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The.Supplement
{Info on A-Infos}
(it) PARLIAMO DI SCUOLA
From
worker-a-infos-it@ainfos.ca (Flow System)
Date
Mon, 30 Jun 2003 19:13:12 +0200 (CEST)
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A - I N F O S N E W S S E R V I C E
http://www.ainfos.ca/
http://ainfos.ca/index24.html
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Da: usiait1@virgilio.it
USI AIT SCUOLA – UNIONE SINDACALE ITALIANA
SINDACATO AUTOGESTITO DEI LAVORATORI DELLA SCUOLA
SEDE NAZIONALE: VIA ISIDE 12 ROMA – TEL. 06/70451981 –
FAX 06/77201444
PARLIAMO DI SCUOLA
Siamo in un momento di difficoltà per il movimento
antagonista nel suo complesso; dai no global al
sindacalismo alternativo, dalle forze politiche “non
liberiste” alle associazioni “anti” è evidente un
comportamento di stasi, di difficoltà a rilanciare
mobilitazioni forti contro i disegni governativi e le
scelte dei padroni (vedi il basso livello di
iniziative a favore dei migranti, le difficoltà di
opposizione sindacale ai piani di ristrutturazione e
alla Legge Biagi …).
Forse è proprio questo il momento per riflettere … per
rilanciare la proposta dell’USI, a partire dalla
scuola, di costruire una PIATTAFORMA UNITARIA DI
LOTTA, che sappia coniugare le richieste del movimento
alle battaglie per il lavoro – la casa e i diritti, la
battaglia contro la precarizzazione della forza lavoro
a quella delle difesa della scuola pubblica.
Come Sindacato Nazionale di comparto dell’UNIONE
SINDACALE ITALIANA pensiamo sia utile riproporre
alcune delle considerazioni che abbiamo espresso nei
nostri volantini e documenti nelle Manifestazioni e
nei convegni sulla scuola di quest’ultimo anno; così
come riconfermiamo la nostra volontà di dar vita ad un
PATTO FEDERATIVO DEL SINDACALISMO DI BASE nella
scuola, per riunire tutte le forze, purtroppo molto
deboli, che hanno dato vita a forme di resistenza
nelle scuole e nel territorio, così come pensiamo sia
necessaria l’apertura del sindacato scuola al
movimento degli studenti medi e universitari, che ci
auguriamo riesca a rinascere al più presto.
Facendo un’analisi della situazione dobbiamo per forza
partire dal fallimento del tentativo COBAS di dare
estrema politicità al movimento dei lavoratori della
scuola, che stentava ancora nelle mobilitazioni
(altrettanto importanti di quelle della guerra) per la
difesa della scuola pubblica; la grande manifestazione
nazionale ed unitaria per la scuola (con il previsto
sciopero generale) è saltata, rendendo impossibile un
radicamento nel settore anche a livello territoriale,
come invece è avvenuto in Francia con lotte unitarie e
prolungate di docenti, personale assistente e
studenti.
Noi abbiamo sempre cercato di unire la nostra
opposizione alla guerra a quella di una battaglia
concreta sul servizio, contro la riforma, contro i
tagli, per un contratto costruito dal basso, ma spesso
non siamo stati compresi… ed oggi se ne vedono gli
effetti negativi!
Ora possiamo, di nuovo, parlare di scuola perché
crediamo sia importante, anche rispetto alle
modificazioni che subirà il mondo del lavoro,
esaminare quanto potrà accadere nel settore
dell’istruzione e della formazione, se non saremo
capaci di dare risposte unitarie e complessive di
opposizione.
La nostra Organizzazione (sia pure ancora piccola nel
settore statale, ma ben presente a Roma nel precariato
delle materne e nei nidi, nelle scuole d’infanzia e
tra il personale AEC del Comune di Roma) si sta
costituendo in varie realtà provinciali come USI AIT
SCUOLA e, anche per le sue lotte, riesce ad avere una
visione abbastanza complessiva della situazione. Tra
l’altro si sta muovendo in alcune situazioni contro i
tagli degli organici e per difendere legalmente il
personale ATA, transitato dagli enti locali al MIUR,
senza il riconoscimento dell’anzianità di carriera.
Possiamo ben dire che quella che sta passando per
effetto della Moratti, ma anche per le precedenti
scelte “disastrose” del centro-sinistra, non è una
riforma ma una vera e propria ristrutturazione
aziendale, che comporterà anche la messa in mobilità
di decine di migliaia di lavoratori oltre che
l’espulsione di più di centomila lavoratori precari.
Questo progetto, ormai al palo di partenza, si va a
scontrare con le richieste espresse da lavoratori e
studenti per una scuola libera, in cui possa nascere
un libero confronto e scambio di idee, di
informazioni, di strumenti, con la possibilità di
accoglienza di tutti gli allievi, anche i non abili,
accettando diversità sociale e “religiose” (c’è chi
crede e bisogna rispettarlo!), la multiculturalità e
rendendo possibile un pluralismo nell’insegnamento e
nell’apprendimento.
Nella riforma Moratti c’è il diritto-dovere
all’istruzione e alla formazione (che si intende solo
come professionale) che stravolge di fatto la
Costituzione, per lasciare allo stato (con la “s”
minuscola!) il compito di garantire solo standard
minimi per tutti, in modo da permettere una
privatizzazione sempre più forte della scuola. Tra
l’altro proprio la scuola ed i servizi pubblici
saranno uno dei temi della prossima riunione del WTO a
Cancun (in Messico), ai primi di settembre, nella
linea di una loro “liberalizzazione”-”privatizzazione”.
La struttura della riforma prevede un sistema
scolastico scandito in bienni e strutturato in due
cicli: il ciclo primario di 8 anni, il ciclo
secondario di 4 (per chi sceglie l’indirizzo
professionale) o di 5 anni (per chi vuole proseguire
frequentando l’università). Alla fine del primo ciclo
i ragazzi dovranno scegliere tra l’indirizzo statale e
quello regionale (al quale dovrebbe far capo tutta la
formazione professionale e parte dell’istruzione
tecnica). Questa “canalizzazione” precoce indurrà
ragazzi e genitori a scegliere (con poche possibilità
di cambiamento) un tipo di istruzione basata
sull’estrazione sociale e/o territoriale; due diversi
tipi di scuola, una liceale basata sull’astrazione e
la critica e l’altra professionale basata su praticità
e manualità, che serviranno ad indirizzare i giovani
all’inserimento, su piani ben diversi, nel mercato del
lavoro.
Con la riforma è prevista la riduzione del monte ore
obbligatorio di lezioni, la ricomparsa nel primo ciclo
del maestro prevalente; ci sarà un tetto massimo di
300 ore facoltative che sarà possibile fornire dalla
rete di scuole che si verrà a costituire e che
comporterà altri disagi logistici ed educativi
(disarticolando anche le classi). Chi poi vorrà
accedere ad altre attività dovrà farlo a pagamento
(erodendo i magri bilanci familiari). La riforma
inciderà negativamente sulla qualità della formazione
complessiva, impedendo ulteriormente la funzione della
scuola di formazione complessiva e di “libera”
crescita della persona.
Chi potrà … avrà! Cioè chi potrà disporre di denaro
per far studiare i propri figli, ne avrà le
possibilità, mentre per gli altri non resterà che una
“formazione dal profilo basso” che condizionerà
nell’inserimento lavorativo.
L’interesse politico del governo è quello sia di una
riduzione dei costi del sistema scolastico pubblico
(come sta avvenendo per la sanità!) che
l’aziendalizzazione dell’istruzione e della formazione
per un controllo più forte e immediato dei futuri
sbocchi lavorativi.
Certo è anche vero che una parte dei tagli servono a
finanziare la scuola privata, dimostratasi in tutti
questi anni non concorrenziale ma utile come
diplomificio o per addestramento “clericale”; proprio
in questi giorni il Consiglio dei Ministri ha deciso
di sbloccare i fondi per le scuole private cattoliche
(in particolare per le materne cattoliche che potranno
così “gareggiare” con quelle comunali e statali).
Nel privato viene meno non solo la libertà di
insegnamento e la pluralità di idee, ma anche le
garanzie per gli stessi lavoratori, sempre più precari
e ricattati per avere qualche “punto”.
La stessa riforma degli organi collegiali servirà a
diminuire ogni possibile momento di confronto e di
espressione collettiva e permetterà di affidare la
gestione della scuola a veri e propri consigli di
amministrazione con esperti esterni.
Contro questa trasformazione noi, lavoratori e docenti
democratici, dovremo continuare a batterci in difesa
di una scuola laica e pluralista, per una scuola
capace di dare a tutti l’opportunità di crescita, di
confronto, di formazione umana e culturale, così come
dovremo lottare contro ogni privatizzazione,
rifiutando la logica del mercato sia nella scuola che
negli altri servizi pubblici.
Si assiste da tempo (già con i governi di
centrosinistra!) alla mercificazione della cultura,
dell’istruzione e della ricerca (contro cui si stanno
mobilitando in prima persona i nostri dell’USI
RICERCA), all’inserimento di un regime di gestione dei
servizi scolastici ed educativi basato su logiche
imprenditoriali (e lo vediamo tutti i giorni e ci
lottiamo contro anche come USI AIT ENTI LOCALI nei
servizi scolastici ed educativi offerti a livello
comunale, dove la nostra presenza è forte e radicata),
la creazione di un sistema di finta parità che di
fatto e di diritto finanzia le strutture private e
stabilisce una concorrenzialità tutta a vantaggio di
istituzioni di parte (confessionali e non) e a danno
della laicità e del pluralismo.
Si rischia di assistere nuovamente ad una selezione
di “classe” degli studenti, che si inserisce a pieno
titolo nel progetto di controllo sui tre assi del
sistema ISTRUZIONE – FORMAZIONE – COLLOCAMENTO delle
future generazioni di forza lavoro. Senza contare che
si evidenzia nuovamente una discriminazione di genere
che ci riporta indietro di un secolo.
Tutti questi problemi hanno già investito l’istruzione
universitaria, lì gli studenti sono stati lasciati
soli, o quasi, a combattere la loro battaglia contro
l’aumento dei carichi di studio, l’aumento dei costi
(dai libri alle tasse), la diminuzione dei servizi,
contro la difficoltà di proseguire gli studi
mantenendosi, sia pure con lavori precari o al nero.
Un’istruzione universitaria che funziona là dove ci
sono finanziamenti privati, dove studio e ricerca sono
“finalizzati” alle richieste delle aziende.
A questo quadro dobbiamo aggiungere anche i tagli
consistenti negli organici del personale docente e dei
profili educativi (AEC), del sostegno all’handicap,
alle disabilità e al disagio minorile; tagli
funzionali alle esigenze di bilancio, ma che di fatto
riducono le possibilità di un vero diritto allo
studio per tutti/e (e che vedono nel ciclo primario
anche l’eliminazione del tempo pieno).
Oltretutto i contratti nazionali, firmati dalla solita
“banda confederale”, porteranno dentro una serie di
figure precarie o addirittura l’utilizzo di forza
lavoro interinale.
Quello che ci troveremo ad affrontare, a partire dal
prossimo anno scolastico, sarà uno scontro duro: tra
chi crede sia possibile la democrazia nelle scuole e
la libertà di insegnamento e chi si conforma (anche
per interessi economici: fondi di istituto, funzioni
obiettivo …) alla piramide gerarchica che si verrà a
rafforzare dal prossimo anno, alla produzione del
meccanismo del consenso al futuro padrone (il
Berlusconi per tutti!e!), al sistema di ripetizione
del sapere e della conoscenza mercificata.
COSA CHIEDIAMO, COSA VOGLIAMO, PER COSA CONTINUEREMO A
LOTTARE COME USI AIT SCUOLA:
- per il mantenimento del carattere pubblico dell’istruzione e della
cultura;
- per strutture scolastiche idonee (anche in termini di sicurezza,
nel rispetto della 626);
- per servizi in rete sul territorio che servano anche a ridurre ed
eliminare la dispersione scolastica, il disagio minorile e per un
intervento efficace contro le disabilità;
- per adeguati finanziamenti per le attività scolastiche e culturali;
- per una reale libertà di insegnamento e di ricerca/sperimentazione in
ambito educativo (anche per progetti in sintonia con associazioni e
comitati di cittadini/e), per una pedagogia non autoritaria, per
una attività libera e pluralistica, per criteri e orientamenti comuni
per tutto il territorio nazionale;
- per un sistema partecipativo e decisionale dal basso di tutte le
componenti della scuola (dai docenti agli studenti);
- per il rispetto delle richieste degli studenti, anche di spazi e
tempi autogestiti;
- per un adeguato recupero salariale per tutto il personale scolastico;
- per il diritto di sciopero, di assemblea e di affissione per tutti/e;
- contro ogni forma di privatizzazione e di esternalizzazione o di
precarizzazione del personale;
- contro i tagli alle classi e agli organici del personale.
Per noi della Confederazione Sindacale autogestita e
di base USI e per il sindacato di comparto USI AIT
SCUOLA, tutto questo fa parte della generale lotta per
il miglioramento sostanziale delle condizioni di vita
e di lavoro.
Per questo riteniamo necessario sviluppare a partire
da settembre una lotta unitaria e duratura di
lavoratori, precari, disoccupati e studenti su una
Piattaforma sociale complessiva che abbiamo già
esposto in altri documenti e che qui sintetizziamo:
1. Contro la guerra e le politiche neoliberiste;
2. Contro gli effetti negativi del Patto per l’Italia e degli ultimi
accordi collettivi nazionali;
3. Contro la “riforma della scuola”, gli attacchi all’istruzione e
alla sanità pubblica;
4. Contro le privatizzazioni ed i tagli ai servizi pubblici e sociali;
5. Contro la precarizzazione dei rapporti di lavoro e le esternalizzazione
dei servizi;
6. Per un lavoro/reddito e la casa per tutti/e;
7. Per l’assunzione dei precari nelle pubbliche amministrazioni;
8. Per i miglioramenti sul salario, sui diritti, sulla salute, sulla
sicurezza nei luoghi di lavoro;
9. Per miglioramenti nella qualità della vita e per un salario sociale
garantito;
10. Contro l’attacco al sistema pensionistico;
11. Contro l’attacco ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, alla
Legge 300/70 (Statuto dei lavoratori) che si deve estendere a tutti/e,
e in particolare per difendere l’articolo 18, anche dando la massima
collaborazione alla riuscita del referendum;
12. In difesa della contrattazione collettiva, anche se costruita dal
basso, del diritto di sciopero e delle libertà sindacali;
13. Per i diritti di cittadinanza per tutti/e, contro la legge razzista
Bossi-Fini.
Per tutto questo, nel prossimo mese di settembre,
siamo intenzionati a organizzare a Roma, come USI AIT
SCUOLA e USI AIT ENTI LOCALI, un Convegno sulla
SCUOLA, la FORMAZIONE e l’ISTRUZIONE (dagli asili nido
– uno dei settori di punta della privatizzazione e nel
quale sarà necessario costruire un coordinamento
nazionale - all’università) al quale inviteremo tutte
le forze sindacali di base e quelle politiche, ancora,
“antagoniste”, i lavoratori e gli studenti.
Per contattarci sin da ora, per valutare la
possibilità di costruire unitariamente questa
scadenza, mettiamo a disposizione il fax dell’USI
(06/77201444) oltre che la e-mail: usiaitl@yahoo.it.
RAFFORZA L’AUTORGANIZZAZIONE
ADERISCI ALL’UNIONE
all’USI AIT SCUOLA e all’USI AIT ENTI LOCALI
per estendere le mobilitazioni sempre più a livello nazionale
CLAUDIA SANTI e MARTELLI GIUSEPPE
SEGRETERIA NAZIONALE USI AIT SCUOLA
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