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(it) Umanità Nova n.16: Mattanza cecena/Cecenia: crimini di guerra
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Date
Tue, 29 Apr 2003 11:12:28 +0200 (CEST)
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Da "Umanità Nova" n. 16 del 4 maggio 2003
Mattanza cecena
Silenzio di tomba
Della mattanza cecena la grande stampa borghese ha riferito con
una certa ampiezza dopo i tragici fatti del 23 ottobre 2002
quando un commando ceceno che aveva sequestrato gli spettatori
in un teatro moscovita era stato annientato dalle truppe
speciali russe. Come si ricorderà l'intervento costò la vita a
tutti i 41guerriglieri ceceni e a 128 ostaggi, in gran parte
morti asfissiati dai gas.
Poi finita l'emozione del momento alla Cecenia è stata riservata
la stessa sorte di tutti gli avvenimenti che non fanno notizia
perché non fa comodo a nessuno parlarne: silenzio quasi
assoluto!
Eppure in Cecenia, un paese praticamente distrutto da oltre
quattro anni di conflitto (oltre alla prima guerra russo-cecena
del 1994-1996), la guerra continua con inusitata violenza. I
gruppi ribelli proseguono nei loro attacchi alle truppe russe e
ai collaborazionisti locali, l'esercito russo (centomila uomini
nella regione) non si limita ai continui e devastanti
bombardamenti aerei e di artiglieria pesante contro le
roccaforti montane dei guerriglieri ma compie sistematiche
atrocità sui civili e riduce i movimenti della popolazione con
oppressive "misure di sicurezza" che strangolano ogni
possibilità di ripresa economica e sociale.
Per Putin e i suoi la guerra cecena rappresenta la
partecipazione russa alla lotta al terrorismo internazionale e
dopo i fatti dell'11 settembre non solo nessun governo
occidentale contesta la versione di Mosca secondo la quale la
Cecenia è un affare interno (non lo contestava neppure prima) ma
tutti sembrano concordare con il governo russo che il problema
ceceno debba essere inquadrato all'interno della guerra
planetaria al terrorismo. Percepito e presentato all'opinione
pubblica come l'11 settembre russo, la presa degli ostaggi del
22 ottobre ha favorito il radicarsi nell'opinione pubblica russa
della propaganda governativa.
In realtà il governo di Putin segue la politica mondiale di
difesa, costi quel che costi, delle risorse energetiche perché
la sua economia in crisi ha bisogno di petrolio e gas, per la
distribuzione dei quali la Cecenia è uno snodo strategico. È
evidente, allora, che il destino del popolo ceceno, sembra
segnato: Mosca "deve normalizzare" la regione anche se i costi
di questa normalizzazione sono enormi: il 16 aprile il
presidente del Consiglio supremo di Russia, Khasbulatov, ha
dichiarato che sino ad ora la guerra sarebbe costata circa 40
miliardi di dollari, una cifra colossale per una economia in
crisi come quella russa!
Il 23 marzo si è svolto un referendum con il quale la
popolazione cecena è stata chiamata ad esprimersi sulla nuova
costituzione. Secondo i russi il referendum è stato un successo:
79% di partecipanti e 96% di adesioni alla costituzione fra i
votanti. Molti nutrono seri dubbi su queste cifre che potrebbero
essere state addomesticate ad arte dal governo moscovita che
cerca di accreditare la tesi che la situazione è calma in gran
parte del paese (che, è bene ricordarlo, è interdetto ai
giornalisti). Ma si tratta solo di propaganda: è un fatto che le
milizie separatiste hanno intensificato le loro azioni dopo il
23 marzo. Le informazioni provenienti dalla Cecenia parlano di
scontri quotidiani con decine di morti: 36 militari russi sono
periti durante scontri con i ribelli o per attentati con mine
radiocomandate fra il 23 e il 31 marzo; il 3 aprile una bomba è
scoppiata a Grozny, capitale cecena, mentre transitava un bus: 6
morti; il 6 marzo negli scontri muoiono 5 soldati russi, un
poliziotto ceceno e un guerrigliero; il 7 aprile a Grozny, una
mina radiocomandata fa saltare una jeep della polizia segreta: 8
morti. Alla fine di aprile lo scontro si è ulteriormente
inasprito: gli attacchi dei ribelli ed i rastrellamenti delle
forze di sicurezza hanno infatti provocato almeno 18 vittime tra
i soldati russi, poliziotti locali ed indipendentisti. Numerosi
i morti vittime di ripetuti attacchi dei guerriglieri o di
operazioni delle milizie russe. Sul sito internet della
guerriglia, è riportata la notizia, non confermata dai russi ma
suffragata da un filmato dell'uccisione di "almeno 17 tra
militari russi e poliziotti ceceni" in un attentato realizzato
con due mine radiocomandate, esplose a pochi minuti una
dall'altra al passaggio di due veicoli. Infine bisogna
segnalare, ad ulteriore conferma dell'estrema brutalità dello
scontro, che nei primi giorni di aprile sono state scoperte
quattro fosse comuni. Non è chiaro quale sia il numero dei
cadaveri rinvenuti: secondo il governo filorusso si tratta di
individui di sesso maschile "letteralmente smembrati".
Ritrovamenti simili sono frequenti: le autorità russe addossano
le responsabilità alle milizie ribelli mentre le organizzazioni
umanitarie accusano i federali. È noto infatti che i militari
dell'esercito compiono efferati rastrellamenti nei villaggi, che
diventano teatro di abusi e atrocità contro le popolazioni. Per
nascondere le prove i corpi vengono sepolti in aree isolate o,
come è emerso ultimamente, vengono fatti saltare in aria.
A. R.
Le nostre fonti: le ultime notizie sono tratte dal sito
"http://www.warnews.it". Sul referendum del 23 marzo si veda
anche la corrispondenza da Mosca apparsa su "Il foglio" del 19
aprile. Sugli effetti dell'azione del commando ceceno del 22
ottobre si vedano gli articoli pubblicati nell'edizione francese
de "Le monde diplomatique", dicembre 2002. Infine un articolo
che inquadra la questione cecena è apparso su "Guerre e pace",
n. 97, del marzo 2003.
* * * * * * * * * *
La contabilità dell'orrore
Cecenia: crimini di guerra
Il rapporto è agghiacciante: nel solo 2002 in Cecenia le
autorità del governo filorusso hanno contato 1314 morti avvenute
al di fuori di scontri armati, bombardamenti, esplosioni di mine
telecomandate, ecc. Una media di 109 ceceni morti ammazzati ogni
mese durante rastrellamenti o azioni "antiterroriste" condotte
dai militari russi. Si tratta del doppio di quanto era stato
stimato dalla "Memoriale", la maggiore associazione russa di
difesa dei diritti umani. Il documento, che rappresenta un primo
tentativo di bilancio ufficiale dei crimini commessi dai
militari russi contro i civili in Cecenia, porta un altro dato
raccapricciante: nel periodo considerato sono state
ufficialmente ritrovate fosse comuni in 49 località. In modo
estremamente formale il rapporto del governo filorusso elenca le
località con il numero dei cadaveri ritrovati: Grozny, 260
corpi, Khankhala, sede della maggiore base russa nel paese, 43
cadaveri, Al Khan Kala, 35, Proletarskoe, 17, Aldi, sobborgo di
Grozny, 22, Ouros-Martan, 13, Staraia Sounia, 18 e così via. In
tutto 2879 cadaveri. Un'altra parte del rapporto descrive decine
di casi di assassinio, scoperta di corpi con segni di morte
violenta, scoperta di frammenti di corpi (i militari russi hanno
preso l'abitudine di far saltare in aria i corpi dei civili
uccisi, in modo da far scomparire ogni traccia), rapimenti,
torture, pestaggi. Anche qui, in modo molto burocratico, si cita
il crimine, poi il nome della vittima identificata, poi il luogo
e, nell'ultima colonna, il numero dei blindati russi presenti
nei pressi delle abitazioni cecene al momento dei fatti.
Quest'ultimo particolare è inserito per dimostrare la
responsabilità dei militari russi nel crimine. Il documento
riporta infine alcune cifre riguardanti i primi tre mesi del
2003: 70 assassini, 126 rapimenti, 19 persone scomparse, due
stupri e 25 casi di scoperta di frammenti di cadavere.
Human Rights Watch ha a sua volta pubblicato un rapporto in cui,
basandosi anche sulle informazioni diffuse dal governo ceceno,
denuncia le gravissime violazioni dei diritti umani attuate dai
russi. HRW, pur non mancando di segnalare che anche la
guerriglia indipendentista si è resa responsabile di gravissime
violazioni dei diritti umani, rileva che, nonostante le autorità
abbiano addossato la colpa di molte violenze sui civili ai
ribelli, in molti casi le atrocità sono state compiute
direttamente dalle truppe russe.
La pubblicazione del rapporto di HRW ha indotto 22 paesi europei
a presentare un abbozzo di risoluzione di condanna della Russia
alle Nazioni Unite. Sottoposta a voto dell'Assemblea, la domanda
è stata respinta per 21 voti contro 15, con 17 Nazioni
astenutesi.
Il governo russo, per bocca di Abdul-Khakim Sultygov, incaricato
per i diritti umani, respinge le accuse e dichiara falso il
rapporto dell'amministrazione cecena. Anche il Dipartimento di
Stato statunitense si è schierato contro la risoluzione
richiesta da HRW.
Anna Neistat, dirigente della sezione di HRW a Mosca, afferma
che "la situazione dei diritti umani nella repubblica cecena è
deteriorata in modo catastrofico, in quanto la Russia ha capito
che l'assenza di denunce da parte della Comunità Internazionale
significa che questa ha chiuso gli occhi sulla questione". La
mattanza in Cecenia resta un affare interno.
Riassumendo: in Cecenia l'esercito russo commette crimini di
guerra; la Cecenia è disseminata di fosse comuni; negli ultimi
mesi la situazione non è affatto migliorata.
Fonti: "Le Monde", 11 aprile. In Italia l'articolo è stato
ripreso da "La Stampa" del 14 aprile
Human Rights Watch, www.hrw.org
http://www.ecn.org/uenne/
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