo Prince Regent Lane, cioe' dentro il quartiere
popolare. Ragazzi della zona, gia' persenti alla carica della polizia, si
aggregano al corteo gridando agli sbirri che gli assassini sono nella
fiera non nelle piazze. E' sorprendentemente piacevole ogni volta
scoprire come l'odio per le guardie faccia solidalizzare questi teenagers
direttamente con noi, scavalcando pregiudizi e ignoranza politica.


Appena cominciamo ad andare da una strada laterale si congiunge con noi
un altro nutrito blocco di pink e altri manifestanti. Siamo quindi di
nuovo un bel gruppone e viaggiamo spediti per le vie del quartiere,
mentre i bambini da dietro i cancelli di scuola ci salutano sorvegliati
dalla polizia dentro il loro cortile (poiche' il giorno precedente
approfittando del caos molti alunni avevano scalcato ed erano fuggiti!).


Questi cortei improvvisati, rumorosi e totalmente non autorizzati fanno
impazzire la polizia che ci segue con centinaia di uomini e mezzi,
sorvegliandoci dall'alto con l'elicottero. Tentano di chiuderci nel
solito quadrato-trappola; ma ogni volta che li vediamo correre lungo i
lati per cercare di raggiungere la testa raddoppiamo il passo e corriamo
all'impazzata lontano da loro. Questa corsa infinta fatta di scherzi,
trappole, sgambetti, risate, cadute e piccole barricate con gli oggetti
piu' fantasiosi a portata di mano, prosegue per circa mezzora. Ma non e'
un gioco, ce ne accorgiamo ogni volta che la polizia inferocita dal ritmo
incessante e stressante con cui la teniamo dietro, prende un compagno a
caso, lo butta a terra e lo arresta, innescando la solita mischia di
calci e spinte e di nuovo fughe...


Il caos totale e' quando raggiungiamo Newham Way, un'arteria stradale
importante della zona. Scappiamo dalla polizia prima bloccando una
corsia, poi andando nell'altra gia' intasata dal traffico. La scena deve
essere apparsa surreale agli autisti bloccati nelle macchine. Centinaia
di manifestanti, alcuni col volto coperto e tutti neri altri truccati
rosa e argento con tamburi, che passano fra le loro vetture scavalcando
autobus, tir, macchine, inseguiti da altrettanti centinaia di poliziotti
imbufaliti e goffi che cercano di acchiappare chiunque capita a tiro.


All'arrivo di altri rinforzi dalla corsia libera della strada ci bloccano
davanti, formando, immaginate la scena!, un cordone fra decine di auto
bloccate nel traffico con tanto di autisti e passegeri dentro. Bloccati e
pressati non demordiamo e nell'inusuale campo di battaglia formiamo
l'ennesima testuggine e travolgiamo (con un altissimo prezzo di arrestati
e feriti) il muro di guardie e corriamo, corriamo, corriamo...


La "salvezza" viene di nuovo dai giovani del quartiere, sempre piu'
numerosi ed eccitati dall'insolita situazione, che ci guidano ancora per
le strade del quartiere dopo per ancora una mezzora continuamo a beffare
il meccanismo della polizia inglese a spintoni e corse. Ma alla fine
chiudono diretttamente gli accessi e le uscite della grande zona e
dispiegano tutte le forze in campo per fermarci. E quando infine riesce
loro fare quadrato sul "corteo", poco e niente e' rimasto del blocco
iniziale perche' quasi tutti gli/le attivist* sono riusciti a
sparpargliarsi e a nascondersi nella zona, con l'aiuto degli abitanti. ;)


Tutto questo e' accaduto entro le 15, e alle 16 c'e' un nuovo
appuntamento per il reclaim the streets, il "dancing party" di protesta.
Mentre andiamo passiamo per i condomini interni delle fatiscenti case
popolari e scorgiamo qualche decina di ragazzi che vivono lì
incappucciarsi e ingaggiare tafferugli con gli agenti intorno alla loro
zona. L'appuntamento e' alla piazza del mercato di Canning Town, ma
ancora una volta la polizia vuole impedire il raduno. Appena formato un
gruppo di neanche 200/300 persone, la Metpolice comincia a chiudere la
piazza e a pressare. Non resta che cambiare posto a passo svelto.
Ricomincia di nuovo la solita fuga cercando di non farsi barrare il
passo, cambiando continuamente strada e direzione. Si unisce a noi la
critical mass e il loro carretto con l'impianto stereo. Diamo inizio,
volente o nolente, al reclaim "mobile", mentre altrove, alcune centinaia
di compagni sono assediati e bloccati. Fuggiamo su e giu' per le vie di
Canning Town con i bambini che ci vengono dietro come fosse una sfilata
di carnevale di corsa, con dei strani tipi tutti vestiti uguali che
cercano di fermarci, che i piccoli abitanti della zona chiamano "pigs".
Rifiniamo di nuovo su Newham Way, ma questa volta non li cogliamo di
sorpresa e ci chiudono in un batter d'occhio, sfoggiando una truppa
inaffrontabile. Il tentativo del muro contro muro permette solo al
carretto del sound e a pochi altri attivisti di passare, ma il grosso
rimane chiuso tanto che anche il carretto fa dietro front, venendo a
consolarci con un po di musica.


Rimaniamo bloccati, spinti e pigiati per un'ora e mezzo da una trentina
di blindati e dai loro agguerriti passeggeri, guardie a cavallo,
elicottero, metropolitan e city police. Il responsabile di piazza al
megafono spiega che stiamo facendo qualcosa di illegale e non autorizzato
e ci invita a disperderci. Ma siamo troppo impegnati a ridere e a ballare
sotto la pioggia per sentirlo. Cominciano dunque a premere scortesemente
e a spintonarci verso un parco adiacente. I cordoni in fondo al blocco,
quelli a contatto fisico con la polizia, fanno resistenza passiva,
rimanendo serrati e rallentando il passo alla polizia. Ci si da il cambio
a fare l'ultima fila perche' le spinte e le prese della polizia non sono
proprio delicate. Ci intimano di entrare nel parco dove hanno creato una
prigione delimitata da decine di agenti e telecamere mobili della
polizia. Chi non entra con i propri piedi viene spinto, calciato e
gettato dentro con violenza dalle guardie. La tensione e' altissima,
volano oggetti, scattano violente reazioni della polizia e per ogni
persona che viene spinta e malmenata nel parco scoppia una rissa. E' una
lunga e snervante guerra fatta di impotenza, rabbia, calci, pugni, sputi
resistenza e tensione, finche' tutti e tutte, ad uno a uno, siamo
schiaffati nel recinto di guardie, sorvegliato anche da truppe a cavallo.
Rimaniamo li' per un'ora finche' la polizia decide di far uscire i
manifestanti uno ad uno, a condizione che questi passino attraverso un
corridoio di poliziotti, si facciano filmare in faccia e accettino di
andare via senza riformare alcun corteo. Il legal team riesce a ottenere,
punto determinante, di non far prendere nomi e documenti (fra l'altro non
obbligatori in Inghilterra) e a non fare perquisizioni. E cosi'
finalmente, dopo l'ennesima zoomata sulle nostre facce, torniamo a casa.


Il bilancio degli arresti delle due giornate, stando alle agenzie di
stampa, e' di 114 arresti.




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