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The.Supplement
{Info on A-Infos}
(it) Umanità Nova n.31: Associazione a... governare
From
worker-a-infos-it@ainfos.ca (Flow System)
Date
Fri, 10 Oct 2003 10:50:17 +0200 (CEST)
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A - I N F O S N E W S S E R V I C E
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Banda Berlusconi & C.
Che questo governo avrebbe dimostrato, prima o poi, quanto
valeva, nessuno ne dubitava. Semmai c'era solo da chiedersi
quanto tempo avrebbero impiegato, gli uomini del Polo, a
mostrarci di che pasta fossero fatti. E come era facile
previsione, non ci hanno messo molto a soddisfare la nostra
curiosità e a mettere in luce le loro qualità. Che sono poche,
molto poche, quasi un niente!
Dalla morta gora nella quale, a suo agio, guazza l'oca
governativa emergono a ritmo accelerato, infatti, i maleodoranti
prodotti del miscuglio ideologico e del coacervo di interessi,
per lo più inconfessabili, che caratterizzano e mantengono unita
la casa delle libertà. E in un crescendo inarrestabile di
decreti o proposte di legge, si sta esprimendo finalmente, come
se fossimo nell'ora di ricreazione, quell'humus retorico,
tronfio, vaniloquente, reazionario, servile, repressivo,
punitivo, demagogico, parolaio che comprende in sé il pensiero e
la cultura della destra. E non me ne vogliano i lettori se, in
questa occasione, uso i termini "pensiero" e "cultura" nel loro
originario significato.
Ho già una certa età, mi avvicino ai sessanta, e seguo le
vicende politiche di questo paese da oltre quarant'anni. Di
fatti, e di governi, ne ho visti parecchi e credetemi, non è
stato un bello spettacolo. Dai primi centrosinistra ai governi
balneari, dai monocolore democristiani alle larghe intese, dalle
convergenze parallele all'unità nazionale; ho buona memoria,
purtroppo, e certe cose non le posso dimenticare. Eppure, per
quanto cupi possano essere i miei ricordi, vado convinto che non
sia mai stato raggiunto l'attuale livello. E potrei scommettere
di non essere il solo di questa opinione.
In poco più di due anni, infatti, l'arrembaggio alla diligenza e
il pressapochismo amministrativo dei rancorosi reggitori delle
sorti italiane hanno prodotto una serie di risultati che solo
l'atavica capacità di sopportazione degli italiani è riuscita,
in parte, a digerire. Dalle misure sulla giustizia ad personam
(e che persona!) all'entrata in guerra in Iraq, dagli aiuti alle
indigenti scuole private al riordino del sistema
radiotelevisivo, dalla legge sulla procreazione assistita che ci
porta indietro di trent'anni al federalismo delle istituzioni
contro il federalismo dei popoli, dal condono edilizio
all'istituzione di una nuova polizia regionale, dal
neoproibizionismo al premierato forte, dalla legge contro i cani
a quella contro i pensionati (che sicuramente sono trattati
peggio), dagli aiuti alle famiglie non bisognose alle misure
antimmigrazione, da progetti demenziali come il ponte sullo
stretto alla famosa lotta all'inflazione, dal patto per l'Italia
all'art. 18, dalla riforma della scuola all'eliminazione fisica
dei precari; manca solo che si ripristini l'indissolubilità del
matrimonio o l'oltraggio a pubblico ufficiale e la frittata è
completa. Con il contorno, poi, che ben conosciamo: i fatti di
Genova e la repressione costante contro ogni forma di
opposizione, le scazzottate fra parlamentari di Forza Italia e
il rientro dei Savoia, le figure di merda del premier di fronte
all'universo mondo e quella della commissione Telekom Serbia, il
fascismo strisciante e il razzismo manifesto, le dichiarazioni
di Bondi e le sparate di Taormina; un contorno che giorno per
giorno si arricchisce di nuovi episodi, talmente malinconici che
neppure le canzoni di Apicella, le nozze di Filiberto o le
barzellette sugli ebrei di Berlusconi riescono a tramutare in
allegria. Davvero non c'è male per quello che doveva essere il
nuovo esecutivo.
Lo sbando che abbiamo sotto gli occhi, e la palese incapacità di
dare dignità ai propri provvedimenti legislativi (che è il
minimo che si può chiedere a un governo), ci fa pensare che la
sinistra abbia avuto la vista molto lunga, e ci riconferma nel
sospetto che l'Ulivo abbia volutamente perduto le ultime
elezioni politiche. Grazie anche al sostegno del compagno
Bertinotti. Ci pare infatti che, se si escludono alcuni
provvedimenti passati solo per fare un piacere personale al
premier (va capito, ci teneva tanto!), il governo di destra
abbia fatto, male finché si vuole ma pur sempre fatto, quanto
avrebbe deliberato al suo posto il governo di sinistra, a un
prezzo di immagine e di consenso per la sinistra, però,
insostenibile. Alcune delle più importanti riforme passate o in
cantiere, infatti, non sono altro che la fotocopia di progetti e
programmi ulivisti, con le loro brave modifiche del caso, certo,
altrimenti il gioco sarebbe troppo trasparente, ma pur sempre
fotocopie. E se poi, fra una riforma del mercato del lavoro e
una delle pensioni, ci cadono anche provvedimenti delinquenziali
come il neo proibizionismo o il finanziamento alle scuole del
prete, non sarà certo questo a turbare il sonno dei vari Prodi e
D'Alema. Un vero e proprio patto diabolico, dunque, come
diabolici sono, solitamente, i patti stretti nelle stanze alte
del Potere: al cavalier Berlusconi si garantiscono l'impunità e
la non risoluzione del conflitto d'interessi, e lui, in cambio,
da vero miles gloriosus, accetta di fare il lavoro sporco e la
figura del pagliaccio. Tanto più che, come è sotto gli occhi di
tutti, gli riescono entrambi alla perfezione.
E come al solito, chi davvero ci rimette in tutto questo, non è
altro che il povero elettore, di destra o di sinistra non
importa, che si era diligentemente recato alle urne, convinto
non solo di fare il proprio dovere civico, ma anche, e
soprattutto, di contribuire al cambiamento e al risanamento del
paese. Blandito e coinvolto emotivamente in polemiche reali ma
"sovrastrutturali", che gli fanno credere di essere anch'esso in
qualche modo un protagonista, rimane, come sempre, la vittima di
una struttura che non prevede, ma proprio per niente, la
possibilità di una partecipazione cosciente al gioco. Quella
partecipazione che, come anarchici, da sempre indichiamo
possibile solo se ci si sgancia dal mito della delega
rappresentativa. Se pensiamo, su questo, di aver avuto sempre
ragione, oggi, con i "rappresentanti" che ci offre la piazza, lo
possiamo ribadire ancora più forte. Anche se non è carino
maramaldeggiare.
Massimo Ortalli
Da "Umanità Nova" n. 31 del 5 ottobre 2003
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