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(it) Umanità Nova n.4 - La Spezia 25 gennaio: Disarmare ilmilitarismo

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Date Mon, 3 Feb 2003 07:37:38 -0500 (EST)


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Da "Umanità Nova" n. 4 del 2 febbraio 2003

La Spezia 25 gennaio
Disarmare il militarismo


Il Golfo di La Spezia, osservato dall'alto delle colline che lo
circondano, è una sorta di grossa turchese incastonata tra i monti.
Di lontano mostra ancora tutta la bellezza che incantò i poeti che
lo scelsero come dimora. Più da vicino la realtà è purtroppo ben
diversa. Le fortificazioni del porto militare, le ciminiere delle
fabbriche d'armi sono solo il segno più visibile di una presenza
militare che ha duramente marcato il territorio spezzino,
inquinandone e distruggendone la bellezza.
La scelta di La Spezia come luogo della manifestazione
antimilitarista svoltasi sabato 25 gennaio è stata quindi non
casuale.
In questi giorni i bombardieri scaldano i motori per la guerra di
Bush II e decine di unità della marina militare degli Stati Uniti,
della Gran Bretagna e della stessa Italia sono partite per il Golfo
Persico mentre decine di migliaia di uomini in armi si apprestano
all'invasione dell'Iraq. In Italia e nel mondo si moltiplicano le
manifestazioni contro la guerra: negli stessi Stati Uniti ed in Gran
Bretagna le iniziative indette in occasione dell'anniversario della
prima guerra del Golfo sono state occasione di cortei imponenti.
Segno inequivocabile che, diversamente dalla guerra afgana e da
quella per il Kosovo, l'opposizione alla follia bellica sta
crescendo. In questo quadro la manifestazione di La Spezia si è
inserita come momento forte di opposizione alla guerra. Ma non solo.
A la Spezia si è manifestato anche e soprattutto contro il
militarismo, che attraversa lo spazio fisico e sociale nel quale
siamo forzati a vivere.
In questi anni abbiamo assistito ad una crescita della spesa
militare a danno di quella sociale, ad una ripresa della più becera
retorica bellicista, ad un'ossessiva campagna di reclutamento nelle
strutture militari, favorita da una legislazione che apre canali di
ingresso privilegiato agli ex militari nella pubblica
amministrazione. Opporsi al militarismo è quindi essenziale per
fermare l'escalation bellica ma anche per dar forza alla lotta
contro l'autoritarismo statuale.
Il progressivo ridefinirsi dei paradigmi bellici dopo la fine della
guerra fredda mostra in modo inequivocabile come gli ambiti di
mediazione politica tipici dell'epoca conclusasi con il crollo del
muro di Berlino si stiano progressivamente sgretolando.
La posta in gioco è molto alta perché sul tappeto vi è la
cancellazione definitiva del pur residuale ruolo dell'ONU, quale
ambito di definizione di regole, che per quanto sempre asimmetriche,
lasciavano aperto uno spazio nel quale, pur sancita la superiorità
del più forte (il Consiglio di Sicurezza ed i suoi cinque membri
dotati di facoltà di veto), si desse una parvenza di "legittimità"
alle varie operazioni belliche. Nel lontano 1991, quando il Bush I,
diede inizio alla guerra contro l'Iraq, la coalizione a guida
statunitense partì con la benedizione dell'ONU. Da allora di acqua
sotto i ponti ne è passata parecchia ed il ruolo dell'ONU, in un
mondo sempre più unipolare, è divenuto esile, sostanzialmente
ininfluente.
La "guerra preventiva" enunciata da Bush di fatto prefigura un
ordine in cui il gendarme americano si assume il ruolo di
poliziotto, giudice e boia. Con o senza il beneplacito delle Nazioni
Unite.
In questa complessa partita è certamente positivo che nelle piazze
d'Italia e del mondo si sia espresso un movimento che alla guerra si
oppone indipendentemente dall'ombrello di "legittimità" che potrebbe
offrirle l'ONU. Ma sarebbe ancora più importante che
quest'opposizione sapesse intervenire contro il militarismo in tutte
le sue forme, partendo dalla lotta contro la presenza militare sul
nostro territorio, contro la produzione ed il commercio d'armi,
contro la propaganda di stampo militarista tra i giovani.
A La Spezia il 25 gennaio si è fatto un importante passo in questa
direzione.
Diverse migliaia di compagni e compagne hanno attraversato la città
manifestando contro tutti gli eserciti e contro tutte le guerre.
L'appello dell'"Assemblea Antimilitarista ed Antiautoritaria" è
stato raccolto in modo significativo, nonostante, anche in
quest'occasione, il silenzio dei media, specie di quelli cosiddetti
di "sinistra" sia stato fragoroso. L'"Assemblea" negli ultimi mesi è
divenuta punto di raccordo di molte e diverse realtà (collettivi,
individui, gruppi, comitati ecc.) che da anni lottano sul fronte
antimilitarista, che hanno avviato un confronto per continuare o
cominciare a disertare sia i luoghi sia i meccanismi dell'assassinio
statuale e capitalista.
Un corteo rumoroso e determinato ha attraversato la città, passando
per alcuni dei luoghi che meglio identificano l'asfissiante
colonizzazione militare di La Spezia: l'ammiragliato, l'arsenale
militare, alcune caserme.
Decine gli striscioni di segno antimilitarista e libertario,
migliaia le bandiere rosse e nere dei compagni convenuti nella città
ligure da tutt'Italia. Un corteo comunicativo che ha spiegato le
ragioni del proprio manifestare agli abitanti di una città che si
mostrata aperta e disponibile all'ascolto nonostante l'allarmismo di
alcuni media locali nei giorni precedenti.
Dopo la partenza da piazza Brin il lungo serpentone di è snodato
lentamente per le strade, fermandosi ripetutamente per interventi
informativi. Lungo tutto il percorso ha suonato e cantato il gruppo
dei compagni di Modena, mentre un gruppo punk procedeva al ritmo
cadenzato di tamburi di latta ed un compagno con la fisarmonica
attraversava il corteo.
C'era gente di tutte le età: compagni anziani e giovanissimi,
parecchi i bambini in spalla ai genitori o nei passeggini.
La manifestazione si è conclusa nel centro cittadino con una serie
di interventi dei compagni del Circolo Libertario Binazzi di La
Spezia, di un compagno dell'"Assemblea Antimilitarista ed
Antiautoritaria, di un compagno della FAI di Jesi e di numerosi
altri che si sono affollati al microfono aperto. Nel frattempo,
mentre una serata tiepida annunciava il momento della partenza delle
numerose corriere giunte da ogni dove, i compagni di "Cibo non
bombe" distribuivano cibi e bevande.
Come scrivevamo sul manifesto di indizione della manifestazione
abbiamo voluto essere "sabbia e non olio nel motore del
militarismo".
Nella notte le luci del Golfo brillavano vivide mentre l'ombra
copriva il grigiore delle fortificazioni e delle caserme. Un buon
auspicio perché quello che è divenuto il golfo dei militari torni ad
essere il golfo dei poeti.
Eufelia


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