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(it) Umanità Nova n. 4 - Ombre vaticane

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Date Sat, 8 Feb 2003 17:45:53 -0500 (EST)


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Da "Umanità Nova" n. 4 del 2 febbraio 2003

Ombre vaticane
Costituzione europea: grandi manovre clericali


Rendo volentieri omaggio alle parole dell'editorialista della Stampa
Gian Enrico Rusconi, quando afferma che "è tempo che i laici escano
dall'imbarazzo davanti all'offensiva vaticana e neo-democristiana
per la menzione di Dio e delle radici cristiane nella Costituzione
europea". E rendo omaggio non certo perché mi interessi più di tanto
l'esito di quel documento sovrastatale, o perché ci sia bisogno di
un appello per fare uscire gli anarchici da un imbarazzo che,
naturalmente, mai hanno provato, ma per il fatto che non mi dispiace
che anche un laico "perbene" cominci a preoccuparsi, e a stufarsi,
dell'invadenza integralista e totalitaria della Chiesa.
Come si sa, da tempo i vertici clericali cercano di influenzare gli
estensori della futura carta costituzionale europea, di quel
documento, cioè, che dovrebbe riportare, nei suoi articoli, le norme
e i valori condivisi dai popoli dell'Unione europea. Intendendolo
marcare col segno della croce, hanno infatti richiesto, in prima
battuta, che in esso si assegnassero ai valori cristiani, e solo a
quelli, le fondamenta della civiltà europea, omettendo, con lo
spirito di tolleranza e liberalità che notoriamente li
contraddistingue, qualsiasi riferimento ad altri valori e princìpi.
Respinta, in un primo momento, questa loro assolutistica pretesa, si
sono ripresentati poco dopo, per bocca di una ventina di presbiteri
del Partito Popolare Europeo, con la proposta di inserire nella
Costituzione un testo, se possibile, ancora più integralista del
precedente. Contorto e ambiguo, come contorto e ambiguo è il
linguaggio della Chiesa quando si appresta a chiedere senza nulla
dare, il secondo articolo della Costituzione dovrebbe, dunque,
affermare: "I valori dell'Unione includono i valori di coloro che
credono in Dio quale fonte di verità, giustizia, bene e bellezza,
come pure di coloro che non condividono questa fede ma rispettano
questi valori universali sulla base di altre ispirazioni".
E ci credo, allora, che anche al buon Rusconi sia saltata la mosca
al naso.
La supremazia della Chiesa, da imporre anche alla società laica e
non solo alla comunità dei fedeli (l'ecclesia, appunto), è un
assioma al quale il prete non può rinunciare, pena lo snaturamento
del suo ruolo di guida morale e spirituale. È l'autoritarismo allo
stato puro, è il concetto stesso di autorità, è l'esigenza primaria
di una istituzione che in quella supremazia trova la sua vera ragion
d'essere. E se questa supremazia non è in condizioni di affermarsi
con la forza, come storicamente tante volte è avvenuto, deve allora
passare attraverso le ambiguità e i sotterfugi di cui la curia è
riconosciuta maestra.
È evidente che il testo proposto dalle zelanti mosche cocchiere del
Ppe non è che il grimaldello per forzare a priori ogni eventuale
velleità laicista dei "padri costituzionali". Tralasciando un attimo
(ma sarà il caso di tornarci) l'evidente proposito di contrastare
ogni formale riconoscimento di altre religioni, in primis quella
musulmana, l'intento è chiaro, dapprima si pongono al centro della
Costituzione i valori cristiani, successivamente si stabilisce una
graduatoria di merito fra chi si riconosce in essi e chi si limita
solo a rispettarli, e infine il colpo di grazia: chi proprio con la
fede non vuole avere nulla a che fare, viene mandato ai bordi del
campo a fare della panchina. In attesa dell'immancabile espulsione.
Con buona e tombale pace di quanto, in Europa, si è mosso per
contrastare, nei secoli, il potere di coercizione fisica e di
soggezione morale che il Vaticano ha esercitato, esercita e intende
esercitare.
Ciò che oggi esiste a livello di libertà, di rispetto, di
tolleranza, si è affermato contro e nonostante la chiesa. Il
riconoscimento dei diritti e la consapevole, laica accettazione dei
propri doveri sociali, non sono le elargizioni di un clero
caritatevole, ma le conquiste strappate al tenebroso oscurantismo
che i professionisti dell'impostura stesero sulle società europee. E
l'odierna etica del laico, pur con tutte le sue mancanze, non è la
scimmiottatura di una dottrina che vuol fare credere di rinnovarsi
nelle pratiche dell'assistenzialismo, ma il consapevole esercizio di
princìpi ispirati alla libertà di coscienza. E se questa etica laica
dovesse cedere il passo alla riaffermazione della supremazia
cristiana, ci ritroveremmo, ancora una volta, a lottare per
salvaguardare quel minimo di libertà civili che contrastano con
l'illiberale magistero della Chiesa. Educazione, salute, famiglia,
sessualità, libertà di pensiero, tutto di nuovo in mano al prete?
Massimo Ortalli


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