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(it) Comidad n.109: Diario di guerra

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Date Mon, 14 Jul 2003 16:37:34 +0200 (CEST)


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e-mail/DIARIO DI GUERRA

24/03/03 a proposito della comunicazione sulla guerra.

Occorre essere molto prudenti e diffidenti nei confronti delle
"notizie" circa la guerra in Iraq, anche quando queste appaiono
sfavorevoli agli statunitensi.

Uno degli aspetti più odiosi di questo conflitto è il suo
carattere maramaldesco, vista la sproporzione di forze in campo.
C'è anche da dire che, dopo la batosta in Vietnam, gli USA non
si sono più arrischiati a fare guerre con avversari in grado di
difendersi. Non va dimenticato inoltre che la malafede è da
sempre il punto di forza degli Stati Uniti.

Esiste quindi la possibilità che le notizie sulle difficoltà che
incontra l'esercito USA, abbiano solo lo scopo di creare una
suspense per togliergli la fama di maramaldo che, ormai, si era
ampiamente meritato.

28/03/03 sulla propaganda bellica degli USA

Le notizie sulle presunte difficoltà incontrate in Iraq
dall'esercito americano - e relativo vittimismo sui prigionieri
- hanno ottenuto di spostare l'attenzione pubblica dalla
legittimità dell'attacco americano, alla questione se la guerra
sarà lunga o breve.

Con questa operazione propagandistica, gli Stati Uniti, se
otterranno una vittoria relativamente rapida, potranno
riscuotere una legittimazione a posteriori, in nome della legge
del più forte. Ed è proprio qui la peggiore mistificazione:
l'Iraq è stato aggredito in quanto stremato da 12 anni di
sanzioni ONU e disarmato da 12 anni di ispezioni ONU.

Come il più volgare e vile dei teppisti da strada, Bush junior
si è servito della falsa mediazione e della falsa imparzialità
dell'ONU per trovare il modo di fare ciò che Bush senior non
aveva potuto fare, perchè l'Iraq nel '91 era ancora in grado di
difendersi.
L'ONU in questa circostanza è stato il complice dell'aggressione
americana, come quelli che nelle risse, fingendo di fare da
pacieri, in realtà tengono fermo solo uno dei due contendenti
permettendo all'altro di colpirlo.

31/03/03 a proposito delle mistificazioni propagandistiche sulla
guerra.

Come volevasi dimostrare, il dibattito interno alla sinistra si
è spostato dall'illegittimità dell'aggressione americana, alla
questione se auspicare una guerra lunga o una guerra breve.

Ciò conferma il sospetto che questo ritardo dell'avanzata
americana costituisca una trappola propagandistica per deviare
il dibattito su falsi problemi.

Il sospetto è confermato anche dal fatto che non è credibile che
gli Stati Uniti accettassero i rischi di una guerra vera contro
un avversario in grado di difendersi.

2/04/03 Comidad sulle vicende di guerra.

La stampa britannica ha definito "cow boy" il pilota americano
che in Iraq ha sparato sui soldati di "sua maestà".

E' il solito cliscè dovuto al senso di superiorità culturale
degli europei sugli americani. In realtà queste aggressioni ad
alleati non sono incidenti, non sono casuali, ma rientrano in
una precisa strategia per stabilire le gerarchie tra alleati.

Gli americani possono ammazzare gli inglesi, mentre gli inglesi
non possono fare altrettanto. Questa è gerarchia.

Anche l'uccisione dei bambini al posto di blocco da parte dei
marines americani, rientra in questo procedimento di
gerarchizzazione delle relazioni tra i popoli: se i bambini li
ammazzano gli irakeni, allora sono mostri e terroristi; se li
ammazzano gli americani, sono solo un po' distratti.

Il luogo comune che gli americani siano rozzi e ingenui ricorre
anche in molti commenti che osservano come l'aggressione
americana all'Iraq si sarebbe rivelata miope, perchè ha fatto
tifare gran parte del mondo per Saddam. In realtà si scambia per
miopia quello che invece è un preciso calcolo strategico di
guerra psicologica: spingere gli oppressi di tutto il mondo a
puntare le proprie speranze di riscatto su un cavallo perdente.

3/04/03 sui DS e guerra

La posizione di Cofferati sulla guerra appare vaga e informe, ma
parte da un presupposto realistico, che invece manca alla destra
DS. Infatti non si può tornare a prima della guerra e far finta
che niente sia successo, ignorando le responsabilità e le
complicità dell'ONU nell'aggressione statunitense.

Il problema non è la strapotenza americana, ma la prepotenza
americana. L'IRAQ non è stato aggredito perchè costituiva una
minaccia, ma proprio perchè aveva cessato di esserlo.

Gli Stati Uniti risolvono la crisi della propria potenza facendo
leva sulla propria arroganza/malafede, perciò è assurdo
attendersi da parte loro un ritorno al bon ton nelle relazioni
internazionali.

9/04/03 sulla strage di giornalisti in Iraq.

Come già in Afganistan, il gran numero di giornalisti uccisi in
Iraq dimostra che l'esercito occupante ha parecchio da
nascondere e non può permettersi neanche un livello minimale di
informazione non controllata.

La guerra in Iraq è stata preceduta da un colossale edificio di
mistificazioni, che si è andato sviluppando dall'inizio
ufficiale della guerra, con la esagerazione delle difficoltà
incontrate dall'esercito anglo-americano sul campo. La
"battaglia" di Bassora è un esempio clamoroso di protervia
propagandistica, che non ha lasciato trapelare nulla di
concreto.

Il colonialismo ottocentesco giustificava i suoi crimini con
l'alibi di portare la civiltà; oggi l'alibi è quello di portare
la democrazia. Questa guerra in Iraq ci riporta ai primordi del
colonialismo, alla guerra di conquista tout court, attuata però
solo in parte con mezzi militari, ma anche e soprattutto con
metodi di corruzione inconfessabili, e sui quali occorrerà
indagare al di là delle pur rispettabilissime formule del
pacifismo e dell'antimilitarismo generici.

10/04/03 Stragi collaterali

A poche ore dalla hollywoodiana messa in scena della presa di
Baghdad (ma era proprio Baghdad?), vengono confermate alcune
ipotesi sul carattere di questa campagna militare. La guardia
repubblicana, quella che secondo la propaganda americana era
l'élite di uno degli eserciti meglio armati del medio oriente,
ha opposto una resistenza risibile prima di dileguarsi nel
nulla. La guardia repubblicana speciale, fiore all'occhiello
dell'esercito iracheno, fedelissima a Saddam, dotata di un
armamento moderno e in grado di infliggere perdite serie agli
anglo-americani, volendo credere agli epici racconti che gli
esperti occidentali ci hanno propinato per anni, non si è mai
vista in azione evaporando anch'essa nel fumo di Baghdad.
Qualche resistenza è stata opposta da alcune divisioni malandate
e votate al sacrificio, da qualche ragazzo volenteroso che
voleva opporsi all'invasore e da qualche gruppo isolato. Niente
missili su Israele, pochissimi pozzi incendiati, nessun ponte
vitale fatto saltare, nessuna struttura importante messa fuori
uso (per non parlare del tanto paventato uso dei gas). Gli
accordi sotto banco con il regime iracheno sono quindi andati in
porto e non ci si può far credere che ciò sia avvenuto in questi
giorni, dato che una simile compravendita di massa deve aver
richiesto mesi o anni solo per definire i dettagli. Visto che lo
stato maggiore del regime era interamente stato comprato dagli
USA, a che scopo l'invasione, dal momento che Saddam avrebbe
potuto essere abbattuto con un colpo di Stato?

Il vero ed unico obiettivo degli spaventosi bombardamenti messi
in atto dagli anglo-americani erano proprio le popolazioni
civili dell'Iraq e solo per errore sono stati colpiti alcuni
dirigenti del regime. In queste ore in Iraq stanno avvenendo
centinaia o migliaia di sparizioni: potenziali testimoni che
potrebbero sputtanare i doppiogiochisti del regime, e potenziali
veri oppositori dell'occupazione americana. Di questa strage
silenziosa (già avvenuta in Afghanistan), non vi sarà notizia o
immagine disponibile in TV, e proprio per questo gli americani
hanno provveduto a eliminare tutti i giornalisti che avrebbero
potuto far trapelare i fatti.

14/04/03 L'ONU li disarma, gli USA li aggrediscono

Nel 1938 Hitler invase la Cecoslovacchia dopo averne ottenuto il
disarmo attraverso una mediazione diplomatica.

Oggi Bush ha invaso l'Iraq dopo che gli ispettori ONU avevano
fatto piazza pulita dell'apparato missilistico irakeno.

Quindi l'identificazione tra Bush e Hitler non è una forzatura
propagandistica ma un dato di fatto.

Con che faccia Fassino e D'alema pensano nuovamente ad un ruolo
dell'ONU? Perchè possa metter su lo stesso gioco con Siria e
Iran per consentire a Bush di aggredirli?

In realtà, ormai l'ONU è sputtanata quindi c'è da aspettarsi da
Bush qualche altro sporco trucco, qualche nuovo cavallo di
Troia.

(Ma come? Non è cambiato niente dai tempi di Omero?).

15/04/03 L'ONU li disarma, gli USA li aggrediscono - seconda
puntata

Le minacce di Bush alla Siria non preludono ad un immediato
attacco. Il copione prevede che qualche paese o qualche
organizzazione internazionale interponga i suoi buoni uffici per
rabbonire gli USA, chiedendo ovviamente a Damasco un calo di
brache a livello militare.
Soltanto una volta che i rischi di trovare resistenza siano
stati eliminati, allora gli Stati uniti andranno all'attacco.

Questo è il punto ignorato di solito dal pacifismo generico: è
l'inerme ad essere aggredito, perciò non si tratta di richiamare
a generiche solidarietà o collaborazioni per risolvere i
problemi, ma di riconoscere che la prepotenza/malafede è un
problema a se stante, che va trattato in quanto tale.

Occorre tener presente che con questa cosiddetta guerra in Iraq,
gli USA hanno ottenuto un profitto politico attraverso una pura
operazione propagandistica, lasciando credere all'opinione
pubblica che ci si avviasse a un nuovo Vietnam. Oggi gli Stati
Uniti possono presentarsi come trionfatori non in base a dati
reali, ma semplicemente perchè hanno artificiosamente creato
l'attesa di una situazione difficile per loro. Chi prevedeva il
peggio per gli USA (spinto dalla stessa propaganda USA), si
trova sconfitto psicologicamente e politicamente.

Come si vede, sono la propaganda e la mistificazione le armi
vincenti di Bush, perciò sarebbe ora di cominciare a mettere
questo problema al centro dell'attenzione.

18/04/03 Aggressione diplomatica alla Siria

Come si può riscontrare, il previsto copione di accerchiamento
della Siria si sta attuando anche nei minimi dettagli. Una serie
di "mediazioni" diplomatiche si è messa in moto per indurre la
Siria a dimostrarsi ragionevole e a cedere militarmente foglia
dopo foglia come un carciofo.

L'imperialismo britannico andò in crisi quando nel mondo la
perfidia inglese divenne proverbiale. Oggi gli USA devono il
loro successo al fatto che quasi nessuno ha percepito ancora la
perfidia della politica estera americana. L'opinione pubblica di
orientamento antiamericano tende a credere all'immagine
propagandistica (propinata dagli stessi americani)
dell'americano rozzo, fanatico, un po' avventato, perciò spera
in qualche passo falso, in qualche imprevisto che porti gli USA
a una sconfitta. In realtà l'atteggiamento statunitense in
questi ultimi decenni è diventato sempre più prudente, perciò
nessun rischio viene effettivamente accettato. L'attacco
all'Iraq è stato dilazionato per dodici anni, si è pazientemente
atteso che fosse disarmato, che la sua classe dirigente
accerchiata si frantumasse pezzo per pezzo cedendo alla
corruzione e alle promesse di salvezza personale.

Soltanto quando la viltà e la perfidia della politica estera
americana sarà divenuta un dato ovvio per la coscienza comune,
soltanto allora gli USA cominceranno a correre dei veri rischi.

Comidad - Napoli - Aprile 2003

bollettino di collegamento nazionale
comidad 109 - luglio 2003




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