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(it) da bologna: BASSORA COME STALINGRADO

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Date Sun, 30 Mar 2003 16:04:13 +0200 (CEST)


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Da: infoCRAC <infocrac@virgilio.it>

BASSORA COME STALINGRADO

La resistenza in Iraq ha stupito tutti, per primi gli imperialisti
statunitensi e britannici che credevano di poter entrare lanciando bombe
e regalando coca cola.

La resistenza del popolo irakeno non ha come fulcro la difesa del regime
di Saddam Hussein (messo al potere dai servizi segreti statunitensi), ma
si combatte per non diventare schiavi di un regime economico militare
diretto apertamente dalle truppe anglo-americane.

Bassora, città sciita del sud dell'Iraq, resiste ai bombardamenti, agli
accerchiamenti e dimostra che il popolo può contrastare l'imperialismo.
La guerriglia si è dimostrato più volte l'unico metodo di lotta che si
può utilizzare contro un esercito regolare, tecnologicamente molto più
avanzato. La guerriglia non è solo una tattica militare contrapposta a
quelle ufficiali, ma una forma propria del proletariato in lotta, che
rende ogni aspetto della società una possibile arma contro il nemico.
Ogni macchina, ogni via, ogni casa diviene una possibile base di
guerriglieri fedayn.

Il mondo arabo è in subbuglio, è incredibile vedere come in Iran, storico
avversario militare ed economico dell'Iraq, masse sempre più grandi
manifestano in favore della resistenza irakena. Il proletariato
medio-orientale è attivo in queste mobilitazioni così come nella
resistenza armata. Le borghesie arabe sono vassalli ubbidienti degli
interessi imperialisti, le organizzazioni islamiche sono le uniche che
riescono a incanalare la protesta e darsi forme d'organizzazione. Non
esistono margini di autonomia del proletariato, il massimo che può
esprimere in quella area precisa del pianeta è una lotta radicale
antimperialista.

La guerra in Iraq è solo l'ennesima manifestazione della guerra
permanente che l'imperialismo attua nel mondo. La resistenza irakena,
così come quella palestinese non potrà vincere se non sarà supportata da
una rottura del fronte interno: le metropoli industriali occidentali.
Questa rottura oltre a basarsi sulla lacerazione sociale che il processo
di crisi capitalista porta con sé (precarizzazione del lavoro,
proletarizzazione dei ceti medi, flussi migratori) può subire una
accelerazione se la resistenza delle masse arabo-islamiche incrinerà la
compattezza dell'esercito imperialista. Più soldati dell'esercito
imperialista ritorneranno orizzontali ed imbustati maggiore sarà la
lacerazione del fronte interno.

In occidente, le mobilitazioni per la pace (manifestazioni, blocchi,
scioperi) sono spinte da una forte dimensione etico-morale. Non si pone
il problema di come contrastare i processi imperialisti in atto, saldando
la lotta delle masse arabe con le mobilitazioni operaie in occidente. Il
pacifismo si accontenta di manifestare la propria indignazione. Si assume
la sconfitta prima di aver combattuto.

Alcune forme utilizzate nelle mobilitazioni contro la guerra come blocchi
e azioni dirette, erano state introdotte come pratiche diffuse nei mesi
precedenti da settori di classe operaia nuovamente attiva: dai lavoratori
delle pulizie ferroviarie agli operai del blocco fiat.

Il fronte interno, la metropoli capitalista, vede i lavoratori resistere
contro gli effetti dei processi di crisi in atto. Le lotte in questo
periodo, pur coinvolgendo dopo tanti anni sempre più fasce di operai, non
riescono ancora a sviluppare delle forme di azione autonoma, tali da
incidere realmente nei rapporti di forza contro i padroni. Non c'è quindi
il problema di creare nuove organizzazioni più a sinistra della cgil o al
tempo stesso di dare vita a correnti rosse all'interno del sindacato, ma
di sviluppare dove è possibile forme di autonomia proletaria. Autonomia
proletaria come processo di liberazione dai codici, dalle organizzazioni,
dalla morale, dai tempi del capitalismo.

Se gli scioperi sono vietati, i precari minacciati di licenziamento,
ecc.. sarà necessario darsi forme adeguate per lo scontro in atto non
piangere rincorrendo il vuoto diritto borghese.

Oggi ogni elicottero abbattuto, ogni soldato imperialista morto aiuta
oggettivamente la lotta operaia nella metropoli capitalista, incrina la
compattezza dell'imperialismo e rende possibili nuovi scenari tali da
rendere praticabili forme di liberazione del proletariato dal giogo
capitalista.

Proletari nella metropoli




Per contatti: Centro di Documentazione Krupskja
Via del Verrocchio 12/n Bologna Ogni giovedì dalle 21.30
http://www.autprol.org
e-mail: autprol@virgilio.it

fip via del verrocchio 12 Bologna




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