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(it) FdCA: Comunicato sul referendum

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Date Wed, 18 Jun 2003 17:17:45 +0200 (CEST)


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http://ainfos.ca/index24.html
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Da: Federazione dei Comunisti Anarchici <fdca@fdca.it>

La lotta di classe non è una marcia trionfale. Avanzamenti ed
arretramenti hanno segnato la storia dell’emancipazione degli
sfruttati. Siamo degli anarchici materialisti e, benché guidati
dall’ottimismo genetico dei rivoluzionari, sappiamo che le lotte
in cui ci impegniamo nei movimenti e nei sindacati possono
essere vittoriose oppure trovare ostacoli di varia natura.
Quanto più le lotte si pongono l’obiettivo di allargare gli
spazi di democrazia, di aumentare salario per tutti/e, di
estendere diritti politici, sociali e sindacali a settori sempre
più ampi della classe lavoratrice -specialmente oggi con la
crescente insicurezza occupazionale e salariale- tanto più è
dura la risposta dei capitalisti per difendere i loro interessi
di classe.

E’ con questa coscienza che i comunisti anarchici si sono
impegnati nel referendum sull’estensione dell’art.18. Si
trattava di una battaglia che cercava di sfruttare il limite
abrogativo del meccanismo referendario per by-passare il
parlamento e spalancare l’accesso all’art.18 ad altri 6 milioni
di lavoratori. Avrebbe creato non pochi problemi al Patto per
l’Italia ed a quanto esso prevede per sospendere gli effetti
dell’art.18 in aziende che in futuro superino i 15 dipendenti.
Purtroppo la nostra FdCA è stata l’unica federazione anarchica
ad impegnarsi chiaramente in questa battaglia e ad entrare nei
comitati per il SI’, mentre altrove si restava imprigionati
nella trappola dell’astensionismo militante in imbarazzante
compagnia, riproponendo quella politica confusionaria che oggi
li ha collocati sul piano della confindustria e del governo.

E la risposta di questi ultimi 2 insieme a grande parte
dell’Ulivo è stata proprio dura: i ricatti nelle piccole
aziende, lo spauracchio della crisi occupazionale, l’inciucio
dell’astensionismo, la disinformazione dei media. Non hanno
vinto, ma hanno impedito che vincesse il SI’. La posta in gioco
era altissima: non potendo misurarsi usando il NO hanno puntato
sul mancato quorum per fermare una diffusione del sindacato
nelle piccole aziende, per avocare al parlamento e solo al
parlamento la potestà di regolare il lavoro.

Non hanno vinto, ma hanno impedito che ci fossero mutamenti nei
rapporti di forza attualmente a loro favorevoli.

E se 3 milioni in piazza a Roma il 23 marzo 2002 ci sono
sembrati una grande dimostrazione di opposizione sociale al
governo e di sfida al centro-sinistra, cosa dovremmo oggi
concludere sugli 11 milioni che hanno votato SI’? Vittime di un
gioco politico perfido ed ormai vecchio di 1 anno tra Bertinotti
e Cofferati? Vittime dello Stato e dei meccanismi istituzionali
del referendum? Oppure la dimostrazione oggi dell’esistenza di
vasti settori di popolazione disposta ad esprimere la sua
opposizione alle politiche del governo e pronta anche ad andare
oltre le ambiguità di certi sindacati e di certi partiti del
centro-sinistra? Quegli 11 milioni sono l’espressione di una
inutilità, oppure sono un segnale di diffusa consapevolezza
dello scontro in atto? Ora che il referendum è passato si torna
alle posizioni del 23 marzo 2002: il ddl 848bis che modifica
l’art.18 è ancora lì pronto in parlamento. Dopo 1 anno -oggi lo
sappiamo- siamo 8 milioni in più. Non ci hanno fatto vincere, ma
siamo confortati nel proseguire il nostro lavoro nei movimenti,
nei sindacati, nelle lotte di quartiere perché cresca
l’opposizione sociale, l’autogestione delle lotte, la voglia di
alternativa ... libertaria.


Segreteria Nazionale
FEDERAZIONE dei COMUNISTI ANARCHICI

fdca@fdca.it

http://www.fdca.it




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