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(it) Bolivia: comunicato NADA (ca)

From worker-a-infos-it@ainfos.ca (Flow System)
Date Sun, 26 Oct 2003 17:38:40 +0100 (CET)


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Da: FdCA <fdca@fdca.it>

LA BOLIVIA E LA QUESTIONE DEL POTERE

Stimati Compagni:
Scrive Guillermo, ultimo segretario delle Gioventù Libertarie
della Bolivia, gruppo estintosi circa un anno fa. Attualmente io
vivo nella città di Buenos Aires e non racconto dettagliatamente
gli avvenimenti boliviani, ma mi limito a trascrivere il
comunicato del gruppo erede delle Gioventù Libertarie, che
attualmente opera in Bolivia. Per quanto possa servire, qua sto,
saluti. Guillermo.


"L'insurrezione di El Alto pone il problema del potere"

A differenza delle passate rivolte degli ultimi anni, l'attuale
mobilitazione popolare in Bolivia è arrivata a porre sul tavolo
la discussione sul potere politico. Il ritardo mostrato da
Sánchez de Lozada a soddisfare le richieste affinché rinunciasse
alla carica esprime l'atteggiamento da "orfani" delle classi
dominanti di fronte all'assenza di una solida alternativa
borghese per il ricambio. La battaglia del gas, ha permesso di
coagulare un insieme di rivendicazioni strutturali del movimento
delle masse erano latenti o che emergevano localmente, e che ora
hanno preso una dimensione nazionale. In realtà, nella guerra
del gas esistono vari componenti che hanno provocato l'attuale
sollevazione, si combinano rivendicazioni di classe e
rivendicazioni etniche, prodotto della brutale oppressione a
danno dei popoli indigeni, locali e regionali. Da questo punto
di vista e dal salto di qualità rappresentato dalla sollevazione
di El Alto, possiamo dire che una rivoluzione in Bolivia ha ora
cominciato a dinamizzarsi, benché non si sia consumata la caduta
del governo per via rivoluzionaria. E nei fatti si è verificata
un'alleanza di classe all'interno del proletariato che sta
agendo in maniera differenziata, puntualmente coi minatori di
Huanuni e con un altro contingente di minatori che si trova in
marcia verso La Paz, con il movimento contadino dell'altopiano e
delle valli, con i cocaleros, i poveri urbani ed il
semiproletariato di officine, conciature, trasporti, mercati,
etc. Finalmente anche gli universitari giocano un ruolo.

A differenza dei fatti di Cochabamba nel 2000, con la "guerra"
dell'Acqua, ora le domande nella città di El Alto sono state
chiaramente politiche, quali l'annullamento della Legge sugli
idrocarburi, il che ne implica la rinazionalizzazione,
l'industrializzazione del gas specialmente nel caso che Sánchez
de Lozada rinunci alla carica.

Con riferimento alle organizzazioni con cui ha operato il
movimento di massa, hanno svolto un ruolo centrale le Juntas
Vecinales, una forma di organizzazione molto estesa nel paese. A
El Alto si arriva a circa 500 giunte. Queste sono raggruppate
nelle FEJUVE (Federaciones de Juntas Vecinales) che in
combinazione con la Centrale Operaia Regionale hanno diretto la
lotta. Attualmente, e come prodotto della repressione, queste
Juntas Vecinales, per lo meno in i settori più colpiti dalla
repressione, hanno dato istruzioni operative per la formazione
di comitati di autodifesa. E' anche sorto nella stessa città un
Comando Generale Comunitario, formato dal coordinamento tra la
COR, la FEJUVE, e la CSUTCB (Confederazione Sindacale Unica dei
Lavoratori Contadini della Bolivia), come istanza di
coordinamento per risolvere il problema dell'autodifesa.

Tuttavia il 12 e 13 ottobre, la resistenza alla brutalità
militare-poliziesca è stata spontanea, senza organizzazione
previa di nessun tipo, il che evidenzia lo stato di letargo
delle organizzazioni esistenti. In generale lo stato d'animo
della base tende quotidianamente al superamento della politica e
degli ondeggiamenti di tutte le direzioni, non solo nazionali
bensì anche a livello locale. In realtà, alcuni dirigenti hanno
cercato di dialogare col governo e sono stati ignorati o
rapidamente inquadrati con la minaccia di linciaggio.

Sanchez de Lozada non è caduto subito per via dell'appoggio
dell'insieme degli organismi internazionali, a cominciare
dall'ambasciata nordamericana, dall'OEA, dal patto andino e dai
vari organismi internazionali che vedono nella sua caduta "un
pericolo" per tutta la regione, poiché dopo 20 anni di
democrazia patteggiata, escludente, razzista e repressiva,
l'insieme delle mediazioni politiche borghesi tradizionali
vengono messe fortemente in questione. Da qui l'appoggio che gli
danno in queste ore critiche il Movimento della Sinistra
Rivoluzionaria e Nuova Forza Repubblicana, come pure le camere
imprenditoriali, i banchieri, la chiesa e tutte le
organizzazioni patronali. Vicino ad essi, le classi medio/alte,
nel corso degli ultimi giorni, stanno ripiegando su azioni
francamente fasciste, come quella dell'assassinio di un
partecipante ai blocchi da parte di un ragazzo di 17 anni in un
quartiere borghese, o le minacce delle logge crociate che
chiamano a sparare sui contadini.

Tuttavia Sanchez de Lozada ha tardato a cadere per la strategia
dei dirigenti delle organizzazioni di massa, come la cupola del
Movimento al Socialismo, del Movimento Indigeno Pahacuti e anche
della Centrale Operaia Boliviana. La politica che essi hanno
sostenuto sistematicamente è stato quella di fare pressioni per
"convincere" al governo affinché per prima cosa faccia una
dichiarazione sull'appartenenza del gas - se sia dei boliviani o
delle multinazionali. Dopo, quando il movimento di massa ha
detto la sua col 12 e 13 ottobre a El Alto, spingono per
"convincerlo" alla rinuncia. La loro politica conciliatrice e
timorosa si evidenzia negli appelli a realizzare lo "sciopero
della fame" come meccanismo di conciliazione ed a restringere il
più possibile, nelle attuali circostanze, gli spazi di
partecipazione delle avanguardie, con l'argomento dei "problemi
di sicurezza", e finalmente nel tentare di diminuire l' "azione
diretta" dello stesso movimento di massa.

Il governo entrante scommette su un atteggiamento di fiducia
nell'esaurimento della mobilitazione, fermo restando se
necessario il ricorso ad una repressione maggiore. Di fatto la
quantità di morti e feriti delle ultime settimane lo testimonia,
160 e più morti e oltre 400 feriti, così come l'intervento in
diversi organi di stampa e gli ordini di detenzione per
sindacalisti ed attivisti. In questo modo, si palesa un ricambio
istituzionale volto a preservare l'insieme delle istituzioni e
della legislazione attuale. Si tratta di un tentativo di
espropriare la grandiosa lotta portata avanti dai lavoratori
della campagna e della città, cercando di cambiare qualcosa
perché niente cambi.

"Autorganizzazione" per la lotta

Sosteniamo l'esigenza di dotare il movimento di massa di forme
organizzative e di autorganizzazione per la lotta. Riteniamo
necessario un Coordinamento Nazionale per la lotta e la
mobilitazione basato su delegati revocabili e con mandato, e che
questa forma di organizzazione si estenda e sviluppi a livello
locale, regionale e dipartimentale. In questo senso consideriamo
molto progressiva la nascita di istanze di organizzazione e di
coordinamento locali, come sta si facendo nella città di El Alto
tra la COR e le FEJUVE. Rappresentiamo la necessità di un
Comitato Nazionale di Sciopero e Mobilitazione, per estendere
la partecipazione della minoranza attiva in seno agli operai.
Suggeriamo la formazione di comitati di autodifesa, questione
che sebbene abbia cominciato ad essere posta ed a diffondersi in
settori del movimento di massa anche se finora non sono stati
compiuti passi significativi in questo senso. Denunciamo
l'insieme della sinistra della COB, del MA, stalinisti,
socialdemocratici e trotskisti, come pure il Partito Operaio
Rivoluzionario, gli scioperi di fame che cercano di espropriare
questa grande lotta, opponendo loro la necessità di sviluppare e
fortificare i comitati di autodifesa, nel senso di mettere in
piedi vere milizie operaio, contadine e popolari.

Spingere l'organizzazione dei lavoratori verso organismi di
democrazia diretta e verso attacchi ai punti nevralgici del
potere, verso il mantenimento della presenza nelle strade da
parte del popolo in armi, la costituzione di una federazione di
consigli locali operai, con l'elezione di delegati sempre
revocabili ed intercambiabili e la sottomissione di essi alle
decisioni delle assemblee operaie, completamente sovrane. Questa
sarà la base per un autentico e genuino potere popolare,
partendo dal basso verso l'alto, mantenendo sempre la base un
ferreo controllo, così da evitare che appaiano burocrazie e
personalismi. Verso la rivoluzione sociale, tutto il potere ai
consigli!


Nuclei Anarchici di Azione.
nada@anarquiamx.zzn.com

[traduzione di pfz/fdca]




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