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(it) Umanità Nova n.27 : Invasione clericale

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Date Fri, 12 Sep 2003 11:52:00 +0200 (CEST)


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Da "Umanità Nova" n. 27 del 7 settembre 2003

Invasione clericale. Scuola: insegnanti di religione immessi in
ruolo

Lo scorso 15 luglio è stato varato il Decreto che immette gli
insegnanti di religione cattolica nei ruoli del personale delle
scuole statali. Mentre sugli organici della scuola si abbattono
tagli sempre più devastanti, mentre viene bloccato il turn over
e l'assunzione di precari, si procede ad assumere migliaia di
insegnanti di religione per istituzionalizzare ancora più
radicalmente la matrice confessionale della scuola italiana. Il
decreto prevede infatti (art.2) che vengano ricoperti con posti
in ruolo il 70% dei posti di insegnamento di religione cattolica
funzionanti in ogni diocesi. Si tratta della stessa percentuale
dei posti ricoperti da personale di ruolo per le varie materie
di insegnamento, con la differenza che la religione cattolica è
materia opzionale, non obbligatoria; eppure le recenti
disposizioni assicurano una previsione stabile delle necessità
organiche e un ordine del giorno votato dal senato in allegato
al decreto raccomanda di incrementare l'utilizzo degli
insegnanti di religione oltre la percentuale dei posti
assicurati in ruolo.

Il reclutamento degli insegnanti di religione previsto dal
decreto (art. 3) continua a rappresentare una vergogna unica nel
panorama europeo (simile solo alla situazione portoghese
risalente al regime di Salazar). Requisito indispensabile è
l'idoneità riconosciuta dall'autorità ecclesiastica, nella
persona dell'ordinario diocesano. L'idoneità, come previsto nel
concordato, si fonda sui tre requisiti: retta dottrina, stile di
vita conforme ai valori religiosi, abilità pedagogiche; queste
le qualità che, accertate dal clero, consentono l'ingresso nelle
spese fisse dei libri paga dello stato. E siccome pareva brutto
rispetto a tutto il resto del personale della scuola che i
docenti di religione entrassero per semplice nomina clericale, è
stato introdotto il concorso (art. 5), anche perché bisognava
pur mettere in fila gli idonei e scorrere una graduatoria, per
arrivare ad individuare il famoso 70 %, delle immissioni, che in
prima battuta corrisponderà a qualcosa come 15.000 posti. Ed
ecco il concorso, così come lo prevede l'articolo 5. Può
parteciparvi solo chi è in possesso dell'idoneità di cui sopra;
il programma d'esame sarà volto "unicamente all'accertamento
della conoscenza dell'ordinamento scolastico, degli orientamenti
didattici e pedagogici relativi agli ordini e ai gradi di scuola
e degli elementi essenziali della legislazione scolastica" ,
vale a dire unicamente su quello che costituisce l'appendice dei
consueti programmi di esame concorsuali delle varie discipline.
È escluso l'accertamento dei contenuti richiesto in tutti i
concorsi, in quanto già disposto dall'ordinario diocesano che
rilascia l'idoneità all'insegnamento della religione cattolica.
La commissione è costituita da docenti di religione, cioè da
persone che hanno seguito lo stesso canale di reclutamento
clericale. I risultati del concorso e i nominativi vengono poi
inviati all'ordinario diocesano. Si procede quindi
all'assunzione, che viene disposta dal dirigente Scolastico
Regionale d'intesa con l'ordinario diocesano competente per
territorio. Ed ecco pronti gli insegnanti di religione cattolica
statali nominati dal clero diocesi per diocesi, perché le
gerarchie ecclesiastiche si riservano persino di imporre la
propria suddivisione territoriale, snobbando quella
ordinariamente adottata per gli organici della scuola,
provinciale, regionale nazionale. Semplice arroganza oppure
volontà di rendere più incisiva la presenza nella scuola del
personale prescelto, rendendo sempre più speculare scuola e
parrocchia, oppure, ancora, manovra per sottrarsi alle annuali
operazioni di taglio degli organici e individuazione di esuberi,
che vengono fatte su parametri provinciali, regionali,
nazionali?

Il costo dell'operazione è previsto dal decreto (art. 6) nella
seguente misura: 261.840 euro per l'attuazione dei concorsi nel
2003; 7.418.903 euro per le assunzioni del 2003; 19.289.150 euro
per le immissioni del 2004. La copertura economica è assicurata
andando a sottrarre i quattrini già stanziati nel bilancio
2003-05 nel fondo speciale dello stato di previsione del
Ministero dell'economia e delle finanze, utilizzando - manco a
dirlo - l'accantonamento relativo al Ministero dell'istruzione,
università e ricerca. Si vanno a rubare quindi le già esigue
risorse della scuola per pagare insegnanti di religione nominati
dalla chiesa cattolica, senza che nemmeno ci sia stato il garbo
di dire, che so: abbassiamo l'8/000! Per quegli insegnanti di
religione a cui le gerarchie ecclesiastiche revocassero
l'idoneità (magari perché divorziano o quant'altro) è prevista
la risoluzione del rapporto di lavoro, ma anche la possibilità
di una diversa utilizzazione tramite mobilità (art. 4). Sarà
possibile dunque, come paventano molti precari, che un
insegnante di religione si stufi, adocchi una cattedra di suo
gradimento, annunci al mondo che ha rapporti prematrimoniali con
la fidanzata, venga ritenuto inidoneo ad insegnare la religione
cattolica e spostato su altro insegnamento, lasciando a bocca
asciutta chi aspirava a quel posto. Il problema sembra
apparentemente poco nobile, più simile alla contesa di un osso
che a una questione politica. In realtà la mobilità diventa un
nodo importante su cui poter puntare anche per iniziative di
contrasto. È evidente infatti che l'ingresso in ruolo degli
insegnanti di religione rappresenta di per sé una vergogna, ma
il possibile transito sugli altri insegnamenti, affiancato al
blocco assoluto delle assunzioni su tutte le materie (come si è
verificato quest'anno), prefigura un non trascurabile ricambio
del corpo docente della scuola con personale proveniente
dall'insegnamento cattolico, con una conseguente accentuazione
del carattere clerical-confessionale della scuola pubblica
italiana. Se a questo affianchiamo anche un'altra questione,
legata alla possibilità di assunzione privilegiata nella
pubblica amministrazione (e quindi anche nella scuola) per
coloro che abbiano fatto il servizio militare volontario, la
possibile composizione della futura categoria docente della
scuola pubblica è assai preoccupante. È importante perciò che la
campagna contro l'insegnamento della religione cattolica sia
ripresa affiancando all'irrinunciabile terreno ideologico
anticlericale anche quello rivendicativo sindacale. Potrebbe
essere una modalità adeguata a rinverdire ed arricchire una
campagna e ad estendere i settori disponibili a sostenerla. Le
numerose disparità di trattamento con il resto del personale
docente che hanno costituito il privilegio saranno le medesime
che apriranno numerose contraddizioni. Potrà essere un'occasione
importante per rivitalizzare il nostro intervento.

Patrizia Nesti


http://www.ecn.org/uenne/




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