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(it) Umanità Nova n.35: Il fantasma ed il lenzuolo
From
worker-a-infos-it@ainfos.ca (Flow System)
Date
Wed, 5 Nov 2003 14:51:34 +0100 (CET)
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Giravolte politiche, sciopero del 24, sfida del 7
Tenersi all'essenziale di fonte allo sviluppo di un conflitto
sociale non è sempre semplice. Non siamo, infatti,
osservatori esterni di una dinamica che si svolge su più
piani e che vede muoversi numerosi attori istituzionali e
soggetti sociali. Proviamo, allora, a definire i piani sui
quali lo contro si svolge e l'oggetto dello scontro stesso.
Spiazzamenti
Nell'arco di poche settimane si è potuto rilevare che:
- l'onorevole Berlusconi ha posto il buon popolo,
l'opposizione, la maggioranza e se stesso di fronte alla
riforma delle pensioni immediatamente dopo il black out
energetico. Un'emergenza ne copriva un'altra?
- l'onorevole Fini ha sparigliato i giochi politici
proponendo il diritto di voto per gli immigrati nel pieno di
questa crisi. Destra nazionale e sociale contro destra
liberale e nordista, ponte lanciato alla sinistra su di un
terreno diverso rispetto alla riforma delle pensioni,
riqualificazione di una destra sociale bloccata sul terreno
del dialogo con i suoi referenti sindacali?
- le forze di polizia infliggono un colpo decisivo alle nuove
Brigate Rosse immediatamente prima dello sciopero generale
del 24 ottobre. Di colpo l'attenzione mediatica si sposta
dallo sciopero stesso alle vicende di alcune signore e di
alcuni signori e ai meriti del ministro degli interni.
Un quadro di giravolte e di spostamenti del cono di luce
della società dello spettacolo di un qualche interesse.
La mobilitazione dei lavoratori, una mobilitazione sulla
quale è, ovviamente necessaria una riflessione più attenta,
sembra avere un peso relativo ed apparire un fenomeno fra
altri in un quadro politico, diciamo così, perturbato.
Giravolte
Prima dell'apparizione in diretta del nostro eroe, era noto
che AN ed UDC non desideravano rompere l'asse privilegiato
fra governo e CISL che ha caratterizzato i primi due anni del
governo della destra.
Il patto della lavanderia fra Fini e Pezzotta aveva retto
abbastanza bene e ancora nel corso dell'estate passata il
buon Sabino Pezzotta era stato oggetto di contestazioni da
parte della sinistra. La CISL aveva denunciato con forza le
malvage imprese della CGIL, dei DS e del PRC, qui e là vi era
stato persino qualche tafferuglio fra cislini e cigiellini.
In particolare fra i metalmeccanici la FIOM manteneva e
mantiene una certa qual autonomia di iniziativa rispetto alla
FIM ed alla UILM e cerca, a volte riuscendoci, di rompere il
fronte padronale mediante contratti diversi rispetto a quello
nazionale. Sono ben note le iniziative di parte padronale a
questo proposito e la pretesa di bloccare la contrattazione
aziendale per via legislativa da parte della Confindustria.
Un esempio di come il padronato interpreta l'antistatalismo
che ci propone a pranzo, cena e colazione.
Dopo lo sciopero del 24 ottobre, la dialettica all'interno
della destra e fra governo e sindacato ha ripreso vigore. La
destra sociale sta ipotizzando modalità diverse, rispetto
alla prima ipotesi di taglio delle pensioni. Una maggiore
casualità e, guarda un po', una gestione dei fondi pensione
più accettabile per i sindacati istituzionali, per tutti i
sindacati istituzionali, CGIL compresa.
È presto per dire se si tratta di ballons d'essai o di una
provvisoria libera uscita da parte della destra sociale
destinata a rientrare al soffio della tremontana (l'e non è
un refuso).
D'altro canto, CGIL-CISL-UIL stanno per rendere note le loro
proposte al governo e il sorriso del volpino Angeletti mentre
le preannuncia non rivelandone il contenuto induce a ritenere
che i lavoratori possono ragionevolmente aspettarsi
l'ennesima buggeratura.
Sul piano politico, che qualcosa conta, la sinistra, per
bocca di Fassino, ci ricorda che non ha dimenticato la
cultura di governo che la caratterizza più della destra.
I fondamentali
Per quanto ci è dato di saperne l'adesione allo sciopero ed
alle manifestazioni del 24 ottobre è stata consistente.
Possiamo leggere questo fatto come una riprova dell'egemonia
del sindacato di stato o altrimenti ma è bene guardare in
faccia i fatti. Nulla è più sbagliato, per chi abbia la
pretesa di essere un rivoluzionario e non un politicante, che
adattare i fatti alle proprie speranze, se anche
un'attitudine del genere servisse a rincuorare la truppa a
noi non servirebbe visto che il movimento per il quale
lavoriamo non è fatto di truppe da imbonire.
Credo che, per l'essenziale, questa mobilitazione, come gli
scioperi sulla questione dell'articolo 18, quello contro la
legge finanziaria precedente ed altri, segnalino che vi è un
alto grado di reattività dei lavoratori sulle questioni
generali e che l'impoverimento, che subiamo da molti anni ma
che negli ultimi si è accelerato, stia determinando tensioni
profonde.
Il fatto che CGIL-CISL-UIL riescano a intercettare questo
scontento segnala i limiti del movimento dal punto di vista
dell'autonomia organizzativa e progettuale, dell'indipendenza
dal ceto politico e dalle istituzioni ma non ne negano la
rilevanza la corrispondenza a un accumulo di esigenze
conflittuali che attraversano il mondo dei lavoratori.
Quello che oggi è in gioco ha poco a che vedere con le
piattaforme dei sindacati istituzionali che, peraltro, la
gran massa dei lavoratori semplicemente ignora.
I lavoratori pongono, semplicemente, all'ordine del giorno la
difesa di un sistema di diritti che non sono stati loro
regalati da nessuno ma che hanno conquistato, faticosamente,
nei passati decenni.
In questo senso, e con questi limiti, lo scontro è,
pienamente e nel senso più alto del termine, politico.
Detto ciò, credo valga la pena di citare, Trilussa per quel
che riguarda l'illusione che i sindacati di stato vogliano e
possano dare espressione al movimento stesso.
Bonsenso pratico
Quanno, de notte, sparsero la voce
che un Fantasma girava sur castello,
tutta la folla corse e, ner vedello,
cascò in ginocchio co' le braccia in croce.
Ma un vecchio restò in piedi, e francamente
voleva dije che nun c'era gnente.
Poi ripensò: "sarebbe una pazzia.
Io, senza dubbio, vedo ch'è un lenzolo:
ma, più che di' la verità da solo,
preferisco sbaiamme in compagnia.
Dunque è un Fantasma, senza discussione".
E pure lui se mise a pecorone.
Se noi, per un verso, non crediamo che il lenzuolo
pezzottiano sia un fantasma e, soprattutto, che non sia la
bandiera del movimento di classe e se, per di più, non
abbiamo la cinica capacità di adattamento del vecchio della
poesia, è necessario sviluppare una capacità maggiore che in
passato di informazione critica, di confronto con i nostri
compagni di lavoro, di memoria di quanto è avvenuto in un
recente passato e, presumibilmente, avverrà nel prossimo
futuro.
La partita si gioca oggi e si giocherà nei prossimi mesi
nella capacità di costruire lotte, sui posti di lavoro e sul
territorio, per il salario diretto e per quello differito,
per le libertà e per i servizi sociali.
Un primo, importante, momento di verifica della tenuta
dell'opposizione sociale si darà a breve con lo sciopero e la
manifestazione milanese del 7 novembre. In quell'occasione
potremo non solo, lo facciamo ogni giorno, dire la verità ma
mobilitarci e lottare per questa verità e, nel percorso di
costruzione dello sciopero, accumulare nuove forze per lo
scontro sociale che ci attende.
Cosimo Scarinzi
Da "Umanità Nova" n. 35 del 2 novembre 2003
http://www.ecn.org/uenne/
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