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(it) FdCA: cile

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Date Thu, 4 Sep 2003 12:24:05 +0200 (CEST)


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Da: "fdca" <fdca@fdca.it>

29 anni fa, all’indomani del golpe in Cile, i comunisti anarchici in
Italia scrivevano quanto oggi riproponiamo ricordando le migliaia di
donne e uomini che in questi decenni hanno combattuto e cercato di
resistere alla dittatura cilena, a prezzo della vita e della libertà.

"L’11 settembre 1973 nel Cile veniva rovesciato il governo Allende e
instaurata una dittatura fascista!!!

In Cile le sinistre unite, Unidad Popular, portavano avanti un processo
riformista, la prima esperienza della via nazionale al socialismo;
l’importanza storica di tale esperienza è immensa, perchè ci permette di
fare un’analisi dalla quale ricavare preziosi insegnamenti per una
strategia rivoluzionaria.

Da tempo il Cile era diventato l’epicentro delle contraddizioni
imperialistiche in America Latina, e negli ultimi anni si andava sempre
più radicalizzando lo scontro tra le due classi fondamentali: borghesia e
proletariato.

Il progetto di Unidad Popular prospettava un cambiamento delle
condizioni di vita dei lavoratori per mezzo di un’azione riformatrice,
civilizzatrice, democratica all’interno del quadro delle istituzioni
borghesi. In tale opera si era cercata e ottenuta l’alleanza con i ceti
borghesi progressisti e con la borghesia nazionale favorevole ad un
processo di indipendenza economico-politica del Cile. Fu con l’appoggio
di questi ceti che Unidad Popular vinse e salì al governo. La vittoria
elettorale e le prime nazionalizzazioni misero in moto un movimento che
usciva fuori del progetto riformista; l’occupazione delle terre e delle
fabbriche crearono nuovi rapporti di forza nello scontro di classe che si
andava sempre più delineando.

Il processo non poteva più fermarsi nell’ambito riformista ma avrebbe
dovuto continuare fino alla distruzione dello Stato borghese e alla
conquista da parte del proletariato di tutti i centri vitali
dell’economia del paese.

L’incapacità del riformismo di gestire e di spingere un tale processo
sino allo scontro frontale segnarono la sconfitta del proletariato
cileno.

La borghesia progressista, infatti, avendo capito che i lavoratori
minacciavano i suoi interessi di classe, ritornò ben presto allo
strumento che da sempre usa per difendersi dagli attacchi del
proletariato: il colpo di stato per mano fascista o per mano dei
militari. Tale borghesia che in un primo momento aveva appoggiato
Allende, adesso si schierava con l’altra ala della sua stessa classe e
unita preparava la più sanguinosa sconfitta del proletariato. Infatti,
mentre da un lato gli operai continuavano a portare avanti i loro
interessi, occupando fabbriche e creando organi di democrazia diretta,
dall’altro la borghesia operava in modo di fermare questo processo.
Unidad Popular non riuscì a far niente: tutta protesa alla riconquista
della borghesia progressista, intenta a non superare l’ambito
costituzionale, chiusa dai suoi limiti teorici e strategici, non riuscì a
capire –per la sua natura- quale fosse lo scontro in atto; gli
interessi delle classi erano venuti fuori chiaramente senza
mistificazioni, per cui avere dei tentennamenti significava mandare allo
sbaraglio tutta la classe degli sfruttati, come infatti successe.
Il tentativo di riconciliarsi con la borghesia invece di attaccarla e
ingaggiare con essa lo scontro armato fino alla vittoria del
proletariato è stato un grave errore storico che peserà su tutto il
continente sud-americano per molto tempo ancora.

Il colpo di stato preparato dalla borghesia nazionale con l’appoggio
diretto dell’imperialismo americano colse senza difesa il movimento degli
sfruttati, per cui l’eroica resistenza dei compagni cileni non è stata
sufficiente per sconfiggere la borghesia e i criminali che sono stati gli
esecutori del progetto di restaurazione, che ha visto unificati
borghesia nazionale e imperialismo i quali hanno dato sfogo al
loro anticomunismo, uccidendo e torturando, mettendo in luce ancora una
volta qual è il volto della borghesia e come non ci possa essere nessun
compromesso o conciliazione tra la classe degli sfruttatori e quella
degli sfruttati."
(1974)

Proprio il Cile di Pinochet, massacrato da una delle controrivoluzioni
più sanguinose di cui si abbia memoria, fu utilizzato dagli Stati Uniti
come laboratorio delle strategie capitalistiche che oggi conosciamo:
controllo sociale, sindrome della sicurezza, privatizzazioni
nell’economia, smantellamento delle pensioni pubbliche, precarizzazione
del lavoro. Ecco perchè quel patrimonio di lotte, di
auto-organizzazione, di antifascismo di massa deve alimentare ancora oggi
la memoria storica indispensabile per le lotte anticapitaliste di oggi e
di domani.

Federazione dei Comunisti Anarchici
http://www.fdca.it




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