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(it) bce e disoccupazione
From
worker-a-infos-it@ainfos.ca (Flow System)
Date
Wed, 29 Jan 2003 11:08:35 -0500 (EST)
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A - I N F O S N E W S S E R V I C E
http://www.ainfos.ca/
http://ainfos.ca/index24.html
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Mittente: "tiziano antonelli" <t.antonelli@tin.it>
L'ultimo bollettino della Banca Centrale Europea (BCE) si occupa,
tra l'altro, della relazione tra disoccupazione e posti di lavoro
vacanti. Questa relazione è nota come "curva di Beveridge": essa
costituisce uno strumento informativodal quale è possibile trarre
indicazioni sulle cause delle variazioni del tasso di
disoccupazione, attribuendolo all'andamento del ciclo o/e a fattori
permanenti o strutturali.
La teoria economica ci dice che il processo economico in
continuazione crea e distrugge posti di lavoro, dal quale si genera
un flusso continuo di lavoratori da una situazione di
disoccupazione ad una di occupazione e viceversa; queto processo si
muove con un cero ritardo, originando così la coestistenza di posti
vacanti e lavoratori in cerca di occupazione. Ci si potrebbe
attendere che posti vacanti e numero di disoccupati siano
inversamente proporzionali: maggiore è il numero dei posti vacanti,
maggiore è la probabilità di trovare lavoro per un disoccupato.
Lo studio della BCE fa riferimento ai due principali fattori che
influenzano il rapporto fra disoccupazione e posti vacanti: il
fattore relativo all'attività aggregata e quello strutturale.
Il fattore relativo all'attività aggregata produce una variazione
in senso opposto del numero dei posti vacanti e dei disoccupati.
Tipico è il caso della recessione che provoca la diminuzione del
numero dei posti vacanti e un aumento nel numero dei disoccupati.
I fattori strutturali inducono variazioni nella stessa direzione
del numero dei lavoratori disoccupati e nel numero dei posti
vacanti.
Esempi significativi sono le crisi riallocative e variazioni
nell'efficienza del mercato del lavoro: una crisi riallocativa è ad
esempio uno spostamento della richiesta di lavoro dall'industria ai
servizi, mentre la diminuzione di efficienza del mercato del lavoro
è riconducibile a fattori istituzionali.
Lo studio della BCE si conclude rilevando come, negli anni '80 e
'90 dello scorso secolo fossero dominanti le cause strutturali, e
come negli ultimi anni siano emerse cause cicliche; rilancia quindi
la politica di riforme del mercato del lavoro come strumento per
migliorare l'incontro tra impieghi e lavoratori.
La prima riflessione su questo tipo di lavoro è che, dietro
l'apparente scientificità dell'approccio empirico e della
modellizzazione matematica che per semplicità è stata omessa, lo
studio della BCE nasconde le cause effetive dell'aumento della
disoccupazione.
Innanzi tutto l'aumento dell'efficienza del mercato del lavoro non
è sufficiente ad assorbire l'esercito industriale di riserva
dell'area euro, quindi le riforme da questo punto di vista non
intaccano le cause della disoccupazione; inoltre lo studio dlla
curva di Beveridge non ci dice niente dell'aumento, in termini
assoluti e percentuali, del numero dei disoccupati sul totale della
forza lavoro, quindi non ci dice niente sulle cause di questo
aumento.
Proviamo a fare alcune ipotesi: lo spostamento di forza lavoro
dall'industria ai servizi è stato il prodotto del rallentamento
dell'espansione della produzione industriale che si è verificato in
quegli anni: il modo di produzione capitalistico non era già più in
grado di assicurare il "posto fisso" ed aveva bisogno di una
maggiore libertà nella distruzione di posti di lavoro di quella
permessa dal monopolio governativo del mercato del lavoro.
Per quanto riguarda la situazione attuale, la contraddizione fra
aumento della produttività del lavoro e diminuzione della
produzione industriale viene risolto dai capitalisti con la
diminuzione della forza lavoro occupata.
Le riforme prospettate dalla BCE e dai vari governi europei
avrebbero come risultato un maggior avvicendamento di periodi di
occupazione e disoccupazione nella vita del lavoratore, ma non
avrebbero alcuna influenza sull'aumento della durata dei periodi di
disoccupazione: le statistiche ne avrebbero indubbiamente un
beneficio, ma non la vita di lavoratori! Il monopolio governativo
del emrcato del lavoro ha avuto la funzione di assicurare
forza-lavoro a buon mercato ai capitalisti; ora che essa è in
eccesso rispetto alle esigenze dell'industria, il controllo
governativo non è più necesario. Solo l'autorganizzazione e l'azione
diretta di lavoratori e disoccupati può migliorare la situazione
degli sfruttati.
Tiziano Antonelli
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