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(it) cronaca 31/05 e 01/06 a Ginevra [excerpt]

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Date Thu, 5 Jun 2003 10:35:39 +0200 (CEST)


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Da: autonomen <autonomen@libero.it>

il (mio) racconto di sabato 31 maggio e domenica 1° giugno a Ginevra
contro il G8

Il sabato, invece che essere il rituale giorno del corteo di massa, è il
giorno di convergenza e di arrivo di tutti/e i manifestanti tra le
località del lago. Migliaia di persone arrivano ai vari campeggi e ci si
attrezza per sfidare la notte: numerosi blocchi infatti sono previsti
alle prime luci dell'alba per impedire ai 2500 delegati che soggiornano
a Ginevra di raggiungere Evian.

Durante il pomeriggio a Losanna e Ginevra si susseguono le riunioni e i
meeting per decidere le strategie comuni di assedio alle varie zone rosse
disposte lungo le località lacunari. All'Oulala C'village di Losanna i
Pink danno vita a partecipatissimi workshop di autodifesa e resistenza
passiva.

L'aria che tira è quella di una reale volontà di voler fare qualcosa,
nonstante l'amara consapevolezza che in un modo o nell'altro le autorità
riusciranno a far passare i delegati. Purtroppo, <snip> c'è anche molta
confusione e poca coordinazione dei gruppi, e non poco c'entrano anche le
difficoltà linguistiche. Ma si fa il possibile per capirsi e organizzarsi.

Verso sera a Ginevra, dove sono pervenuti numerosi gruppi antifa, si
riuniscono alcune decine di attivisti che partono in corteo per le strade
attorno alla Vieille Ville (il centro). Numerosi obbiettivi vengono
colpiti, crollano le vetrine, e alcune banche e farmacie vengono date
alle fiamme. L'intervento della polizia stranamente si fa attendere
(cosa che ha scatenato non poche polemiche fra la stampa cittadina) e il
gruppo prosegue con le azioni dirette fino alle 22.

A quell'ora un consistente dispiegamento di celerini chiude l'Indymedia
Center (lo squat L'Usine), luogo dove era ripiegato (non proprio
intelligentemente!) parte del gruppo di attivisti.

La tensione rimane alta e nonostante qualche lancio di pietra e qualche
finta carica di risposta la situazione non degenera. La polizia se ne va
solo dopo le 2 di notte mentre nel resto della città proseguono
tafferugli sparsi.

La tensione dell'assedio delle guardie ha portato non poche
incomprensioni soprattutto tra gli occupanti del L'usinne e i giovani
algerini che frequentano quella piazza (che hanno cercato più di una
volta di provocare le guardie). La lite degenera in rissa e nella notte
qualcuno si vendica tirando due molotov nel piazzale antistante l'IMC
dove c'erano un bel po di attivisti e frequentanti del posto venuti per
il concerto notturno.

Verso le 4 del mattino, già carichi di tensione per i fatti della notte,
ci si vede lungo le Rhone per andare a bloccare i ponti di accesso a
Ginevra. Una lunga camminata di qualche chilometro ci porta a Pont
Butin, l'ultimo ponte a est.

Alle 5 circa 200 attivisti irrompono sul ponte e prelevando numerose
travi, carrelli, vetri, legni, reti, pannelli, sacchi di terra, da un
cantiere e una serra nei paraggi, tirano su due grandi barricate che
bloccano il ponte da nord e da sud. Delle guardie, nemmeno l'ombra.

La stessa azione si ripete contemporaneamente in tutti gli altri ponti
della città, mentre anche a Losanna stanno bloccando l'autostrada e
l'accesso al porto. Alcune migliaia di attivisti sono quindi scesi in
strada a bloccare fisicamente il G8, e l'operazione pare riuscire. Un
buon senso di soddisfazione pervade i gruppi nonostante la stanchezza.

Alle 8 del mattino il gruppo di Pont Butin, dopo aver dato alle fiamme le
barricate, ripiega in città. Un camion con la techno sveglia i ginevrini
in questa soleggiata domenica e il gruppo va ad unirsi agli altri due
ponti bloccati più vicini: Pont de la Coulouvrenier e Pont de I'lle. Al
primo è consistente e visibile la presenza del blocco antifa, che ha
innalzato enormi barricate, dandogli fuoco. Al secondo ponte il blocco è
praticamente umano, fatto da oltre 500 persone. <snip>

Dalle 9, da Pont de la Coulouvrenier, si muove il blocco nero
(anarchico/antifa), composto principalmente dai giovanissimi dei gruppi
autonomi zurighesi e tedeschi. Il piccolo corteo (circa 150 persone) si
muove prima verso Place Bel Air, dove si fronteggia brevemente con la
polizia, poi gira su Pont de I'lle e marcia lungo Quai das Bergues, il
lungo fiume. Scritte su banche, uffici finanziari, ricordano che la lotta
al G8 è prima di tutto una lotta anticapitalista, antirazzista e
antistituzionale. Lo spezzone poi gira per Pont du Mont Blanc e si incoda
fra gli altri migliaia di spezzoni che compongo il lunghissimo corteo
che sta partendo dai Jardin Anglais.

Migliaia e migliaia di persone, sulle 100.000, danno vita a un
coloratissimo e lunghissimo corteo. Ci sono tutti, il solito e sempre
presente movimento dei movimenti con le sue mille realtà spesso
antitetiche che si ritrovano fianco fianco in piazza. Il blocco nero (o
Anthrax bloc come lo hanno ironicamente chiamato gli anarchici di
Losanna) quasi si perde nella marea di gente che invade il cuore di
Ginevra. Nei pressi di Place Eaux Vives il palazzo di un'importante
finanziaria ginevrina viene bersagliato di bottiglie riempite di vernice
e uova colorate. Poco dopo una palazzina di tre piani dell'Adecco viene
ribersagliata e le insegne vengono infrante. Altre centinaia di metri
ancora tocca a un distributore di benzina della BMP ad essere spogliato
di insegne e vetrine. Poi il caldo e gli oltre 10 km di cammino (e la
stanchezza accumulata) prendono il sopravvento e, a parte qualche
cazzata di chi se la prende con una fermata dell'autobus e con un uffico
postale di periferia (azioni tra l'altro poco gradite dal blocco
stesso), l'obbiettivo diviene solo raggiungere la frontiera e il blocco
anarchico partito da Annemasse.

Giunti al confine si scorge un'autostrada brulicante di gente. Migliaia
di attivisti riempiono la lingua d'asfalto e i prati attorno. Si vedono
scorrere migliaia di bandiere rosse, gialle, verdi e nere. Tutti i gruppi
e le associazioni dei due cortei (quello proveniente da Ginevra e quello
dalla Francia) si incontrano e si miscelano. Con un po di fatica si
ricompone un molto più numeroso spezzone rossonero che riprende a
camminare verso la frontiera. Strada facendo una grossa stazione di
servizio viene assaltata e saccheggiata da decine di attivisti. Una
ridistribuzione della merce (dal cibo, alla birra, alle cazzate più
superflue che si trovano in un autogrill) avviene gratuitamente tra
centinaia di manifestanti.

Alla frontiera ci si ferma e si fa ritorno.

Di ritorno veniamo a sapere di quello che è successo dalle altre parti.
Gli scontri e gli arresti in Francia (circa 300), le cariche e gli
incidenti a Losanna (dove le guardie hanno poi fatto convergere il
corteo al campeggio e hanno identificato e fermato centinaia di
attivisti). Veniamo a sapere anche che un manifestante che era appeso
per protesta su un ponte autostradale è rimasto gravamente ferito dopo
che una guardia ha tagliato la corda con cui era sospeso a 20 metri di
altezza.

Nel pomeriggio in più zone della città si accendono piccolo focolai di
tafferugli, ingaggiati per lo più dai vari gruppi di ritorno dal corteo.
Verso le 18 la polizia si schiera prepotentemente e massicciamente fra
Pont de la Coulouvrenier e Quai de la Poste, cioè a poche centinaia di
metri dall'IMC. Ai piccoli gruppi di compagni che si fronteggiano con la
polizia si aggiungono numerosi giovani e giovanissimi algerini, iracheni
e altri ragazzi delle comunità arabe del quartiere. La miscela è
esplosiva e pietra dopo pietra lo schieramento comincia ad arretrare
fino a fuggire spinto dalla folla crescente che si è creata.

La fuga della polizia diffonde eccitazione a valanga nella Ville e decine
di casseurs, arabi e autonomi, invadono il centro. Ad un tratto un
gruppo di dodicenni di origine araba tira giù le vetrine di un grosso
magazzino Lacoste. In un attimo la folla entra e saccheggia. Ritorna la
polizia a sirene spiegate e ricomincia il fronteggiamento. La polizia
perde tempo, rimane schierata e si becca le sassate dei giovani. Ma è
una trappola; appena arrivano decine di rinforzi della polizia zurighese
partono le cariche con lacrimogeni e proiettili di caucciù.

La folla si disperde e solo alcuni arretrano fino a Rue du Stand (la
parallela della via del L'usinne). Rimangono un 300 persone, quasi tutti
figli di immigrati del quartiere, e parte un'interminabile faccia a
faccia. Per due ore piovono pietre e centinaia di bottiglie
sull'inamovibile schieramento di celere sul Bd George Favon. Al fitto
lancio di oggetti, le guardie rispondono con lacrimogeni e pallottole di
caucciù. Si innalzano due barricate (con una bandiera irachena e
un'altra algerina!) e vengono distrutte un'enorme ufficio finanziario,
un parcheggio privato e una scuola (dove alcuni bambini infrangono i
loro monopattini contro le vetrate!).

Il fronteggiamento infine viene interrotto dall'imponete dispiegamento di
forze di polizie tedesche giunte in soccorso alla polizia locale. Una
violenta carica da la Jonction (dalle spalle praticamente) ha schiacciato
fra due fronti il gruppone disperdendolo in una rocambolesca fuga per i
giardini e per i muri delle recinzioni delle case attorno.

Ma la polizia non si accontenta e circonda con tutto il suo esagerato
spiegamento di forze lo spazio dell'IMC, isolandolo dalla città. Decine
di agenti entrano nel L'Usine fermando e identificando tutti. Si
mormora di arresti, ma la voce viene smentita. Un compagno rimane ferito
da una manganellata in faccia. Decine di persone vengono così
ingiustificatamente schedate, visto che gli occupanti dello squat in
questione e gli altri attivisti al suo interno, non avevano preso parte
agli incidenti.

La zona viene sgomberata solo alcune ore dopo, mentre nella notte ancora
altri gruppi di abitanti della zona continuano i tafferugli per tutta la
zona est di Vieille Ville con la ben più brusca polizia tedesca.

alla prox

;)




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