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{Info on A-Infos}
(it) Davos 2003 - la protesta
From
worker-a-infos-it@ainfos.ca (Flow System)
Date
Wed, 29 Jan 2003 17:16:09 -0500 (EST)
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A - I N F O S N E W S S E R V I C E
http://www.ainfos.ca/
http://ainfos.ca/index24.html
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From: Tactical Media Crew <tactical@tmcrew.org>
Davos 2003 - la protesta (Tactical Media Crew)
sulla pagina web si possono vedere anche numerose foto
http://www.tmcrew.org/no2wto/davos2003
Anche quest'anno inevitabili e forti contestazioni
antiglobalizzazione hanno accompagnato lo svolgersi del World
Economic Forum. Da dieci anni a questa parte il vertice alpino dei
ricchi si svolge assediato dalle critiche di vasta parte dei
movimenti sociali, popolari, religiosi e radicali di tutto il
mondo.
A differenza del gennaio del 2001, quando la Svizzera chiuse le
frontiere e respinse migliaia di persone vietando il corteo a
Davos, quest'anno il corteo nella rinomata cittadina delle Alpi e'
stato autorizzato e le frontiere non sono state serrate.
Questa autorizzazione pero' se di facciata e' servita a rivestire
di democrazia il vertice ("Visto? Vi facciamo anche fare il
corteo!"), dall'altro canto e paradossalmente si e' dimostrata una
trappola e un sopruso al diritto stesso di manifestare. Infatti le
autorita' elvetiche hanno garantito l'accesso a Davos solo
attraverso dei filtri e dei controlli tirati su con 14 milioni di
franchi e 1400 poliziotti (fatti venire appositamente anche dalla
vicina Germania). Praticamente hanno allestito dei varchi
militarizzati a Landquart (cioe' all'imbocco della valle di
Davos), a Fideris (una stazioncina del treno a meta' percorso) e
nella stessa Davos.
L'autorita' cantonale, prima del 25 gennaio, aveva ribadito che
avrebbero avuto accesso a Davos solo i manifestanti che si fossero
sottoposti alle perquisizioni, passaggio di metaldetector,
monitorate con telecamere, in questi check-point.
Delle vere e proprie gabbie-tendoni messe lungo la strada dove
tutti noi supposti militanti di Al Qaeda saremmo dovuti passare.
Le perquisizioni sarebbero dovute servire a sequestrare materiale
contundente e di difesa (quali fazzoletti, maschere antigas,
etc...) e ad allontanare 100 nomi "indesiderati" forniti dalle
polizie europee.
La risposta dell'Alleanza di Olten, cioe' del vasto coordinamento
antiwef che ha trattato con l'autorita' l'autorizzazione a
manifestare, e' stata chiara e compatta fin da subito: rifiuto
totale di qualsiasi abuso sulla privacy e sulla dignita' dei
manifestanti, quindi rifiuto netto delle perquisizioni a tappeto e
dei filtri della polizia. La scelta e' stata presa anche per
impedire di creare un precedente che le autorita' avrebbero potuto
riutilizzare in altre occasioni, altri vertici.
Sabato 25 gennaio, giorno della convocazione internazionale, i
primi manifestanti giungono a Fideris e a Davos per trattare il
passaggio delle centinaia di persone previste e quindi convincere
l'autorita' a evitare il sopruso dei blocchi. Il primo treno che
sale da Landquart a Fideris e' composto da 200 attivisti di ogni
gruppo firmatario dell'Alleanza di Olten. Il gruppo viene
bloccato, rifiuta formalmente e ufficialmente le perquisizioni,
ribadendo il libero diritto a manifestare e a circolare di tutti i
cittadini, e inizia la trattativa.
Il gruppo poi si infoltisce con l'arrivo dei pullman dei sindacati,
di Attac, di alcuni gruppi dei cantoni francofoni e del Ticino. I
manifestanti bloccano la strada finche' la polizia non autorizza
il transito fino a Davos senza effettuare perquisizioni, fermi e
controlli. Arrivano quindi a Davos circa duemila persone, ma
l'autorita' cantonale ritira subito la parola data bloccando
alcune migliaia di attivisti, venuti in treno da Basilea, Berna,
Ginevra e Zurigo direttamente a Landquart. Con questa mossa la
polizia ha smembrato i dimostranti, distanziandoli fra loro a valle
e a monte.
Il grosso dei manifestanti quindi si trova giu' e prova a trattare
il passaggio. Nelle lunghe ore di attesa, al freddo, la
popolazione curiosa di Landquart si dimostra solidale e girano te'
e zuppe calde. Alle 13 l'accordo sembra raggiunto, la polizia si
impegna a controllare i treni accompagnata da giuristi svizzeri,
senza effettuare perquisizioni corporali e a tappetto. L'Alleanza
di Olten quindi indice una dibattuta assemblea, dove infine si
accetta il compromesso e si sale sul treno.
Ma ancora una volta si ripete il voltafaccia dell'autorita': la
celere blocca il convoglio a Fideris e impone il passaggio al
check point. Decine di agenti con parastinchi, paragomiti, scudi
manganelli, bombole idranti al pepper spray serrano la via al
treno.
A valle un ultimo convoglio viene circondato e quando i
manifestanti rimasti decidono di protestare bloccando l'asse
autostradale li' vicino, la polizia svizzera supportata dagli
idranti della polizia tedesca, tenta di sgombrare la strada
effettuando due cariche con idranti, lacrimogeni e pallottole di
gomma. Il corteo reagisce e partono scontri che durano per un paio
di ore.
A Davos intanto parte comunque il corteo e si fa una prima tappa
alla stazione dei treni per manifestare contro il blocco degli
attivisti. Dopodiche' marciando di spalle, un gesto simbolico che
vuole esprimere l'idea di un mondo al contrario e una critica ai
patti non mantenuti, i manifestanti si incamminamo verso il
PalaSport, dove sono riuniti i ricchi bastardi e i potenti della
terra.
Il corteo, carnevalesco e musicale, strada facendo si gonfia anche
di snowboarders e sciatori del posto, alcune vetrine dei negozi
espongono i cartelli: "USA: no war, please"; da un balcone
addirittura un grosso striscione dice no alla guerra.
Nei pressi degli alberghi dei potenti e nei pressi del Palasport
centinaia di metri di grate e rete dividono i due tipi di mondo,
quello guerrafondaio e capitalista, e l'altro possibile. Alcune
transenne cadono giu', qualche sasso e qualche pallata di neve
raggiungono i servi in difesa dei ricchi e i giornalisti che
stavano li a fare i servizi sul WEF con un po di immagini di
"colore" alle spalle (alla prima pallata so' scappati tutti), ma la
polizia affianca subito al corteo un camion-idrante e mostra i
muscoli facendo uscire la celere dai box riscaldati e aprendo le
pompe (per fortuna senza innaffiare nessuno!).
La manifestazione continua poi a snodarsi fino al Municipio di
Davos, dove l'Alleanza di Olten ha bruciato simbolicamente il
foglio
dell'autorizzazione a manifestare. Un altro gruppo di manifestanti,
alla coda, ha voluto sottolineare invece il mancato rispetto dei
patti dell'autorita' abbattendo le vetrate di ingresso della
stessa palazzina. Dopodiche il corteo e' riepigato verso la
stazione di partenza per sciogliersi e tornare a valle.
Intanto a Berna, dove erano presenti tra le mille e le duemila
persone rientrate da Landquart, prende vita un corteo spontaneo,
come evidente reazione alla repressione del pomeriggio. E' lo
stesso treno che anche a Zurigo e' stato accolto con centinaia di
poliziotti. Parte la demo e la polizia carica fin da subito,
vengono assaltate alcune banche e un albergo di lusso e infine il
corteo si barrica alla Reithalle (centro sociale bernese). Gli
scontri proseguono fino all'una di notte, quando le forze
dell'ordine finalmente tolgono l'assedio allo spazio occupato.
Nella nottata e durante gli incidenti vengono fermati e arrestati
20 compagni/e.
Autorizzazione o non autorizzazione, il WEF coninua a dimostrare la
sua arroganza e la sua indisponibilita' alle critiche, alle
proteste e ai crescenti movimenti che lo mettono radicalmente in
discussione.
La gestione della piazza e' stata emblematica della stessa gestione
che fanno i ricchi del mondo: prima divide et impera e poi mostra
la carota e subito dopo dai la bastonata!
Il problema e' che la nostra resistenza non e' un gioco, siamo la
parte piu' grande del mondo e siamo piu' testardi dei muli: WIPE
OUT WEF!
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Comunicato stampa dell'Alleanza di Olten
concernente la manifestazione anti WEF del 25 gennaio 2003
Davos, 25.01.03 (testo originale in tedesco, tradotto dalla
versione francese dal Coordinamento antiWTO Ticino)
Circa 6000 persone volevano manifestare giovedi 25 gennaio contro
il WEF e contro la guerra che incombe sull’Iraq. Consideriamo ciò
un grande successo. Purtroppo, malgrado ciò, solo la metà circa
dei manifestanti ha potuto raggiungere Davos.
L’Alleanza di Olten aveva chiaramente comunicato che il dispositivo
di controllo di Fideris era inaccettabile.
I filtraggi e i respingimenti di manifestanti era fuori questione e
contraddicevano il concetto di sicurezza basato sulla prevenzione
e l’abbassamento della tensione annunciato dalle autorità. Sapendo
che numeros* sarebbero stat* i/le manifestanti che si sarebbero
rifiutati di passare per queste gabbie, un treno con una
delegazione di 250 persone, determinate a non accettare i
controlli, è partito verso le 10 da Landquart. Questa delegazione
non è scesa dal treno esigendo il libero passaggio per tutti e
tutte. Simultaneamente, arrivati con alcuni bus, il SEI e i
Giovani Socialisti hanno fatto anche loro pressione, bloccando la
strada, perché i controlli venissero annullati.
Questo rifiuto ha portato ad una negoziazione tra i manifestanti,
rappresentati da Rita Schiavi e Roman Burger del sindacato SEI, e
il capo della polizia criminale grigionese Gianfranco Albertini.
Hans Peter Michel, delegato delle autorità davosiane, era pure
presente in qualità di mediatore. Dopo un’oretta di trattative, si
è arrivati ad una soluzione, la quale doveva assicurare non solo
al primo treno, bensì a tutt* coloro che volevano manifestare a
davos, il libero passaggio.
L’accordo si basava sulla nostra disponibilità a far controllare le
borse per loro sospette a 3 poliziotti, sotto il controllo di una
rappresentaza dei Giuristi Democratici. Grande è stata la gioia di
chi era a Fideris, così come a Landquart. Dopo il passaggio del
primo treno, i manifestanti a Landquart si sono messi dunque in
viaggio convinti di poter partecipare ad una grande manifestazione
anti WEF a Davos.
All’arrivo del secondo treno a Fideris la polizia, contrariamente
all’accordo preso mezz’ora prima, esige che le persone passino per
le gabbie del check point. Circa 20 persone hanno accettato i
degradanti controlli, mentre le altre 700 sono restate sul treno.
Sono riprese le negoziazioni. La polizia ha rifiutato di tener
fede alla propria parola e si è opposta a lasciar proseguire il
treno.
La meta dell’Alleanza di Olten è sempre stata quella di portare a
Davos tutte le persone che intenono manifestare per l’abolizione
del World Economic Forum, comprese quelle che si trovano nella
scandalosa « lista nera ». L’enorme maggioranza de* manifestanti
sosteneva questa
rivendicazione. Il fatto che solo una ventina di persone del
secondo treno abbiano accettato di passare per il check point, lo
conferma.
Durante questi fatti migliaia di persone si trovavano già nel
parcheggio di Davos-Parsen intorno al centro di convergenza
dell’Alleanza di Davos. Alla stazione di Davos-Platz, luogo di
partenza della manifestazione, si trovavano appena una quarantina
di persone, mobilitate per la maggior parte dal Partito Socialista
che ha sostenuto il check point e i respingimenti. Il Partito
Socialista non ha mai fatto parte del movimento di contestazione
alla globalizzazione e ha a più riprese propagandato e imposto
concetti economici neoliberisti; non ci sorprende che così poche
persone abbiano seguito il suo appello.
Non avendo la polizia tenuto fede alla sua parola, la situazione ha
cominciato a farsi tesa a Landquart. Un gruppo di manifestanti ha
cercato, per protesta, di recarsi all’autostrada ed è stato
respinto dagli idranti della polizia tedesca. Gas lacrimogeni e
pallottole di gomma sono stati utilizzati in maniera spropositata.
L’utilizzazione degli idranti anche contro il treno ha messo la
Ferrovia Retica nelle condizioni di non permettere la partenza dei
treni navetta verso Davos. Intanto i passeggeri del secondo treno,
di ritorno da Fideris, hanno dovuto scendere, nel fango e nella
neve fino alle ginocchia, 800 metri prima della stazione di
Landquart, il cui accesso gli era stato vietato. La polizia li ha
poi incomprensibilmente caricati violentemente. Neanche un
rappresentante del comune di Landquart ha potuto riportare alla
ragione i poliziotti, che parlavano francese.
A Davos, i manifestanti sbalorditi dal comportamento
inqualificabile della polizia erano circa 3000. La libertà di
espressione in queste condizioni non era garantita, i sindacati e
qualche altro gruppo hanno allora deciso di lasciare Davos. Queste
persone hanno raggiunto insieme la stazione di Davos-Dorf e da li
hanno preso un treno in direzione di Landquart. Verso le 16.30,
camminando all’indietro per simbolizzare come questo mondo stia
andando a marcia indietro, circa 2000 persone si sono dirette verso
il municipio di Davos per rendere l’autorizzazione a manifestare.
Verso le 18 la maggior parte dei manifestanti è tornata a fondo
valle.
Dopo aver pazientato tra 5 e 7 ore a Landquart, 1500 persone circa
hanno deciso di andare a manifestare nella piazza Federale a
Berna. Volevano protestare contro i responsabili politici delle
misure di polizia prese a Landquart, Fideris e Davos e contro i
respingimenti alle frontiere. Ma come il corteo si stava
cominciando a formare davanti alla stazione di Berna, sono stati
aggrediti dalla polizia con idranti e gas lacrimogeni. La prova
che questo attacco era stato pianificato : i servizi pubblici erano
già stati soppressi in precedenza, così come la rete elettrica.
Inoltre la popolazione è stata esortata a lasciare il centro della
città prima ancora che il treno fosse arrivato.
Malgrado l’andamento di questa giornata di manifestazioni, il
movimento critico contro la globalizzazione in Svizzera, è oggi
più forte dopo le mobilitazioni contro il WEF. Nonostante i/le
manifestanti siano stati divisi geograficamente, non si sono
lasciat* dividere politicamente, restando solidali gli uni con gli
altri durante tutta la giornata.
Malgrado il tentativo massiccio di divisione da parte delle
autorità, dei media e del Partito Socialista Svizzero, malgrado
gli attacchi brutali della polizia, l’Alleanza di Olten ha tenuto.
La buona collaborazione con i sindacati è una nota particolarmente
positiva di questa giornata. L’Alleanza di Olten intende
intensificarla.
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