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(it) Alternativa libertaria fdca: Pandemia e Mutualismo
Date
Mon, 28 Dec 2020 09:34:06 +0200
Sono ormai nove mesi che le vite quotidiane di ognuno di noi sono scandite dai
numeri di decessi, di ospedalizzati e di positivi causati dal Covid-19. Mesi
terribili durante i quali sono emerse delle falle inaccettabili nella gestione
dell'emergenza. ---- Stato e regioni si sono continuamente rimpallate colpe e
responsabilità e hanno preferito risolvere la questione dei contagi imponendo una
sorta di lockdown graduale a seconda della gravità delle diverse situazioni
territoriali - le famose zone rosse, arancioni e gialle, dettate anche e
soprattutto dal volere confindustriale di evitare serrate generalizzate. ---- Nei
fatti è stata colpita e penalizzata soltanto la socialità delle persone,
lasciando loro la libertà di contagiarsi nei posti di lavoro e in itinere sui
mezzi pubblici, come i numeri dei decessi stanno a testimoniare quotidianamente.
L'ipotesi di mettere in discussione il modello sanitario vigente, che ha la sua
massima espressione in quello lombardo, basato essenzialmente sui finanziamenti
pubblici alla sanità privata convenzionata e allo smantellamento della medicina
di prossimità, della medicina di base e dei consultori, non è nemmeno stata presa
in considerazione. Medici ed infermieri hanno iniziato a mobilitarsi e a
denunciare carenze di organico importanti, che soprattutto in periodo di pandemia
causano gravi disservizi, sia perché la mole di lavoro aumenta e il personale
rischia direttamente il contagio e la conseguente quarantena, sia perché lo
stesso personale viene dirottato sulle strutture Covid, come il famoso ospedale
lombardo ricavato negli ex padiglioni expo, aumentando ulteriormente la pressione
sui presidi locali.
In questa seconda ondata la sanità pubblica si trova ancora nella situazione di
non riuscire a curare tutti, dirottando sui privati chiunque possa permetterselo
(ricordiamo ad esempio che il San Raffaele ha richiesto parcelle di 90 euro anche
soltanto per un consulto telefonico) e abbandonando a loro stessi tutti i meno
abbienti.Un disastro gestionale, dove tutto il nostro supporto va a quei medici e
quegli operatori sanitari che sono entrati in stato di agitazione e che
denunciano situazioni insostenibili rischiando anche il posto di lavoro.
Questo clima di incertezza della cura si accompagna all'insicurezza economica,
aggravata dal peso del rischio costante di isolamento, di deprivazione di
autonomia e di conseguenza peggiora tutte le condizioni di disagio.
Se sono stati numerosi gli interventi a pioggia per ampi settori di popolazione,
spesso senza criteri di reddito, tante e tanti sono rimasti fuori dall'attenzione
collettiva, pagando spesso i prezzi più alti.Poco o nulla emerge di quanto
succede nelle carceri, nei CPT, nei campi e nelle baraccopoli, ai profughi
bloccati in mezzo al mare o che cercano di atraversare monti e confini. A fianco
delle realtà che da sempre si occupano di povertà, il variegato mondo del terzo
settore, si stanno affiancando nuove forme di autorganizzazione, a diverso
livello di conflittualità, e delle reti di mutuo appoggio, basate soprattutto sul
soccorso alimentare a persone in difficoltà perché hanno perso il lavoro o perché
costrette da sole in quarantena. Queste reti sorte spesso a partire da gruppi già
organizzati sui vari territori, si stanno replicando in tutta la Penisola, dove
grazie a militanti di centri sociali, case del popolo, circoli arci, brigate
volontarie di solidarietà già attive e partiti politici si è riusciti a creare
reti di supporto che andassero ad affiancare le strutture istituzionali
Tutto questo ha permesso di portare un aiuto concreto e fattivo a un grande
quantitativo di nuclei familiari, altrimenti abbandonati a loro stessi.
Un supporto che cerca di interessare anche la questione sanitaria: dove ce n'è
stata la possibilità e la capacità, si sono attivati o potenziati ambulatori
popolari che suppliscono la carenza dei piani di medicina domiciliare USCA, che
ad esempio in Lombardia, la regione più colpita sia nella prima che nella seconda
ondata, ha visto attivate circa 55 unità sulle 200 considerate come numero minimo
per sgravare le attività di pronto soccorso. Un aiuto decisivo in tal senso
proviene dalle tanto vituperate ONG, comeEmergency e MSF, che hanno messo a
disposizione strutture, personale e saperi per affrontare meglio la pandemia.
Se il primo impulso nell'improvviso sviluppo di questo piano solidaristico è
sicuramente stato un modo di ribellarsi all'impotenza sociale, in assenza di
altri sbocchi di carattere conflittuale, e la consapevolezza di doversi mantenere
aperti spazi di agibilità e di movimento di fronte a una situazione di
militarizzazione del territorio e dinon vanno sottovalutate due importanti
ricadute. La prima ha a che fare con una utilissima tendenza alla ricomposizione
di classe, sia nel senso di un riavvicinarsi al piano della materialità dei
bisogni su una base paritaria e autorganizzata, sia nel senso della condivisione
di un piano progettuale e logistico tra realtà magari contigue territorialmente
ma iperframmentate e normalmente non comunicanti. Tavoli di lavoro comune, a
partire dal basso, hanno la potenzialità di ricostruire canali di azione comune,
anche alzando gli obiettivi in una fase che si possa aprire più conflittuale.
Sono già in corso forme di aggregazione in reti a respiro nazionale dentro la
quale vengono scambiate informazioni che possono tornare utili a chiunque, non
strutture verticistiche che ricadano poi sui vari territori, ma supporto
reciproco in modo che ognuno sappia affrontare le emergenze al meglio delle
proprie capacità.
Il secondo aspetto interessante è il tentativo di introdurre meccanismi di
partecipazione e protagonismo che riempiano di contenuti attuali il concetto di
mutualismo, che parte dalla solidarietà ma ad essa non si può fermare per non
ricadere in una pura sussidiarietà funzionale al mantenimento dello status quo.
Ancora una volta diverse esperienze non anarchiche riscoprono proprie pratiche
nate e cresciute all'interno dell'ambito libertario: non è la prima volta che
all'interno del movimento si assumano pratiche anarchiche quali il mutuo appoggio
senza fare professione di anarchismo.
Data la natura variegata ed interclassista delle varie realtà coinvolte nei
progetti mutualisti, nei quali ognuno porta il proprio vissuto, compito dei
militanti e delle militanti comunisti anarchici, presenti nelle strutture di base
e coinvoltii nelle pratiche mutualistiche, è quello di anche quello di denunciare
la natura classista che sta dietro alla gestione statale dell'emergenza, nella
quale i più poveri e i più svantaggiati pagheranno conseguenze ben più salate
rispetto alla ricca borghesia. Perché se è vero che il virus non guarda in faccia
nessuno, è altrettanto vero che le possibilità di una cura e di una vitadegna è
un privilegio di classe che è necessario scardinare.
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