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(it) border0: il blocco nero a thessaloniki

From worker-a-infos-it@ainfos.ca (Flow System)
Date Mon, 23 Jun 2003 13:30:14 +0200 (CEST)


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A - I N F O S N E W S S E R V I C E
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http://ainfos.ca/index24.html
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Da: border zero <border0@tmcrew.org>

Ciao! riceviamo e mandiamo...

Sabato 21 e' il giorno delle azioni nel centro di Salonicco. Il blocco
nero, composto dagli/lle anarchic* e antiautoritari che hanno occupato
il campus fra filosofia, legge e teologia, comincia a prepararsi
dalle prime ore della mattinata. Fervono riunioni, assemblee, ricerca di
attrezzi e materiali vari. Si acquistano maschere, guanti, si
scambiano info e cominciano a girare leggende ;-)

La sensazione diffusa e' comunque quella dei preparativi di una grande
battaglia. Tensione e po' di paura percorrono il campus, le notizie su
come sara' schierata la polizia e su come scenderanno in piazza gli
altri spezzoni si susseguono smentendosi le une con le altre.
Tanta confusione, ma anche tanta voglia di esserci, di prendere
parte a quella che ha tutti i presupposti per diventare una
manifestazione memorabile, per radicalita', partecipazione e contenuti.

Il pomeriggio arriva subito e tutti i gruppi organizzati, i gruppi di
affinita', i collettivi, convergono davanti al Media Center, sul viale
dell'uscita laterale del campus. Migliaia di persone, circa 4000,
riempono la strada. Un unico blocco nero, autodifeso quasi
oltremisura, in cui si mescolano greci, italiani, tedeschi,
cecoslovacchi, svedesi, spagnoli, baschi austriaci si prepara ad uscire
dall'universita'. L'aria e' elettrica, la tensione altissima e la
consapevolezza di stare in blocco pronto a tutto, con migliaia di
compagni che condividono la stessa pratica, fa attraversare la schiena
da un brivido.

L'appuntamento in strada e' per le 17, quando in piazza
contemporaneamente scendono gli altri spezzoni; il Forum, gli
stalinisti, i troskisti e l'associazionismo, ognuno in piazze diverse,
concentrate verso
il lungomare, nella parte bassa e nuova di Salonicco. Il blocco nero non
ha piazza fissa, vuole puntare al consolato USA e alla Questura e altri
obbiettivi simili.

Il corteo, rumorosamente, parte. Gli slogan scuotono la terra, il rumore
degli attrezzi fa da colonna sonora alle "aste" di bandiere che vengono
fatte battere su tavole attrezzate come scudi. Si gira per Odos Egnatia,
una via larga (tra le poche di salonicco) che passa vicino
all'Universita' e porta verso la stazione dei treni e verso gli
obbiettivi prescelti.

Dopo circa trecento metri di percorso, dall'alto di un decina di
piani di un palazzo, alcune troupe televisive riprendono, sbavando per
uno spettacolo cosi' ghiotto da riprendere: migliaia di cattivi tutti
neri e armati. Ma c'e' chi non scende in piazza per farsi bello e dar
ragione ai loro spettacolini; tre, quattro, cinque, e infine una
decina... uno dietro l'altro si susseguono i razzi di segnalazione
lanciati contro gli sciacalli della tv. Le troupe abbandonano in
fretta e furia telecamere e cavalletti e vanno a rifugiarsi dentro
l'appartamento. Il bersagliamento continua per una altro po e la
mira e' tutt'altro che sbagliata. Questa prima azione e' accolta
da un applauso fragoroso del corteo.

Dopodiche' la situazione diventa indescrivibile. All'altezza della via
che il blocco ha appena raggiunto ci sono una banca, un uffico di una
compagnia telefonica, un negozio di hi-fi e la sede di Nuova Democrazia
e del KKE (stalinisti). Le serrande in lamiere costruite a difesa delle
vetrine nei giorni appena antecedenti il vertice,
vengono divelte in un attimo. La forza di una massa arrabbiata e
determinata non si ferma con due viti e un pannello di metallo. Il
corteo avanza lasciandosi colonne di fumo alle spalle (le sedi dei
partiti sono state solo bersagliate di sassi e ricoperte di scritte).

Poco piu' avanti da un vicolo sulla sinistra parte un lancio di gas di
una squadra di guardie. Il rapporto di forza fra noi e loro e'
incomparabile, i poliziotti vengono sepolti da una pioggia di molotov e
pietre e si danno rovinosamente. Dopo pochi minuti allora giunge una
carica alle spalle, praticamente dall'universita'. Questa volta il
cordone di celere e' piu' fitto e carica determinato. La risposta che
riceve e' la stessa, semplicemente si beccano ancora piu' pietre e piu'
bottiglie incendiarie.

All'angolo di Ag.Sophias intanto va avanti l'opera di scardinamento
delle serrande di un mcDonald, il piu' grande di Salonicco. Ancora una
volta le barriere misere dei commercianti vanno via tipo coperchio di
una scatoletta di tonno! :-)
La forza del blocco fa sembrare tutto piu' facile e semplice.

Dall'altro fianco della strada caricano di nuovo, ma anche questa volta
l'arsenale del blocco riesce a fargli fronte. La polizia, comunque, non
e' affatto spaventata da tanta aggressivita' (!), semplicemente non puo'
avanzare e travolgere il corteo perche' le fiamme gli intralciano il
cammino. Stessa cosa si ripete a Dionos Platonos, la parallela di
Ag.Sophias. Tutte le cariche dai vicoli laterali vengono respinte fino a
che (per caso o per idiozia?) si arriva a Piazza Dikastirion e il corteo
si trova la strada sbarrata dal palco, dalla folla e
dai striscioni di un' altra manifestazione.

La polizia ne approfitta per bersagliare il blocco di gas lacrimogeni
(le cariche principalmente consistono in guardie che ti corrono incontro
tirandoti granate urticanti: l'uso del manganello e' molto limitato).
Approfittano del fatto che si hanno alle spalle altri manifestanti
cosicche' solo in pochi si arrischiano a tirargli le molotov (poiche'
potrebbero cadere sull'altra dimostrazione).

Da qui il blocco si sfrantuma in piu' pezzi, una parte viene respinta
indietro e va a finire all'universita' per la stessa strada dell'andata.
Un'altra, quella piu' grossa, curva in un vicolo che porta sempre alla
piazza Dikastirion, pero' in una area piu' vuota (la piazza
e' molto grande).

Li si fa al volo una barricata un gruppo si piazza dietro a difenderla
con sassi e benzina. Intanto lo spaesamento prende il sopravvento, si
contano i dispersi e i lacrimogeni cominciano a farsi sentire,
nonostante l'uso diffuso delle maschere antigas e degli occhialetti. Il
gruppo compatto gia' non c'e' piu'. Ci si organizza per riprendere Odos
Egnatia, ma dopo 100 metri si ripete la scena identica di prima: un'altro
corteo blocca la strada, e un cordone di sbirri lo "difende" caricando
il blocco nero.

La ritirata su piazza Dikastirion si trasforma in fuga quando da
tutte le via che convergono su essa sbucano cordoni di celere: una
trappola, qualcosa che ricorda in piccolo, per il numero dei
partecipanti, l'acccerchiamento a piazza municipio al GlobalForum di
Napoli 2001.

La fuga e' precipitosa, il lancio di molotov isterico e casuale,
una calca confusa di una massa stragasata dagli agenti chimici delle
decine di lacrimogeni che piombano. Inoltre molti compagni, nell'attimo
della sosta in piazza Dikastirion, si erano tolti maschere e occhialetti
per riposarsi un attimo, errore risultato poi fatale, perche' facendo
cosi' i gas si sono intrufolati nei comparti d'aria dei filtri o
degli occhialetti.

Si apre un varco con la forza della disperazione, si ritorna indietro in
aree sempre piu' gonfie di gas degli scontri precedenti. Quel
che rimane del blocco si ridivide in numerosi rivoli che tentano
la salvezza per le strade che riconducono all'universita'.
Pare che un gruppo, il piu' nutrito e compatto, sia comunque riuscito a
mantenersi saldo e a proseguire verso il centro, attacando e
avvicinandosi agli obbiettivi iniziali.

Per tutti gli altri l'unica salvezza resta il politecnico. Ma quando
arrivano, arriva pure la polizia, da ogni lato. Mentre l'ingresso di
teologia e di legge sono "al sicuro", protetti da barricate e
guardati a vista dai cordoni di polizia distanti, l'ingresso alle spalle
di Filosofia viene continuamente attaccato da quattro schieramenti di
celere: uno all'angolo con Odos Egnatia, l'altro a monte, e due di
fronte al cancello di ingresso (laterale).

La resistenza e' tenace, svanisce il senso di sconfitta e confusione
dato dalle cariche precedenti e per due ore, fino alle 20 pezzi di marmo
(sdradicati dalle pareti delle facolta') e molotov tengo lontane le
guardie, nonostante le incalcolabile sortite fatte da quest'ultime.

La polizia comunque non tenta lo sfondamento vero e proprio. Infatti
alla polizia, in Grecia, e' vietato l'ingresso nelle universita'
poiche' la costituzione greca considera le zone dei politecnici territori
extralegali, con il diritto di asilo permamente, che puo' essere
revocato solo temporaneamente da una apposita commisione fatta da
studenti e autorita' accademiche. E durante gli scontri, nonostante le
richieste della polizia, la commissione si e' riunita ma non ha revocato
l'asilo.

Alla fine i poliziotti rimangono a circondare l'universita' ma a
distanza debita, e un'assemblea interna decide di deporre tutto e
lasciar calare la tensione anche per permettere a numerose persone
venute da fuori di ripartire (ma la polizia fuori ferma e perquisisce
chiunque lascia l'universita'). Il legal team ci informa di 20 arresti e
84 fermi. Il medical tema ha molto da fare soprattutto con la gente
intossicata dai gas o colpita dalle bombe rticanti.

Una breve considerazione a margine: l'amaro in bocca che rimane e'
quello di una sconfitta indegna. Il potenziale, anche bellico, del
blocco era di gran lunga superiore
rispetto ai precedenti vertici. Le critiche al capitalismo e a tutte
le sue forme nell'esistente era state incisive e lucide nel campus;
analisi cosi' radicali quanto diffuse sono un esempio raro anche
nei numerosi controvertici che abbiamo conosciuto. Ma la pratica
di piazza si e' persa nell'esplosione e nel fomento dei primi minuti,
allontanandosi cosi' dai suoi obbiettivi, anche e soprattutto politici!,
iniziali. Forse una maggiore organizzazione, di fronte al caos totale
dello spontaneismo, avrebbe dato altri frutti. Forse. In ogni caso
abbiamo imparato che non bastano mille molotov a vincere le guardie e,
parafrasando una nota pubblicita', ora sappiamo che la potenza e' nulla
senza il controllo.

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