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(it) Umanità Nova n.14: Donne a scuola - Verso un'educazione più "virile"?
From
worker-a-infos-it@ainfos.ca (Flow System)
Date
Tue, 15 Apr 2003 19:47:10 +0200 (CEST)
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Da "Umanità Nova" n. 14 del 13 aprile 2003
Donne a scuola
Verso un'educazione più "virile"?
La discussione in aula che ha portato alla vergognosa
approvazione della riforma dei cicli, mostro creato dalla
Moratti con provetta fornita da Berlinguer, è stata costellata
dalla presentazione di numerosi ordini del giorno. Uno in
particolare si distingue per bestialità; eccolo:
"La Camera, premesso che:
negli ultimi decenni si è assistito all'accentuarsi della
presenza femminile nel ruolo di insegnante, determinata anche
dalla perdita di prestigio sociale ed economico che ha investito
questa figura professionale;
tale situazione è stata favorita dalla possibilità di conciliare
l'impegno di lavoro e la famiglia, grazie all'orario di lavoro
meno impegnativo rispetto ad altre professioni;
tale fenomeno provoca delle ripercussioni nei processi educativi
e di maturazione degli adolescenti, soprattutto maschi, a cui
vengono a mancare modelli di riferimento e di imitazione
necessari alla loro crescita, impegna il governo
a studiare forme di incentivi, costituzionalmente compatibili,
al fine di incoraggiare il reclutamento di insegnanti maschi, in
particolare nel ciclo secondario" (emendamento 9/3387/28
presentato da Bianchi Clerici, Lussana; Ercole)
Il significato è chiaro:
La scuola è degradata.
Le donne si dedicano all'insegnamento perché è il loro naturale
ambito, in quanto professione degradata economicamente e
socialmente, e quindi lasciata dagli uomini alle donne, nonché
professione in cui si lavora poco. Le donne evidentemente
possono svolgere solo attività lavorative degradate.
La presenza delle insegnanti contribuisce a danneggiare
ulteriormente la scuola, soprattutto la scuola superiore; la
donna che insegna infatti non può avere una reale
professionalità, prerogativa maschile, ma solo esercitare un
"maternage" forse accettabile per i bambini piccoli, ma
sicuramente dannoso per la formazione del maschio italico, che
ha bisogno di modelli maschili italici a cui ispirarsi
(finirebbero così tutte quelle sciagurate iniziative attorno a
tematiche quali pace, interculturalità, linguaggi espressivi
ecc. che, generalmente promosse dalle "professoresse",
rammolliscono irrimediabilmente l'esemplare della specie).
Unico rimedio: incentivare l'assunzione di maschi soprattutto
nella scuola secondaria.
È evidente quindi la prospettiva suggerita: doppia carriera
nella scuola, con maggiore orario di lavoro e maggiore
retribuzione per i maschi, che risolleveranno le sorti della
scuola e rigenereranno la maschia virilità studentesca; carriera
di second'ordine per le donne, come si conviene alle mogli, a
coloro che portano uno stipendio in più.
L'ordine del giorno, regolarmente presentato e accolto il 18
febbraio scorso, si è, speriamo, perduto nell'onda della
discussione. Nondimeno rappresenta una vergogna, un insulto, una
provocazione.
E sarebbe quanto mai grave che lo vedessimo rispuntar fuori,
magari tra qualche tempo, magari camuffato, magari caldeggiato
da settori politici diversi, inserito, chissà, in un dispositivo
per la flessibilità promosso dalla legge Biagi, o addirittura in
qualche attuazione della politica dei tempi per le donne.
Patrizia Nesti
http://www.ecn.org/uenne/
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