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(it) anarresinfo: Piacenza. Da che parte stare
Date
Sun, 25 Sep 2016 10:44:20 +0300
Sabato 17 settembre, Piacenza, davanti alla stazione della città lombardo-emiliana inizia,
sotto un sole rovente, tramutatosi dopo un'ora in temporale, il concentramento del corteo
indetto dall'USB per portare in città la vertenza dei facchini della GLS. Il mercoledì
notte precedente Abd Elsalam Ahmed Eldanf, cinquatatreenne padre di cinque figli, era
morto investito da un camion del corriere durante un picchetto ai cancelli. ---- I numeri
del concentramento aumentano di minuto in minuto, giungono delegazioni di lavoratori della
logistica da tutto il distretto piacentino e lombardo, delegazioni di sindacati di base,
lavoratori autoconvocati, molti centri sociali emiliani e lombardi. Presente anche una
delegazione dei compagni dei lavoratori autoconvocati di Milano, compresi compagni
dell'USI milanese e della FAM. Ovviamente assenti i sindacati della triplice. Clima teso:
la stazione è blindata, evidentemente si teme un tentativo di bloccare il fondamentale
snodo ferroviario. Ma blindate sono anche le vie intorno, una capillare campagna di
terrorismo, con tanto di delirante comunicazione della Confesercenti sul previsto arrivo
di "mille-millecinquecento black block[sic!]" ha portato molti commercianti ad abbassar
serranda.
Il corteo parte, si ingrossa mano a mano, i numeri sono alti: qualche migliaio di persone.
E non è poco per un corteo indetto neanche quarantotto ore prima, che quindi ha mobilitato
per lo più chi risiede nel raggio di poche centinaia di chilometri. I protagonisti del
corteo sono i lavoratori della logistica: tanti, determinati, incazzati. Non il
frammentato ceto politico del sindacalismo di base di derivazione M-L ma i lavoratori
stessi creano l'unità di ranghi e lotte. Piacenza è una città a cavallo tra la Lombardia,
il Piemonte e l'Emilia Romagna. Snodo ferroviario e autostradale tra Torino, Milano e
Bologna. Nell'ultimo decennio il settore della logistica, già attivo in città, è
cresciuto: grandi colossi internazionali vi hanno portato le loro piattaforme logistiche.
Amazon, Ikea, corrieri di grosse dimensioni come GLS, BRT, TNT. Il settore industriale
locale, meccanica, energia, vetro, cemento, da il suo contributo.
I lavoratori della logistica sono quelli che permettono ad Amazon di consegnare la merce
in meno di ventiquattro ore dall'ordine, il basso costo di spedizione pagato dal cliente è
permesso dallo sfruttamento pesantissimo a cui soggiacciono questi lavoratori. La
logistica è un settore sempre più importante per l'economia odierna, per quanto ci
raccontino la favola di un'economia completamente digitale. La lotta dei lavoratori della
cooperativa che lavora alla piattaforma logistica GLS, cooperativa farlocche come tante in
questo ambito, è una delle tante che negli ultimi anni hanno investito il settore della
logistica nel distretto piacentino. Lotte spesso vittoriose grazie alla capacità di
resistenza, alla volontà di mettersi in mezzo di lavoratori che non si sono fatti
intimidire dalle sprangate e dalle minacce di crumiri e strikebreakers, non si sono fatti
intimidire dalle manganellate di celerini e carabinieri, dalla mancanza di solidarietà,
anche solo a parole, della triplice sindacale, che nella vertenza Bormioli pensò bene di
sfilare a fianco dei padroni per chiedere la fine delle agitazioni, tanto per dimostrare
ancora una volta che cosa sia la concertazione sindacale.
Abd Elsalam è stato il primo morto di queste lotte dei lavoratori della logistica. Ma ci
si era andati vicini altre volte: la pratica di fare avanzare i camion contro i picchetti
non è nuova. La risposta c'è stata, compatta e forte. Se c'è una cosa che le lotte della
logistica insegnano è che rilanciare il conflitto in campo economico è possibile,
difficile, ma possibile.
Certo, le contraddizioni ci sono. I lavoratori della logistica sono per la maggior parte
di origine immigrata, spesso i padroni e padroncini hanno sfruttato divisioni
interetniche, benagalesi contro indiani, indiani contro pakistani, pakistani contro
magrebini. Durante il corteo un gruppetto lanciava la shahada, la dichiarazione di fede
islamica, a mo' di slogan, ad intervallare gli slogan "GLS mafia" e il sempreverde
"pagherete caro, pagherete tutto". Altri sventolavano la bandiera nazionale egiziana.
Contraddizioni che vanno superate e chi è internazionalista può farlo molto meglio di chi
si rifugia nei miti sovranisti e terzomondisti.
Nei mesi scorsi molto si è parlato, ma non abbastanza e spesso ad mentula canis, di Giulio
Regeni, partito dall'Italia per andare a studiare i sindacati indipendenti egiziani e
ucciso dagli sgherri del governo del Cairo. Abd Elsalam era partito dall'Egitto con la
famiglia, lavorava alla GLS di Piacenza, e quella notte era a protestare a fianco dei suoi
compagni pur non essendo coinvolto direttamente dalla vertenza, per solidarietà nei
confronti dei colleghi. Regeni poteva fare il dottorato su qualcosa di meno pericoloso e
Abd Elsalam poteva starsene a casa o andare a lavorare invece di scioperare per una
vertenza che nemmeno lo riguardava di persona. Entrambi hanno fatto una scelta di campo. E
noi con loro.
(Liberamente tratto dall'articolo di Lorcon sull'ultimo numero del settimanale Umanità Nova.)
Qui puoi ascoltare le dirette di questa mattina all'info di Blackout
Oggi in tutta Italia, l'USB ha lanciato una giornata di lotta contro GLS. A Torino
l'appuntamento è dalle 20 alla GLS di strada comunale di Bertolla all'Abbadia di Stura 176
https://anarresinfo.noblogs.org/2016/09/20/piacenza-da-che-parte-stare/
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